Murales

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003

Sssshhhhh...
È sera, e io e Alex abbiamo cercato un muro da pitturare che ci andasse bene. Dopo due ore a girare tra le strade della periferia di Milano, lo troviamo. È un muro di cinta senza disegni. Io e Alex abbiamo deciso di rappresentare un demone, con corna e tutto il resto.
Stasera Alex è molto cupo...
Ha appena avuto un periodo difficile, ha rotto con la sua fidanzata, e non posso certo dirgli che lei lo ha mollato a causa mia...
Lei non fa per lui, è una che deve stare con me, con uno che sappia farla divertire in tutti i sensi, uno come me!
Alex è un debole, anche se sembra pericoloso, ha un animo fragile, lo ferisci come niente. E io ho detto un bel po' di cose sul suo conto alla sua ragazza...
Non mi sento in colpa, dopotutto il fine giustifica i mezzi...
Lei deve essere mia.

Il demone è incredibile, sembra quasi vivo. Stavolta, devo ammetterlo, Alex ha superato se stesso.
Abbiamo svuotato otto bombolette, ma ne è valsa la pena: il murales è il migliore che abbiamo mai fatto. Il demone ha le fauci spalancate, è come una bestia urlante.
Mi volto verso Alex. Ha ancora la maschera antigas addosso e comincia a parlarmi.
"So perché lei mi ha mollato."
Io sgrano gli occhi.
"... sei un bastardo, io la amavo. Non sai perché ti ho fatto venire solo, con me di notte?"
Lo fisso.
"... ho venduto l'anima al Diavolo, e ora Lui viene a prenderti..."
Mi volto verso il murales, e vedo il disegno uscire letteralmente dal muro, i suoi contorni sono di fuoco. Alex mi fissa.
Il demone è ormai uscito, e mi afferra per la testa con la mano artigliata.
L'ultima cosa che vedo è Alex che mi fissa.

Smaniotto Maxence