Al termine
del lungo e proficuo lavoro, frutto della sua mente divinamente geniale, osservò
compiaciuto le galassie, le stelle, i pianeti, i loro satelliti, le comete, i buchi neri e
si complimentò con sé stesso poi, pur avvertendo forte la sensazione che qualcosa ancora
era da farsi, si appisolò e sprofondò in un sonno profondo.
Si risvegliò in piena forma e perfettamente lucido.
Riesaminò con attenzione quanto aveva da non molto terminato di creare e si rese dun
colpo conto di cosa mancasse.
Scelse quello che gli sembrava il corpo celeste - chissà perché gli venne in mente di
definirlo così - meglio riuscito, allungò una mano e prese una manciata di fango.
Ancora non aveva un´idea precisa di che forma dare a quanto si apprestava a realizzare ma
la sua figura riflessa in quella immensa massa di liquido gli fugò ogni dubbio.
Lo avrebbe fatto a sua immagine e somiglianza.
Il suo aspetto, pensò, non era affatto male e poi di alternative non era che ne avesse.
Al contrario.
Plasmò il primo soggetto. Subito dopo il secondo, con qualche fondamentale differenza
affinché fosse di complemento al primo.
Si appisolò di nuovo.
Si ridestò e fece per riprendere l´opera lasciata in sospeso quando notò che una
violenta pioggia aveva quasi del tutto sciolto le sagome di fango.
Le rimodellò con... divina pazienza e vi soffiò "dentro"... la vita. Era
fatta.
Si rilassò e, questa volta, dormì di brutto.
Appena desto dette uno sguardo lungo e dubbioso alla sua ultima CREAZIONE e si
disse:" Ormai è fatta, ma sono convinto che questi due mi daranno un sacco di
problemi. Per il momento meglio dormirci sopra".
E si riaddormentò.