Il
vegliardo aveva ricordi indistinti: gli pareva, soltanto, che qualcuno gli avesse
suggerito lesistenza dun anelito, gentile come Carezza di Madre, che venisse
chiamato Vita.
Forse fu un Saggio, o un Predicatore, a narrargli questa leggenda, ma egli non era
veramente convinto, poiché non è raro incontrare Falsi Profeti lungo il Cammino, e poi
lui misconosceva il significato di quella parola: Cammino. Forse era correlata
con Vita, oppure era una sorta di Miraggio, come quei fenomeni che appaiono nel
deserto a chi, assetato, smarrisce il senno e che un tempo, qualcuno, definiva Visioni.
Probabilmente si stava sbagliando.
Era facile sbagliarsi, per luomo, giacché il Tempo è Predatore e divora i
pensieri.
Gli venne tuttavia svelato
(chissà se dallo stesso Maestro?)
che alla Vita sarebbe seguita una Notte, entro la quale cullarsi, e che questa tenebra
aveva il nome di Morte. Luomo laveva cercata, ma Lei non amava esser seguita:
«Hai smarrito la strada gli disse sei vecchio persino per me»,
così non lo volle, neppure ad esser pagata, e aggiunse: «È la Vita la vera
Cortigiana», ma il vegliardo non capì: sarrabbiò con lOracolo che gli
aveva negato laccesso ai Misteri di Vita e di Morte, e bestemmiando gli urlò: «Hai
giocato con me!», ma non udì alcuna risposta.
Chi viene pagato per uccidere, non potrà pagare per morire; chi implora Morte, piangerà
rifiutato.
È così che Giuda Iscariota fu condannato, e pur donando un bacio e trenta denari
affinché Vita fuggisse, non venne esaudito: nellamplesso dun cappio, egli che
un giorno tradì, è ora uomo ingannato.
Dal Campo di Sangue
(il Miraggio dun disperato)
invocando «Un Inferno per la Collera; un Inferno per lOrgoglio; un inferno per
la Carezza. Un concerto dInferni», piuttosto del Nulla, egli ora sa che Vita e
che Morte non sono la sorte peggiore.