Pezzi di
carne erano sparsi sul pavimento e l'odore del sangue nella stanza era nauseante. Laura
guardò quello scempio e si rese conto che era tutto ciò che rimaneva del suo fidanzato.
Laura si sentiva strana ma felice, come la prima volta che aveva baciato Renè e aveva
scoperto di essere una lesbica come lei.
"Che facciamo adesso", Renè fissava i pezzi del fratello sul pavimento.
"Andiamocene"
"Sei pazza! Arriveranno i miei
"
"E allora? Vuoi risparmiargli lo spettacolo? Come pensi di far sparire tutto?"
"Brucerò questa casa, non troveranno nulla di tutto questo!" Renè uscì dalla
stanza, ma la voce imperiosa di Laura la fermò.
"Abbiamo usato i guanti. Prima regola del delitto perfetto: non lasciare tracce. Non
risaleranno mai a noi, ok! E poi ci deve essere un cadavere, perché noi abbiamo già un
assassino, ricordi?"
Renè abbassò lo sguardo:"Volevo solo cancellare ogni ricordo delle violenze che mi
ha fatto subire qui."
"Seconda regola: non attirare l'attenzione altrui."
Laura le si avvicinò e la baciò:
"Nessuno ti farà più del male, tesoro. Terza regola: trovare un capro espiatorio.
Lasceremo in questa stanza il portafogli dell'insegnante di musica di Marco. Accuseranno
lui di tutto questo: ieri, lui e Marco hanno avuto una violenta discussione in aula.
Fidati di me."
Dopo aver gettato il portafogli sul pavimento, Laura prese Renè per mano e insieme
scesero le scale.
Sull'ultimo gradino, Renè si fermò di colpo e sul suo viso comparve un sorriso beffardo
e diabolico.
"Abbiamo dimenticato una regola molto importante, sai?"
Laura ruotò su se stessa e non fece tempo a proferir parola perchè Renè, che ancora
stringeva l'ascia tra le mani, le tagliò la gola con un colpo deciso.
Mentre il suo sangue schizzava sull'abito verde di Renè, Laura udì queste parole
echeggiare nell'aria:
"Quarta regola, tesoro: non lasciare testimoni".