Diario del perfetto suicida

"Today is the greatest
Day I've ever known
Can't live for tomorrow,
Tomorrow's much too long
I'll burn my eyes out
Before I get out"

 

La sera scese lentamente dal cielo appesantendo gli occhi stanchi e deboli degli uomini. Il silenzio cullava il sonno rapito dal bramoso Morfeo che sussurrava ai venti la sua poesia di morte. Nulla si udì della rumorosa umanità. Seduto sul mio divano osservavo il paesaggio del mondo tetro dalla piccola finestra che ridava sul cortile incolto ormai da anni. Le erbacce erano cresciute con gli anni ed erano invecchiate e rinsecchite. Il tutto creava un'atmosfera selvaggia che si distaccava da quello sfondo urbano e cementato della nostra vita. Allungai la mano ed afferrai il mio ultimo diario. Avevo intenzione, prima di lasciare la vita terrena, di narrare a tutti la mia storia e la mia scelta così ardita che si scontrerà con tutti i pregiudizi della gente. Sul primo foglio scrissi "Il diario del perfetto suicida". Sì! Era un buon titolo dopotutto. Decisi di suddividere l'opera in cinque capitoli che riprendevano sei pensieri che tormentavano la mia vita. Alla fine avrei scritto un congedo per dare il mio ultimo scelto saluto al mondo.

 

Primo Capitolo:
Il tempo della giovinezza scorre veloce come un fiume in piena. L'uomo ne afferra l'essenza solo dopo aver visto la gioventù svanita e ciò che gli rimane è il pianto amaro di un'occasione perduta. Ah quanto vorrei tornare indietro nel tempo e rivivere tutte quelle emozioni e vicende che hanno segnato la mia vita. Riviverle con un nuovo entusiasmo, con una nuova conoscenza, con quella ingenua felicità che risiede nell'animo dell'uomo. Forse diedi troppo svago alle mie tristezze e solitudini ma il destino volle che io mi dirigessi verso la via più difficile e tortuosa. Non mi lamento della prima infanzia. Se solo avessi un limpido ricordo di tutto ciò che fu allora sceglierei questo periodo come il migliore. Il sole illuminava ancora il mio volto privo di preoccupazioni e destava in me tutte le curiosità più innate. Le festività, le stagioni e gli anni erano lunghi ed interminabili. Ogni secondo era dedicato al solo divertimento. Forse molti dotti contesteranno tutto ciò ma è così. Imparai a vivere la vita più durante l'infanzia che da grande. Non percepivo la terra in modo matematico oppure calcolato, ma in modo più mistico e misterioso. Volevo scoprire il fine dell'uomo con i miei soli sensi proprio come gli antichi filosofi greci. Tutto ciò allora rendeva ogni esperienza un'avventura, un gioco che mi guidava ingannatore verso la mia triste sorte. Posso sicuramente affermare con certezza che per ben undici anni vissi quella vita ed abitai in quella città utopica che ora si rifugia nella mia mente e nelle mie spente passioni. Ora voi vi domanderete quale fu il motivo che influenzò maggiormente la mia condotta di vita. Ebbene dovreste aver già capito! Il pregiudizio. Proprio lui si insinuava negli occhi puri dei miei compagni per esplodere come un vulcano fino a coprire con la sua lava ogni forma di libertà. Tutto ciò che uno poteva fare era giudicato, catalogato, sezionato, analizzato. E' questo mostro che coprì quel sole gioioso che ora viaggia in un altro emisfero solo ed abbandonato in cerca di quell'anima cupa a cui per pochi anni diede il senso all'esistenza. Oh compagni passati quanto vorrei rivedervi al mio fianco con la gioia immatura che ci trasportava verso lidi sconosciuti. Ah quale maligno demone si prese gioco di noi.

