Spooky

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003

Dormiva di un sonno agitato mentre il cane di pezza la guardava. Era perfido, minaccioso. Sembrava dirle: "Sto venendo. Preparati!"
Si rigirò tra le lenzuola. Spooky era un regalo dal padre. Ma lei non aveva chiesto nulla al caro papà. Spooky: una di quelle "hush puppies" che dovrebbero cullare i bimbi nel sonno. Perché allora Susetta diffidava?
Semplice: perché Spooky la tormentava persino nei sogni.
Le scivolava accanto come l'ombra di un vascello mentre lei riviveva, allo specchio onirico, le immagini di qualche sera prima. Il viso del padre si mostrava allungato, deformato, sgradevole.
- Spogliati -: un sussurro esile, quasi un ronzio di mosca.
Era stato lui a parlare? O quel comando era uscito dal televisore? Susetta non sapeva. Si era spogliata. Per dopo rimanere sul lettino come esanime. Tornava a spogliarsi ogni notte, nel sogno.
Le aveva fatto male, facendola sanguinare. La indisponeva non poter raccontare nulla a mamma. La povera donna faceva i turni di notte...
- Spogliati.

Sollevò le palpebre. Di chi era la voce? Prima, i suoi incubi a occhi aperti erano popolati di draghi, basilischi, sirene e mostri marini, ma bastava un sorriso del padre per ristabilire la normalità. Da qualche sera, però, la cameretta ospitava un parassita ben più pericoloso. Spooky la fissava. Ansimava. Un suono che lei già conosceva.
- Guarda che bel giocattolo! - le aveva detto il padre. - Ma acqua in bocca, eh? Mamma non capirebbe...
Spooky rise: la risata di un uomo adulto. Le si avvicinò piano.
Superando l'attimo di paralizzante orrore, Susetta infilò la mano sotto il cuscino e gli affondò il coltello nel ventre nudo e peloso. Mandò un urlo di gioia quando uno schizzo di siero scarlatto le imbrattò faccia e sottanina. Poi cominciò ad aprirsi la strada verso il cuore.

Franc'O'Brain