Quando si
ridestò nel ventre della notte sempre unora sospesa e desolata X.
ebbe in un primo momento la stravagante sensazione di non essere riemerso alla realtà, ma
di essere riuscito, attraverso un percorso esoterico subito rimosso, a compiere un salto
percettivo sufficiente a mutare completamente lo scenario confuso dei sogni che erano
preceduti. Nellattesa di stabilire quale delle due alternative fosse preferibile, se
una nuova immersione nella fase REM o lo smarrimento del risveglio, se ne rimase immobile,
gli occhi socchiusi a filtrare pigramente la gelida luce della strada.
Standosene così, fermo, a raccogliere le energie residue alla deriva nel suo corpo, X.
venne invaso da una singolare alterazione sensoriale, e gli parve subito di scivolare
nuovamente lungo il gradiente del sonno. Il procedere del tempo fu immediatamente
strappato allusuale riferimento cardinale dei minuti e dei secondi, per essere
sbalzato in una dimensione priva di quantificazioni. Fu una tenebra popolata di suoni
familiari ma distorti al punto da sembrare totalmente alieni: lo scroscio della pioggia
fuso ai sussulti elettrici del frigorifero, il ronzio dello stereo in stand-by digradante
nello sciabordio dei pneumatici sulla tangenziale.
X. si lasciò cullare da quel rumore bianco pervasivo e indelebile, sentendosi strano.
Un turbinio di messaggi subliminali sgorgati da chissà quale entomorfica cavità
gutturale lo costrinse a sbarrare gli occhi. E allora realizzò lorrore che si era
compiuto attorno a lui durante il sonno. Un cancro di metallo aveva rivestito le pareti
del suo nido, secreto dalle sue stesse ghiandole. Operatori insettoidi si muovevano
industriosi tuttintorno a lui, attraverso le gallerie dellalveare.
<<Il metallo è messo a regola darte>> sentenziò una voce invadente e
remota.
E X. avrebbe voluto urlare. Urlare e piangere dalla disperazione. Ma non aveva più una
voce umana, né lacrime da versare.
Avrebbero potuto nuocere alle sue nuove metalliche membra.