L'ultima estinzione - A.D. 0000

MEMENTO HOMO QUIA PULVIS ET IN PULVEREM REVERTERIS
(ricorda uomo che sei polvere e polvere ritornerai)

 

L'incredibile è accaduto! La notte scorsa il Pyramid Rover ha perforato l'ultimo lembo granitico che ci separava dalla vittoria. Quattro minuti dopo la mezzanotte, ora locale, il braccio idraulico del sofisticato robot ha disintegrato lo spesso strato di roccia che celava il grande mistero della piramide di Cheope. Ma nessuno di noi era pronto a scoprire quello che la maestosa piramide celava gelosamente da millenni. Una feroce e diabolica creatura emersa dalle caliginose nebbie del tempo è fuoriuscita minacciando l'intera esistenza del genere umano. Gli egittologi non hanno dubbi. Si tratta di un aberrante demone denominato Seth!
(Notizia apparsa sul Worldplanet Inquirer del 4 settembre 2008)

 

Ormai non vi sono più dubbi. Seth ha il potere di risucchiare la mente degli esseri umani. In breve tempo l'intera popolazione mondiale diverrà una sorta di sciame brulicante di esseri apatici. Nessuno di noi è in grado di fermarlo. Solo un miracolo potrà impedirgli di distruggere il pianeta. Che Dio ci protegga!
(Stralcio della lettera di suicidio di Martan Graves presidente del pianeta Terra. Documento rinvenuto nell'ufficio ovale della Casa Bianca a New York City nel 2020)

 

L'entità diabolica denominata Seth sembra essere in difficoltà. Dopo essersi impossessato di un uomo israeliano di 35 anni il demone che ci sta riducendo all'impotenza non sembra essere capace di abbandonare quel corpo. La situazione sta precipitando. Servono armi speciali che non abbiamo e uomini valorosi in grado di avvicinarsi a Seth! O lo fermiamo adesso oppure per noi sarà la fine!
(Parte dell'ultima intervista a Trevor Troops, comandante in capo del Consorzio, rilasciata alla WNN il 4 settembre 2031)

 

Seth è fuggito ancora! La notte scorsa eravamo arrivati ad un solo passo dalla sua cattura. Purtroppo qualcosa è andato storto. Il Demone che si trova ancora intrappolato all'interno di quel pover'uomo, è riuscito a fuggire gettandosi tra le fredde acque dell'oceano. A quest'ora può essere ovunque. L'intero pianeta ormai è stato infettato da questa entità maledetta e il mio fallimento non fa che aggravare la situazione!
(Stralcio del rapporto missione del Col. Miguel Torzoa comandante delle Forze Speciali Portoghesi - 11 dicembre 2036)

GAZA CITY
2037

 

10:01 A.M.
La colonna di neri autoblindo imboccò a tutta velocità la Yasser Arafat Road. I potenti veicoli corazzati non sembravano prestare alcuna attenzione al traffico caotico e brulicante che animava l'arteria principale della maggiore città del nuovo stato palestinese. Le otto vetture serpeggiavano velocemente tra automobili, ciclomotori e numerosi camion. Con manovre spericolate che testimoniavano l'abilità dei conducenti, i blindati giunsero in breve davanti all'ingresso del fastoso Continental Hotel. L'hotel era ospitato all'interno della Peace Tower, un ciclopico grattacielo di 80 piani. Quando fra stridii di pneumatici gli autoblindo si arrestarono davanti all'ingresso dell'hotel, per qualche istante non accade nulla. Poi, improvvisamente le portiere si spalancarono e una trentina di uomini armati sino ai denti si lanciarono all'interno. Jamal Levi, comandante dell'unità d'élite della polizia israeliana sapeva bene che quel giorno sarebbe passato alla storia. Senza curarsi minimamente di giustificare l'improvvisa irruzione, Jamal ed i suoi uomini passarono correndo davanti ai terrorizzati impiegati della reception. Con un gesto della mano Jamal li invitò a rimanere in silenzio, mentre in testa alla sua squadra si dirigeva velocemente verso le scale che portavano ai piani superiori. Durante quei concitati momenti Jamal cercava di rimanere concentrato. Tanti, troppi pensieri affollavano la sua gelida mente di militare, ma lui sapeva molto bene che qualsiasi distrazione avrebbe potuto causare il totale fallimento della missione. Raggiunto il secondo piano la squadra procedette lungo i corridoi di soffice velluto blu. Accanto a lui il maggiore Al-Faghad comandante dell'unità d'élite palestinese stava pregando sottovoce. Gli uomini si muovevano con destrezza e agilità feline. Erano tutti armati di fucili Kobra a ioni dispersi e non si sarebbero arresi davanti a nessuno. Giunti dinanzi alla stanza 101, Jamal ordinò ai suoi uomini di prepararsi. Il maggiore Al- Faghad si avvicinò alla porta. Da una delle innumerevoli tasche della sua giubba estrasse un endoscopio organico. Quel microscopico aggeggio era in grado di percepire le onde elettriche emesse del cervello.
<C'è attività!>, sussurrò il Maggiore.
Jamal guardò in volto i suoi soldati. Il giovane comandante si sentiva soffocare dal caldo all'interno di quella pesante uniforme da assalto che gli impediva di godere degli insostituibili vantaggi dell'aria condizionata che fuoriusciva da alcuni bocchettoni situati sulle sua testa. Attese qualche istante poi urlò a squarciagola. <Dentro! Dentro! Dentro!>.
La porta della camera 101 esplose in mille pezzi. Israeliani e Palestinesi fecero irruzione aprendosi la strada con le bombe Flash Bang. Tra fumo ed accecanti esplosioni si gettarono all'attacco tenendo ben alti i fucili a guida laser. L'assalto durò pochi secondi e quando il fumo delle Flash Bang si diradò un poco Jamal e Al-Faghad si accorsero che qualcosa non era andato per il verso giusto. L'unità cercò da ogni parte ma la 101 era deserta.
<Comandante qui non c'è nessuno!>. Jamal udì la voce metallica del suo interfono.
< Lo so, maledizione… Maggiore Faghad che succede?!>, esclamò osservando il militare Palestinese intento a fissare una strana scritta sul muro. In poco tempo tutti gli uomini della squadra erano radunati davanti a quella scritta.
<Che significa maggiore?>.
<Mene, Tekel, Peres!>, sussurrò Al-Faghad nell'interfono.
<Ossia?>, lo incalzò Jamal.
<E' antico Babilonese. Una sorta di minaccia. Vorrebbe dire…>.
<Allora?!>, lo incalzò nuovamente il comandante Israeliano.
<Siete stati pesati sulle bilance e trovati mancanti…>.
Improvvisamente la scritta iniziò a brillare di una strana luce. I soldati sembravano non capire ciò che stava accadendo. Poi di colpo tutto si fece nero. Jamal, Al-Faghad ed i loro uomini morirono senza accorgersene.

