Dopo quasi due ore di fila, caldo e sudore, finalmente arrivai allo
sportello, tra gli odii di quelli che aspettavano il loro turno e la
freddezza dell'ambiente asettico dell'ufficio postale vicino a casa mia.
Consegnai il pezzo di carta compilato all'impiegata, con un sorriso amaro.
"Anche questo mese paghiamo, c'è sempre da pagare...". Mi lanciò
un'occhiataccia e non disse nulla, mentre sbrigava le faccende burocratiche
che io non capisco. Quando me lo chiese le passai i soldi sotto il vetro.
- Che vita schifosa, eh? Lavoro, lavoro, lavoro, e alla fine con la paga che
tiro su faccio fatica perfino a pagare le bollette. Guardiamo il lato
positivo: almeno non ho il canone da pagare, visto che in casa ho solo una
televisione vecchissima in bianco e nero e, anche volendo, non potrei
attaccarci il decoder! Scherzi a parte, pensi che non mi lasciano nemmeno il
tempo di fare la spesa. Oggi sono malato, e sono venuto qui lo stesso, mi
gira la testa e mi sento svenire. Ma ho dovuto fare così, perché quando non
sono in malattia si figuri che certi giorni non ho nemmeno il tempo di fare
la spesa! E adesso rischio che venga il medico a controllare, e se non mi
trova in casa mi licenziano. Mi scusi, sa, se le racconto tutte queste cose,
è che non ho proprio nessuno che mi stia a sentire... però anche lei avrà i
suoi problemi, e non sono così presuntuoso da credere che siano meno gravi
dei miei. Lei se ne sta lì tutto il giorno a prendere pezzi di carta,
pigiare tasti sul computer, prendere banconote, porgere banconote, andare a
prendere moduli nei cassetti... dev'essere proprio alienante, in certi
momenti deve sentirsi come una calcolatrice umana. E se si sente una
calcolatrice, noi che a turno le portiamo delle scartoffie compilate saremo
per lei dei numeri. Mi dica, io sono pari o dispari? Non se la prenda, è una
battuta, se non si ride un po' la vita diventa ancora più brutta...
L'impiegata sbuffò, coi piedi spinse dietro la sedia girevole e rivolgendosi
a un collega che sogghignava esclamò: "Ma tutti a me devono capitare, i
pazzi?". Ci restai malissimo. Pensi, mi veniva da piangere! Ma dissi solo:
- Ho capito. Tra me e lei c'è un vetro. Vuole che i miei problemi rimangano
da questa parte e i suoi rimangano da quella parte. Rispetto la sua
decisione.
Sbuffò ancora e mi mandò al diavolo, ma per sua fortuna avevo terminato.
Prima di voltarmi per andarmene aggiunsi un'ultima frase con un tono - spero
- pacato ed educato:
- Sappia però che io la ucciderò.
Capisce? Glielo avevo detto! Può essere considerata un'attenuante, no?
Questa signora sapeva già da tre giorni che sarebbe morta. Certo, potrebbe
aver vissuto gli ultimi giorni nella paura, e di questo mi dolgo
sinceramente; tuttavia ha avuto il tempo per prepararsi, insomma ha potuto
dire ciò che voleva dire ai suoi cari, scrivere il testamento, mettere in
ordine la casa... io credo di averle usato una gradita cortesia! Voglio
dire, non è certo come ammazzare uno così, all'improvviso, senza che se lo
aspetti; che poi magari quello non ha mai detto al figlio che gli voleva
bene e quando arrivano le pompe funebri magari vedono il gabinetto tutto
sporco e dicono "questo qui da vivo era proprio un maiale!". Eh già, perché
lo dicono, ci fanno caso loro a queste cose, per loro l'apparenza è tutto,
il loro lavoro è proprio basato sull'apparenza: il morto con le mani sulla
pancia, la bara di un certo legno piuttosto che di un altro, che poi una
volta che la carne è marcita al morto non interessa nulla se ha le mani
sulla pancia o sotto il sedere... mi scusi per la volgarità, mi sono
lasciato un po' andare. E ho anche divagato. Volevo chiedere scusa. Sa, dopo
aver ucciso questa signora ho smesso di ragionare lucidamente e ho agito in
maniera irrazionale. Non so bene cosa mi sia preso, lo so che non sta bene
camminare tra queste strade gremite di bei turisti, davanti a queste belle
vetrine scintillanti, con una testa in mano. Le assicuro che non ho mai
fatto una cosa simile, non è proprio da me. Perché poi i negozi non vendono,
le commesse si spaventano (che poi, cosa avrà mai da spaventarsi una che
vende le pellicce degli animali? Mah... però si spaventa) e i turisti non
vengono più in Italia e i ministri ci rimangono male. Guadagnano qualche
decina di migliaio di euro al mese lo stesso, però gli viene l'ulcera, e
quella è una gran seccatura anche se hai i soldi per curartela, lo dico io
che i soldi per curarmela non ce li ho, e l'ulcera non mi dà pace ormai da
qualche anno.
Ma perché sto a raccontare queste cose a lei? Mi scusi, sa, è che sono
sconvolto, forse straparlo. Ma mi rendo conto che anche lei ha i suoi
problemi, lei che fa un lavoro del genere... arresta la gente perché glielo
dicono, poi magari uno è innocente e il giudice se ne accorge dopo che
quello si è fatto due anni di galera, oppure in galera lo ammazzano, succede
quasi tutti i giorni... e allora lei che lo ha pure picchiato non ha nemmeno
modo di chiedergli scusa, e lei lo ha fatto perché gliel'hanno ordinato,
perché la pagano, ma quel tizio nemmeno lo conosceva, non c'era niente di
personale, e magari vorrebbe almeno fargli sapere questo ma lui non c'è più,
è crepato in una cella senza nemmeno saperlo in anticipo. E magari il giorno
dopo arresta uno perché rapinava le banche con le pistole giocattolo, quando
poi magari una di quelle banche ha fatto sparire nel nulla il suo, si
proprio il suo conto corrente, anche questo succede tutti i giorni. Io
racconto a lei i miei problemi, quando lei deve convivere con la sua
coscienza, mi scusi tanto.
Come dice? Non le interessa nulla di ciò che le sto dicendo? Va bene, tra
noi c'è la sua divisa, che è un po' come un vetro divisorio, i miei problemi
rimangono dalla mia parte e i suoi problemi rimangono dalla sua. Va bene,
butto la testa a terra e alzo le mani, non si agiti, a lei fa male alla
salute (l'ulcera è brutta, mi creda) e a me potrebbe costare la vita. Ecco
fatto, vede, ho posato la testa per terra, mi arresti pure. Ma vorrei darle
un'ultima informazione, se lei permette... quando uscirò di galera, io la
ucciderò. Si prepari, ha tanto tempo.