Nebbia rossa

Quella sera si stava bene: clima apatico ed a tratti deludente.
Come al solito la televisione ammorbava gli astanti con i suoi discorsi monotoni e senza senso di tv spazzatura ed una cappa di vapore acqueo si levava dalla cucina, segno che la cena sempre più frugale della sera era pronta.

 

Mi sentivo più stanco del solito, forse a causa di quel grigiore plumbeo che denotava la fine dell'estate, forse a causa del troppo lavoro messo da parte. Fatto sta che il mondo sembrava mi girasse a fianco come un film di cui ero solo una comparsa distratta.
La cena fu deludente, il tempo di assaporare una scadente passata di pomodoro ed ero già al lavoro sul mio pc.
Gli occhi rossi e la mente assorta tra caratteri che a tratti mi apparivano senza senso.
Accesi comunque la tele, e ne rimasi in compagnia usandola come colonna sonora delle mie fatiche.

 

In preda ai deliri televisivi ed alla mia voglia di mandare all'aria quel maledetto software che stavo preparando, decisi inaspettatamente di spegnere il PC non ancora caldo e di spogliarmi per infilarmi nel letto. Cercavo già il pigiama. Beh! pigiama, diciamo quel pantaloncino e quella maglietta bianca che ne facevano le veci!

 

Mi vestii in fretta, abbastanza in fretta e mi diressi verso il bagno per lavarmi i denti. Fu lì che mi successe una strana, una cosa che mi sconvolse la serata.

 

Tra lo scrosciare dell'acqua, intento ad afferrare il mio spazzolino mi accorgo che qualcosa luccica all'interno della fessura del lavandino che serve a far defluire l'acqua.
Un brillio che accomunerei alla luce riflessa negli occhi di qualche felino. Avete presente?
Ne rimasi stupito, ma non spaventato, forse avevo visto male. Ero stanco.
Mi lavai in fretta i denti e corsi camminando in camera mia, quasi avessi paura di qualcosa, forse a causa del silenzio della casa. Il silenzio si sa a volte spaventa.

 

Nebbia.

Non vedevo più nulla. Era come se avessero inondato la mia stanza di fumo: inodore, fitto, spaventoso.

 

La luce era poca <eppure il lampadario era acceso! >, un non so di inquietante mi invase il corpo: che stava succedendo?

 

Le ginocchia si muovevano e barcollavano in cerca di equilibrio e la vista tentava faticosamente di abituarsi alla penombra acuendosi per trovare un varco.
Sudavo freddo, grondavo acqua.

 

Poi tutto d'un tratto la foschia si rese più densa e diventò rossa, delineando la figura di qualcuno che non so, che non riesco a descrivere a causa della poca luce che mi indusse alla fuga.

 

D'istinto corsi in bagno con la paura che deformava il mio cammino; lo vidi cambiato.
Era scuro, nero, bruciato, arruginito. Sembrava avesse subito un incendio doloso.

 

Scritte con il sangue macchiavano le pareti di quello che prima era stato un luogo innocuo e sicuro.

 

Una mano calda mi sfiorò la spalla e mi costrinse in uno scatto amorfo da distruggermi la schiena.

 

Quello che vidi mi riempì di orrore e solo quando la creatura parlò ricordai:

 

< Bentornato>

Luca Montemagno