 

10:43 P.M.
Le alte colonne di fumo salivano come tetri serpenti striscianti dai resti accartocciati della Peace Tower stagliandosi nel cielo infiammato al tramonto, mentre miriadi di luci lampeggianti degli autoveicoli di soccorso infondevano a quella parte di Gaza City un aspetto surreale. La macchina di Harold Duke dovette zigzagare tra gli automezzi dei vigili del fuoco, le ambulanze e le enormi scavatrici che rombavano in modo infernale mentre cercavano di ripulire inutilmente la scena di quell'apocalisse di fumo e fuoco, prima di riuscire ad avvicinarsi al luogo del disastro. Sembrava un'impresa fattibile sino a quando un militare dalla postura decisa gli intimò con un freddo gesto della mano di fermarsi. Harold spense la macchina e scese. L'aria della sera era particolarmente fredda e lui cercò di stringersi nel suo nero pastrano.
<Signore s'identifichi!>, gli ordinò il militare. Harold non rispose. Estrasse da sotto la giacca una piccola tessera magnetica e la porse al soldato il quale, datagli un occhiata gliela ridiede. Improvvisamente il tono della sua voce divenne cortese. <Prego, Signore, passi pure!>. Harold scostò il nastro giallo avviandosi con passo deciso verso un uomo che se ne restava in silenziosa contemplazioni davante a quella terribile apocalisse.
<Questa volta Seth ha fatto davvero un lavoro coi fiocchi, Dott. Cornelius…>, sospirò Harold accendendosi una delle innumerevoli sigarette di quell'odiosa giornata. L'uomo che gli stava accanto rispose senza degnarlo di uno sguardo. <E' finita, agente Duke… ha vinto lui!>, borbottò il Dott. Cornelius scuotendo il capo in segno di diniego.
<Seth è sfuggito alla cattura portando con sè il destino del nostro fottuto pianeta… eh già… direi proprio che la partita si è conclusa a suo favore! Adesso come intendete procedere?>. Il Dott. Cornelius deglutì nervosamente prima di rispondere. <Gli ordini del Consorzio erano chiari. La mancata cattura di Seth avrebbe comportato l'inevitabile soluzione finale! Tra poche ore lanceremo l'A.D. 0000. Pochi minuti dopo sarà tutto finito…>. Harold cercò in tutti i modi di mantenere un briciolo di dignità. <Come siamo giunti a tutto questo? Come siamo riusciti a farci distruggere da un demone uscito da una schifosa piramide?>.
<L'innata curiosità dell'essere umano! Ecco il motivo…>. Concluse il Dott. Cornelius prima di allontanarsi silenziosamente. Presto la sua sagoma scomparve nell'aria torbida di polvere. Harold Duke rimase lì, stretto nel suo pastrano a gustarsi quell'ultima sigaretta…

 

SILOS DI LANCIO DI A.D.0000 - ISOLE MARSHALL -
L'umido suolo della giungla tropicale iniziò a tremare, dapprima in modo lieve poi con crescente intensità. Gli animali, spaventati dall'assordante frastuono che giungeva dalle profondità della terra, fuggirono da ogni parte. Due enormi lastre d'acciaio si alzarono verso l'azzurro cielo del Sud Pacifico, riempiendo l'aria di cigolanti lamenti metallici. Improvvisamente lingue di fuoco e dense nubi di vapore avvolsero tutto in un raggio di centinaia di metri. Dalle viscere della terra L'A.D. 0000, un megamissile nucleare, sfrecciò verso le stelle. Dopo 2 minuti dal lancio esplose a 9000 metri di altitudine. Nello stesso istante un'onda sonica celebrale planetaria uccise ogni essere umano sul pianeta…

 

GERUSALEMME - Un'ora dopo l'esplosione
La città appare deserta. Migliaia di cadaveri giacciono in ogni angolo e anfratto della metropoli; corpi congelati nelle loro ultime pose. In lontananza, nel bel mezzo del parco cittadino, un bambino israeliano sorride davanti all'enorme colomba di bianco cristallo che ricorda la fine della guerra. Dopo alcuni istanti una bambina gli si avvicina. La dolce creatura ha i tratti somatici della gente di Palestina.
<Dove sono la tua mamma e il tuo papà?>. Il bambino la guarda divertito.
<Non lo so>, risponde, <credo di essermi addormentato. Oggi tutti sembrano avere sonno… eh… eh!>.
<Già…>, replica la bambina, <forse prima o poi si risveglieranno….>.

Simone Conti