Viveva un
giorno, o forse anche di più, un uomo.
Un uomo preso dal suo lavorare in ufficio tutte le mattine; preso dal dover fare la spesa
a fine settimana; preso dal guardare l'automobilismo in Tv. Preso dal silenzio.
Il silenzio.
Gli piaceva un sacco mettersi lì, seduto da qualche parte ad ascoltare il silenzio. Tutto
diventava nitido e chiaro di fronte al silenzio. Anzi, dovrei forse dire di fronte
"ai" grandi silenzi. Al plurale, sì; perché il silenzio non è per niente
semplice, e se vogliamo proprio pensarci bene, forse non è nemmeno un nome singolare: è
più un nome collettivo, una specie di famiglia, per usare un paragone col regno animale.
C'è il silenzio sbalorditivo: quello che ti colpisce quando guardi giù per le vallate
dopo essere arrivato in cima ad un sentiero di montagna; quello che ti sorprende quando
arrivi al limitare di un prato pieno di fiori e in fondo c'è un lago che riflette il
sole; quello che ti accarezza mentre respiri in riva al mare l'odore del sale e della
sabbia.
C'è poi il silenzio riflessivo: che cerchi quando sei a casa da solo in poltrona; quello
che arriva e ti frastuona nelle orecchie quando ti siedi in Chiesa a pregare o a fare
adorazione; quello che ti invade la testa mentre stai preparandoti ad affrontare uno dei
mille esami che la vita ti riserva.
Che belli i silenzi!
Ma quell'uomo sapeva che il silenzio poteva anche fare paura. Il silenzio di una soffitta
al buio è molto cattivo: ti insegue e diventa solido alle tue spalle. Il silenzio di un
frondoso bosco in cui ti sei, volente o meno, smarrito e impedisce agli animali di fare
alcun verso non ti lascia in nessun modo concentrare. Quello duplice poi di un cielo
stellato diventava, a suo avviso, il più pericoloso di tutti: non fai in tempo a
respirare a pieni polmoni quel silenzio denso di luci, pieno di storie, pieno di tempo
passato e presente che convivono; che di già la tua nuca ti ricorda che intorno a te,
dalle mille strade di campagna, ti potrebbe assalire qualcosa o qualcuno. E più cerchi di
distrarti sulle nozioni di quella noiosa fisica da scuola, in cui impari che la luce che
vedi, da più di miliardi di anni ha ormai smesso di pulsare, più il silenzio continua a
sussurrarti sulle braccia che non sei solo.
Aaah.
Il silenzio.
Quell'uomo aveva una vera mania per il silenzio.
Tanto che una volta in ufficio aveva provato a infilarsi dei tappi nelle orecchie per
avere silenzio nella affollata ditta in cui lavorava. Ottima trovata. Aveva scoperto il
modo di incontrare il suo migliore amico quando e come voleva.
Così iniziò la sua campagna personale a favore degli incontri segreti con il silenzio.
La televisione diventava, a suo avviso, qualcosa di davvero assordante man mano che il
silenzio doveva urlare sempre più per farsi sentire, quindi andava guardata senza
l'audio. Ecco. Così. Già meglio.
Anche la radio era meglio sistemarla in cantina fino a quando qualcuno non avesse
inventato una radio silenziosa.
Bene.
L'automobile, poi, ogni giorno che passava diventava sempre più insopportabile. Quel
continuo VROOM del motore, e quelle portiere che non fanno altro che sbattere! Forse
sarebbe meglio prendere la buona abitudine di andare a piedi.
Passeggiare con le mani dietro la schiena e guardare sotto al ponte della sua bella
città, scorrere il fiume.
Passarono le settimane e la televisione ormai era stata regalata ai vicini. Le immagini
stesse rompevano quella bella armonia col silenzio. Certo che anche l'andare al lavoro non
ti permetteva di stare per tutto il tempo a contatto col silenzio.
Ok, tanto aveva messo da parte un bel gruzzoletto. Poteva anche prendersi questo annetto
di non lavoro. Tanto per stare in pace, poi, certo, avrebbe ripreso a lavorare.
Ecco.
Se ne andò allora in montagna per guardare tutto il giorno il
paesaggio dalla balconata della sua bella baita.
Il sole. Le montagne. Il bosco. Le nuvole. Tutto in perfetto silenzio.
Che pace.
Se solo non ci fosse quel dispettoso vento che scompiglia le fronde.
La soluzione più ovvia è mettersi dentro casa a guardare.
Dove tra l'altro c'è l'orologio che ticchetta.
Basta togliergli la pila. Che problema c'è?
Tre settimane in silenzio sono proprio rigeneranti!
Forse per oggi è meglio che non cucini niente. Quel fornello fa tanto di quel rumore
quando lo si accende.
E direi che è pure meglio se non cammino più per casa. Scalpiccìo inutile.
Ma quanto rumore!
Tutti i mobili che si assestano durante la notte sono proprio insopportabili!
E' come avere per casa un'orda di ladri felpati che purtroppo non hanno imparato bene il
mestiere.
Fuori tutti i mobili dalla mia stanza!
E continuo' a sistemare la sua, ormai, tana sempre più per evitare che appunto durante la notte (e durante il giorno, visto che ormai avendo le imposte sempre chiuse non poteva più in alcun modo percepire lo scorrere del tempo) capitino quegli strani rumori che tutti noi ascoltiamo, magari avvolgendoci sempre più nelle coperte per evitare che possano prenderci mentre gridiamo nella nostra testa che non esiste niente in casa che si muova. Almeno, per quanto ci ricordiamo di aver visto durante la giornata.
Evviva! adesso sì che c'è un bel silenzio.
Ma forse.... sì! posso ancora far smettere qualcosina...
...
Cavoli! più mi impegno nel far smettere il rumore, più il rumore
aumenta! La mia testa ormai mi scoppia! Ho impedito a tutto il possibile di far rumore, ma
ancora c'è qualcosa che mi perseguita!
Cosa sarà!
Non riesco a capire cosa sia questo maledetto sibilo che mi vieta di avere il silenzio
assoluto! Di scoprire cosa esista quando il silenzio smette di essere SEMPLICEMENTE
silenzio! Forse si arriva al livello di conoscenza superiore!
Eccolo di nuovo! Maledetto sibilo!
Vattene! Ti prego! Lasciami solo col mio silenzio! Lasciami!
E' mio il silenzio! Solo mio!
Vattene! Vattene!
Ho capito! Basta! Ora lo seguo!
Ecco! Ci sono quasi!
Ti ho preso!
Devo semplicemente smettere di respirare!