Piercing

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2003

Monica contemplava allo specchio i piercing appena applicati e ne era soddisfatta. Uno al naso e all'ombelico, ma pensava di poterne avere almeno sei. Però, sapendo della contrarietà dei genitori per quel genere di cose, non voleva affrettare i tempi per evitare malumori e musi duri. Si sentiva bene, meravigliosamente contenta, in uno di quegli stati di benessere che durano un attimo e svaniscono senza ripetersi mai.
Sentiva ancora la mano carezzevole di Mario infilargli il metallo senza una benché minima sensazione di dolore o fastidio, anzi si era rilassata in una dolcezza appagante, come quello che segue all'orgasmo sessuale. Ma gli era rimasto impresso lo sguardo: un abisso profondo che le aveva causato un piccolo brivido, ma solo per un istante.

"Balle", pensò, e si mise a canticchiare una canzoncina quando avvertì un prurito proprio nel buco del piercing.
La madre rientrava dalla parrucchiera ed il padre sarebbe arrivato più tardi. Si ripromise di affrontare subito la questione con loro chè l'attesa le stava diventando insostenibile.
Un ultimo sguardo allo specchio e si trovò alquanto carina e sarebbe piaciuta di più agli amici, e soprattutto ad Alessandro. Una fitta al naso, seguita da un'altra all'ombelico, la fece sussultare. "Gli effetti dell'intervento", si disse, e si avviò alla porta.
Si bloccò smarrita, sbarrò gli occhi e le mancò il respiro. Sentiva avanzare i fili metallici, penetrare dentro la pancia e all'interno del naso. Tornò davanti allo specchio e vide un filo di sangue colare dall'occhio sinistro ed uno all'altezza del seno. Volle gridare senza riuscirvi. Pian piano le estremità dei piercing si diramavano fino a bucare le tempie, le orecchie ed il collo, per congiungersi alle braccia alle gambe in una terribile gabbia metallica.
<<Monica, la cena è pronta!>> Chiamò la madre bussando inutilmente.

Giovannino Serra