 

Secondo Capitolo:
Scese la mano divina e mi indicò nuovamente la via da seguire. Affrontai con disincanto tutta la mia adolescenza. Il passaggio forse non mi concedette il tempo di riflettere e forse è questo il motivo per cui mi ritrovai smarrito. Ogni etica sociale era cambiata nella nostra vita. Io, abituato ancora ai giorni spensierati e lieti, accerchiato da corvi ed avvoltoi che si sfamavano della pura amicizia. Ma ero costretto ad accettare il tutto o la mia strada sarebbe franata sotto i piedi fino a farmi sprofondare verso l'oscuro baratro infernale. Cercai di abituarmi alle nuove leggi imposte ma con sentito rimorso. Stava sfuggendo dalle mie mani il futuro bramato dalla mia infanzia. Per tre anni barcollai ebbro tra viscidi serpenti che accarezzavano il mio cuore e succhiavano la linfa vitale. Ma difesi da solo le mie strenue speranze anche se avevo capito di aver perso parte degli anni più importanti che mi avrebbero informato sul mio destino. Sapevo di uscirne sfigurato da quella lotta acerba e silenziosa ma avevo riservato in me il primo fuoco acceso dalla voglia di vendetta. Si sarebbe spento, ne ero sicuro, solo con il tempo e tutti avrebbero sofferto per quello che avevano provocato alla mia forma. Solo cercai un riparo dalle accuse e dalle false adulazioni ma percorrevo una prateria arida e deserta, ogni fulmine sarebbe stato letale. Ma questi avvoltoi volano ancora sulla mia testa. Mi potranno ossequiare ancora, ma non per molto. La mia scelta è stata presa, le scuse ora non serviranno a riappacificarmi con quei rapaci bravi solo a vivere sulle disgrazie altrui. Oh stupidi serpenti piumati paragonarvi a degli animali sarebbe forse cosa troppo benevola. Non possedete né la loro eleganza, né il loro fascino originale che condusse l'uomo al peccato. Siete pallide copie che si spegneranno alla luce del sole. Ma non quello della vita. Esso vi favorisce ancora troppo. Esso crea delle ombre dove riuscite a nascondervi sempre più abilmente. Il mio sole è la luna della morte. Arriverà il vostro turno ed allora ci rincontreremo soli, con in mano le nostre vane glorie.

Terzo Capitolo:
Ma il fato serbava con sé la sorpresa più aspra. La nuova fase del mio cammino iniziava senza dubbio in salita. La terza via appariva contorta ma, finché la mia vista poté esserne certa, essa si distendeva lineare verso l'orizzonte. Proprio quella fase finale mi destava i maggiori dubbi. In effetti le mie attese non andarono deluse. Tutto era nuovamente cambiato. Il mondo girava, si trasformava e mutava sia aspetto che forma. Di favorevoli risultati non ne fui ma scarso ed essi addolcirono la mia caduta nell'oblio. Inizialmente recuperai tutte le forze che avevo perduto nel viaggio passato. In seguito passai gli anni a rinvigorirmi di salute e di saggezza. L'aspetto della mesta figura camminava ancora fra le dune desolate del deserto ed in esse poteva origliare una leggera approvazione. Queste voci, che siano vere o false, ancora non so dirvi, risvegliarono in me quell'attività che risiedeva nell'animo giovanile. Eccomi pronto! Potevo proseguire con nuovi obbiettivi. Ma essi erano cambiati! Erano diversi! Non me ne ero mai accorto prima ma la vita sognata era fuggita dai miei ruvidi artigli. Ora si dileguava fra le onde del mare ed in esso sprofondava. Giù sempre più giù fino a toccare il fondale melmoso. Ora i miei fini erano troppo poveri e deboli, dovevo ampliarli e renderli forti ed invincibili. Due strade allor mi si presentarono. Scelsi quella più sicura che poi mi ricondusse all'altra scavando così nella mia immaginazione nuove immagini e nuovi sensi.

 

