Era notte
sulla statale 59, Emy si teneva chiuso il bavero del cappotto, premuto contro la faccia
sprofondata fino alle spalle; sbuffi di vapore bianco le uscivano dalla bocca.
Le lacrime le avevano screpolato la faccia e la frangia era appiccicata alla fronte a
causa della condensa del suo alito.
< Perché non passa nessuno?>
La sua voce era un flebile sussurro, una preghiera rivolta a un Dio al quale non credeva
più da molto tempo, e gli eventi di quella maledetta notte non avrebbero certo fatto
cambiare le cose.
Beh, però a pensarci bene, se fosse riuscita a rimettere piede a casa sua... sul suo bel
letto caldo... allora sì, forse avrebbe potuto considerare l'ipotesi di credere...
<Dai, dai, dai... andiamo...>
Ma la strada deserta le rispondeva con il suo silenzio e il suo vento glaciale. I passi
strascicati sul ciglio per non perdere definitivamente la sensibilità ai piedi, in
direzione di cosa, non lo sapeva.
Non ricordava molto di quella notte: la prima volta della sua vita, l'unica per la
verità, e lui se lo doveva essere aspettato, perché le aveva cinto le spalle porgendole
un asciugamano; lei lo aveva guardato con imbarazzo, aspettandosi disgusto o delusione da
parte sua, ma aveva trovato infiniti calore e conforto in quegli occhi chiari, di cui ora
non avrebbe saputo definire il colore.
In realtà ricordava davvero poco della serata, ma nello stesso tempo sapeva di aver
parlato di una miriade di argomenti con quel ragazzo, Jes, sì, aveva detto di chiamarsi
così; come se quella nottata fosse potuta durare anni, o secoli forse.
Quando si era ritrovata su quella strada, con addosso solo stracci, il cappotto ed un paio
di vecchie scarpe che non erano le sue, aveva pensato che gli avesse messo della droga nel
bicchiere, ma a che scopo?
Il rettangolo di stoffa colorata, ora sudicio, che le fungeva da borsa penzolava dalla sua
spalla e dentro non mancava nulla: pochi spicci, un fazzoletto, un rossetto, niente
accendino perché le brave ragazze non fumano, niente telefonino perché le brave ragazze
non buttano soldi in giocattoli costosi e inutili, visto che dovrebbero rientrare prima di
mezzanotte. Dio, quanto avrebbe voluto avere un accendino!
Poi un ragazzo con un'espressione così dolce non avrebbe mai fatto una cosa simile.
Giusto?
Già, allora cosa ci faceva lì? Come diavolo c'era arrivata? Ha- ha molto divertente,
certo!
Si fermò un momento a soppesare quella frase, abbozzò una specie di sorriso e riprese il
filo dei suoi pensieri per non perdere la sanità mentale che le era rimasta.
Le sembrava che stesse scivolando via insieme alle lacrime.
La mamma mi ucciderà, probabilmente penserà che sono una puttanella come le mie amiche,
che non pensano ad altro che al sesso e ai maschi, ma io non sono così! Sono una ragazza
normale che ha voglia di fare anche cose stupide! Oh, scusami mamma, scusami! Non ti
arrabbiare, ti prego!
<PERCHE' MI AVETE FATTO QUESTO? DOVE SONO? PERCHE' NON PASSA NESSUNO IN QUESTA
MALEDETTA STRADA!!>
Aveva gridato con tutto il fiato che aveva in corpo rivolta al cielo senza luna, e
stremata le gambe le avevano ceduto di schianto: ora si trovava rannicchiata, con piccoli
e aguzzi sassolini conficcati nelle ginocchia, seduta malamente sull'asfalto bagnato. Ma
non le importava niente.
<Morirò, morirò qui, in mezzo a una strada nel mezzo del nulla ai confini della
realtà, fantastico!
MERAVIGLIOSO! E' SEMPRE STATO IL MIO SOGNO! GRAZIE DIO, GRAZIE ALLAH O CHIUNQUE TU SIA CHE
TE NE STAI LASSU' A GUARDARE NOI POVERI MORTALI E A FARTI UN SACCO DI GRASSE RISATE!>
Scoppiò in una risata isterica che si trasformò in un pianto convulso e disperato,
accasciandosi a terra senza più le forze per reggersi in piedi.
Le palpebre pesanti e gonfie stavano per chiudersi, quando nel delirio le sembrò di udire
qualcuno parlare; l'ultimo pensiero razionale prima di cedere fu che era impossibile: non
c'erano auto e quindi nemmeno esseri umani che si potessero spingere a piedi in quelle
lande desolate nel cuore della notte, quindi lei stava delirando, più probabilmente,
morendo. Poi fu buio. E caldo.
Il tepore la avvolgeva, era come se fosse sospesa, senza peso, non sentiva più dolore né
paura.
Ora sentiva distintamente due voci, molto diverse l'una dall'altra, percepiva l'odio puro
scaturire dall'una e la gioia assoluta dall'altra.
<E' mia! Hai perso maledetto! Sono miei tutti e due! Hahahah!>
<Ti devo deludere, vecchio mio, è proprio il contrario! Non sei stato attento!>
<Che cosa vai dicendo? Non vedi che si è lasciata morire? Non PUOI fregarmi,
bello!>
<Allora osserva tu stesso...>
Nel buio successe una cosa strana: prima un chiarore, poi una luce giallognola di lampioni
che illuminava una strada deserta, nel nulla, solo che era come vedere un film, e c'era
anche una figura rannicchiata per terra, sul ciglio della strada. Non sapeva dire se fosse
nella sua mente o se avesse gli occhi aperti.
Poi, man mano che l'immagine si avvicinava al corpo nella strada, si vedeva un
luccichio...
Il corpo esanime era il suo e in mano teneva un piccolo oggetto dorato: lo aveva afferrato
senza accorgersene, come d'istinto. Allora sorrise.
Ogni cosa era chiara: aveva accettato un incarico molto più che gravoso, sulle sue
spalle; del quale non si sarebbe potuta ricordare, se non a tempo debito.
Ricordò tutto quello che Lui le aveva mostrato e detto in quella serata che le era
sembrata eterna e di tutta la fiducia che le aveva infuso parlandole e standole vicino.
Aprendo la mano vide la medaglietta dorata raffigurante la Madonna, che sua madre le aveva
cucito all'interno del cappotto, attaccati all'anella c'erano ancora dei fili.
Per proteggerla dal Male, le aveva detto.
Quando Emy aprì gli occhi, sua madre era accanto al suo letto d'ospedale e le teneva la
mano.
Gli occhi lucidi ma una grande felicità dipinta sul volto.
<Ciao tesoro mio! Mi hai fatto preoccupare sai?>
<Mamma... Grazie!>
<Oh tesoro abbracciami! Quando mi hanno telefonato dicendo che eri svenuta in strada mi
è parso di morire! Ma ora sei qui e stai bene!>
<Sì, mamma, molto bene... E la sai una cosa?... Sono incinta!>