Ombre

I fulmini illuminano la stanza a giorno per attimi che trasformano ogni ombra in immagini in movimento, le osservo sdraiato a letto, occhi fissi al soffitto, mentre il vento urla il suo dolore tra gli stipiti della vecchia finestra dalla vernice scrostata. Immobile come una salma, continuo a cercare di dare una forma al continuo succedersi di mutamenti che mi circondano, figure spaventose ed orribili si stagliano sulle pareti intonacate di chiaro, corpi che si rincorrono, che si contorcono alla velocità di un lampo, o alla cadenza di fronde agitate ed ondeggianti, come lunghe e sottili dita nodose che tentano di ghermire qualcosa che non riesco a vedere.
La musica ad alto volume mi riempie le orecchie attraversandomi completamente ed andando ad infrangersi sulle stesse pareti teatro delle mie visioni grottesche, fluttuo fuori del tempo, trasportato dalla tempesta che rende quest’angolo di mondo ondeggiante, portandomi alla deriva, mentre uno strano senso di calma instabile s’impadronisce delle mie membra ovattando la realtà e spazzandola via poco a poco per lasciare il posto all’invadente immaginazione che rende labile il confine tracciato dalla ragione.
Ora posso vedere chiaramente le mie ombre, scivolo vicino ad esse, che danzano attorno a me, rituali antichi, poi si fermano d’improvviso, guardandomi con occhi cavi, vuoti e profondi, i lampi si succedono ancora, ma loro rimangono fisse ad osservarmi, nel bagliore intenso sento il loro sguardo su di me, un moto di raccapriccio s’insinua sotto alla mia pelle, tento di muovermi, di fuggire, ma sono bloccato, le mie dita stringono le lenzuola mentre il respiro si fa accelerato, le vedo avvicinarsi inesorabilmente ad ogni esplosione di luce, i miei occhi sbarrati fissano con orrore quelle figure contorte e scure, tento di urlare, forse lo faccio davvero mentre le prime dita afferrano il mio avambraccio, freddo, freddo intenso mentre un’altra mano mi afferra la spalla, e qualche istante dopo all’ennesimo lampo mi sono addosso, stringendo sempre più il cerchio, ricoprendo il mio corpo.

Mi sento sollevare, nonostante la mia resistenza resto immoto, galleggiando a mezz’aria sento la forza di quelle dita farmi compiere un mezzo giro su me stesso, l’orrore nell’accorgermi che c’e’ qualcuno steso sul mio letto, qualcuno vestito con i miei vestiti, e con il mio aspetto, è immobile e le lacrime scivolano dagli angoli esterni degli occhi sbarrati , mentre le labbra sono piegate in un muto grido.
Non sento più la musica ora, non sento più il freddo, ed il mio corpo è impalpabile, nero come la notte in cui vivo, mi muovo rapidamente assecondando la luce intensa, danzando il macabro ballo delle ombre...

Marco Finotelli

Marco Finotelli. Sono nato il 28/05/1977 e vivo vicino Torino, mi occupo di elettronica e scrivo per divertirmi, adoro i vecchi film d'orrore e thriller, i racconti che pubblicherò non avranno la pretesa di essere delle opere d'arte, ma saranno il mio tentativo di trasmettere piccole sensazioni.