Richard era
seduto alla scrivania e non poteva credere alle sue orecchie.
"Ma cosa stai farneticando!" sbottò.
Il lume della ragione era perso. Nella penombra dell'angusta camera, Richard non poteva
credere alle parole della madre.
"Ti dico solo la verità"
"Questa verità!" rispose Richard tenendosi la fronte con la mano"
Il suo sguardo era perso in quella penombra che sembrava avvolgerlo nel suo claustrofobico
abbraccio. La madre era a pochi metri da lui. Il volto dell'anziana donna era per metà
illuminato dal giallastro lume della scrivania.
Quella donna, sua madre, che Richard aveva tanto amato, ora non era che un nefasto
messaggero ai suoi occhi. Una figura nefasta portatrice di sventure. La voce della donna
arrivava alle orecchie di Richard come una moltitudine di condanne.
Tutto era chiaro adesso, tutto ritornava, tutto era fin troppo palese perché non
quadrasse. Era come un dannato puzzle dove ogni pezzo s'incastonava alla perfezione con
l'altro. Era qualcosa oltre l'umana concezione.
"Mamma, ma com'è possibile. Mi dici cose inaccettabili!"
"Si tratta di cose che solo una volta nella vita riusciamo a provare e
comprendere"
"Ma cosa dovrei comprendere? Tu sei morta da dieci anni, e adesso sei qui nel mio
ufficio a parlarmi! Devo svegliarmi, non può essere vero, non posso crederci!"
farneticò alzandosi e dirigendosi verso la finestra.
"Devi figliolo, devi credermi quando ti dico che dobbiamo andare"
"Ho ancora tante cose da fare. Non posso passare a miglior vita proprio adesso! Lo
capisci... Non posso!" sbraitò Richard voltandosi verso la madre.
Il volto della donna era in penombra e Richard non poté scrutarlo. Qualcuno era seduto
alla scrivania. Qualcuno di veloce e strisciante si era seduto alla sua scrivania
Aveva una camicia bianca e il volto pallido. Gli occhi dell'uomo erano sgranati e fissi
nel vuoto
Era lui!