Malinconia amorosa
della mia vita,
prima del cuore ed ultima ferita,
chi a cogliere i tuoi frutti
ama l'ombre calanti, i luoghi oscuri,
lento cammina, va rasente i muri,
non vede quello che vedono tutti,
e quello che nessuno vede adora.
La malinconia amorosa, Umberto Saba
********, 10/18/1945
(censura della località per motivi di sicurezza)
Mio amato,
sono giorni ormai che la luce del sole sembra averci abbandonato. In terrazza i bambini
del Generale ****** hanno abbandonato i loro balocchi, e le loro testoline bionde
compaiono sempre più di rado ad allietarci. Le finestre della villa sono ricoperte dal
gelo e il riflesso metallico dei monti gioca con le pozzanghere velate dal ghiaccio
incrinato. Una tetra penombra ha invaso la valle, e il buon umore è scomparso anche dai
volti della servitù. Il tuo Foggy percorre da solo la stradina d'accesso e si pianta
proprio in cima all'ultimo tornante scodinzolando come se da un momento all'altro dovesse
fare capolino il nero corteo di macchine. Anche io spero e lo seguo muta con lo sguardo
fino a quando scompare nella nebbia per disporsi come una fedele sentinella in tua attesa.
Il suo muso si alza nell'aria piovviginosa e comincia un lungo uggiolare che riecheggia in
tutta la vallata. Ma il ronzio delle motociclette resta ancora un sogno, e il silenzio
attonito di questi monti mi getta nell'angoscia. Solo le continue ronde dei soldati tra le
mura mi calmano. Il loro passo marziale, le divise grigie mi danno serenità. Ho dato
disposizione alla servitù di ritirare dalla terrazza i tavolini e le piante più
delicate, il gelo potrebbe farle ammalare. Il nuovo cuoco è un inetto, cerca se puoi di
mandarne un altro, continua a cucinare pietanze a base di farina, giustificandosi che non
arrivano più scorte. Hanno razionato l'acqua, ma ci siamo adattati al nuovo regime di
vita senza particolari problemi. Malgrado il parere del medico, passo buona parte della
giornata all'aperto, passeggiando per ore nei sentieri, alle volte vorrei perdermi come i
bimbi nelle fiabe, amo in particolare le prime ore dell'alba; in questi momenti pare tutto
sospeso, l'umidità evapora lenta galleggiando a mezz'aria tra le fronde verdi, come in un
sogno, mi volto e per un attimo mi sembra che tu mi stringa la mano e sia lì a
sussurrarmi dolci parole d'amore.
Quando il servizio segreto me lo consente, resto seduta davanti alla calma grigia del
nostro lago e penso a noi, alle tue carezze che il vento trascina dalle acque fino a me.
Spesso mi ritrovo da sola in terrazza e protetta da un piccolo scialle disegno piccoli
motivi montani. Ma il profilo nebbioso delle Alpi mi ha stancato, le loro cime aguzze,
anche se sono nascoste, mi tormentano, anche nel sonno. Non sopporto più i colori
violenti della montagna, i miei occhi lacrimano spesso e debbo ripararmi con occhiali da
sole. Giurami che quando tutto sarà finito, sceglierai per noi una dimora in città,
voglio fare spese, i miei abiti montani sono ridicoli e orribilmente fuori moda, così
grezzi e pesanti.
Ho fatto ridipingere le stanze più interne del bunker, il loro biancore mi soffocava, ho
scelto una bella tonalità aragosta. Ieri ho sorpreso due persone della servitù che
parlavano in toni inaccettabili della tua sorte. Credo che al tuo ritorno saprai punirli
come meritano. La notte mi guardo a lungo nella specchiera, mi preparo per te. Mi spazzolo
e sorprendo i mie capelli biondi, il mio morbido volto, mi dico che io sono Eva, la tua
Eva.
Il nostro letto è vuoto e il vento gelido delle montagne preme furioso contro le imposte
sigillate. I lampadari scricchiolano orribilmente, allora mi alzo e percorro da sola le
ali del palazzo. Dalle finestrelle grigliate osservo la notte gelida e immagino che forse
anche tu hai trovato un attimo per pensarmi. Poi salgo in terrazzo e resto sola al buio,
la sicurezza non permette di accendere luci, gli aerei potrebbero intercettarci.
Nell'oscurità, mi stringo nella vestaglia, e osservo il nitore delle statue brinate,
paiono fantasmi, alle volte mi sembra che mi vogliano parlare, ma è solo il vento lo so.
Le visite sono rade, non ci viene a trovare più nessuno, vigliacchi, ma tu saprai
opportunamente punirli al tuo ritorno, mio amore. Nessuno sembra volersi ricordare dalla
tua magnanimità, la tua bontà, hanno tutti paura e pensano solo a se stessi, luridi
vermi rammolliti, siano essi dannati per l'eternità. Ieri ho trovato una bambola con il
volto immerso in una pozzanghera, quando l'ho sollevata da terra ho incontrato i suoi
occhi ricoperti di fango, per un attimo ho avuto paura, era come se le sue labbra di
porcellana mi volessero dire qualcosa, e quegli occhi di vetro mi accusassero, ma io non
sto impazzendo, vero amore?
Osservando la pianura ricoperta dalle basse nuvole, scorgo le cime contorte degli alberi
secchi, sono centinaia, migliaia, i loro rami paiono braccia malate, nei loro tronchi
intravedo volti stravolti, sembra un campo di battaglia, anche loro mi vogliono parlare,
ma io non capisco. Cosa sta succedendo in città?
E' vera la storia dei bombardamenti? Io non ci credo.
Mio tenero amore torna presto, mio piccolo Adolph ti penso sempre.
Per sempre tua Eva
Eva Braun