Quarto Capitolo:
La strada era bella e libera da ogni pregiudizio. Semplice si delineava sul fondale grigio della vita umana. Solo un simbolo potrà riassumere tutta la sua gloria e la sua maestosità. Orgoglioso di essere approdato in un porto in pieno mare, affrontai senza paura le burrasche ed i singhiozzi del ricordo. Era tutto finito. Avevo perso l'ombra originale. Lineamenti ed espressioni ora si adattarono a questo nuovo pensiero fluttuante nell'aria. Assunsi nella società una posizione ben poco gradita, anzi dovrei dire quasi ostile. Non feci nulla per provocare l'incendio della distruzione e rimasi calmo, contemplando ad ogni calar del sole quei vispi comandamenti che giacevano davanti alle mie disperazioni. Solo quell'utopia rispecchiava la mia antica e vera natura. Ma essa non potrà mai sorgere perché l'uomo ebbe un passaggio più comodo del mio. Il vostro Dio fece di tutto per mostrargli la chiave della vita e della libertà ma lui ancora oggi si ostina ad ignorarlo. Indifferenti e sottomessi alle loro passioni, gli umani marciano guidati da varie istituzioni che si divertono ad eliminarli uno ad uno. Ed essi esultavano, applaudivano i loro signori. Solo quando capitò all'uomo stesso di subire il medesimo torto allora capì del suo errore. Tragico e fatato non poteva mai più esser recuperato. Solo alcuni uomini colti, e non dotti, pascolarono per i prati verdeggianti del libero arbitrio. Solo essi capirono che la vera libertà consiste nel seguire il proprio fine senza mai danneggiare la libertà altrui. Ma loro sono troppo elevati. Non si degnano di guardare il popolo rozzo che si dimena dietro ad un drappo che ha perso tutta il suo significato storico e nobile.

 

Quinto capitolo:
L'altra strada che vi citai era per lo più un'arte antica. Essa permise di rinvigorire il mio animo, unire il bello al piacere e fare nuove conoscenze che si staccavano dai semplici mondani. Non dirò di aver trovato i veri emblemi della vita ma sicuramente essi ascoltarono le mie pretese senza riderne amaramente. Ed è in loro che spesso mi rifugio e trovo conforto. La mia compagnia rafforza il loro ideale e la loro mi aiuta a sopravvivere sulla terra. Ma come già vi fu preannunciato, la mia strada era troppo lineare. Era torbida e rovinata in alcuni punti, in altri ridente e primaverile. Ma furono quei vortici tenebrosi che mi afferrarono per le braccia e mi mostrarono quanto fosse cruda la realtà dalla quale mi ero distaccato. Una morte improvvisa che colpisce per poi svanire come un dardo invisibile. Provai pietà per quelle persone che terminarono il loro tragitto prima di me. Poi riflettei. La loro morte, che sia per suicidio o inaspettata, era la più alta concezione di libertà. Non era la paura che regnava nei loro volti ma un segno di felicità e liberazione. Avevano raggiunto il paradiso celeste. Luogo migliore della terra. Morbido, leggero luminoso, libero da ogni restrizione morale.

 

Congedo:
Cari amici, il tempo è improvviso. Il destino scelse per me la via da seguire. Gli uomini imposero alla mia anima come comportarsi sulla terra. Pretesero che il loro comando fosse chiamato libertà e la loro guerra democrazia. Io rifiuto tutto ciò. Non fui capace come altri uomini di inculcare ad ognuno l'idea di perfezione, non fui capace perché in realtà non volli donare a quei vili quella cosa che avevo conquistato con fatica. Non avrebbero mai appreso quell'arte ma l'avrebbero trasformata in una moda passeggera di cui vantarsene. Il mondo mi concepì libero e felice. Lo ringraziai appena vidi la luce. Ora lo supplico di spegnerla per sempre. E' questa nuova concezione suicida che si diffonderà negli uomini più insigni del futuro. Lo spazio celeste non è occupato dall'orda umana ma dalle anime più nobili. Io le raggiungo e con esse vivrò per l'eternità. Non piangete per me. Solo coloro che provarono amore e affetto per la mia persona staranno in silenzio ad osservare il vuoto, l'infinito. Perché solo loro allora capiranno il motivo del mio nobile gesto, folle per voi rozzi contadini ma disperato per i miei sensi. Le stelle brillano nell'oscurità della vita umana ma voi le spegneste una ad una senza pietà e con tutto il vostro odio di compassione. Ma sapete, scellerati, esse trionfano nell'etere celeste, abbracciati e protetti dagli angeli più belli che voi non contemplaste. Queste non sono parole di odio ma di semplice dispiacere di un uomo nobile che scese dal cielo per condurvi verso la via più misteriosa e difficile.

 

Incidere la mia firma è cosa vano per ciò che io non fui.

 

Fine

 

La corda venne tracciata sul muro del soggiorno. L'ombra si appoggiò ad essa e con un sorriso spirò. L'anima volo via dolcemente per riunirsi con gli angeli divini e con il loro creatore.

Fabrizio Scorrano