Notte 2K

Era una notte... del 2000
E' notte. Franz e' seduto alla scrivania del suo studio, sta scrivendo al computer. La porta della stanza si scosta e la voce di una donna risuona nel corridoio buio.

 

Io vado.

 

Franz si appoggia allo schienale della poltroncina, chiude gli occhi. I passi della donna si allontanano nel corridoio, poi la porta d'ingresso si chiude. Franz risponde quando lei non puo' piu' sentirlo.

 

Ciao...

 

Torna al computer. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso viene di nuovo aperta e poi chiusa piano. Franz sbuffa, gli occhi sempre incollati al computer.

 

Che c'e' ancora?... Hai dimenticato qualcosa?...

 

Nessuno risponde. Franz si volta lentamente verso la porta della stanza...

 

SEGUITO

 

Rumore di passi sulla moquette verde. Non capisce, Franz si sforza ma non capisce cosa vogliano dire quei colpetti leggeri.

 

Cara? Sei tu?

Nessuna voce in risposta. Il silenzio sembra essere l'unica presenza tangibile all'interno di quella serie di mura che loro due chiamano casa. Silenzio pesante, di giorni inquieti che sembrano non finire mai. Da qualche giorno lei sembra essere assente, non sembra interessarsi a quello che succede in casa, Franz e' giunto addirittura a sospettare che abbia un altro.
I passi proseguono. Non e' possibile che sia diventata tanto audace o tanto pazza da portarselo a casa!
Un ladro? Il suo cervello di scrittore macina immagini a mille all'ora. La povera ragazza in una pozza di sangue, qualcuno in casa. Il coltello! Quello che tiene nel cassetto della scrivania! Lo impugna mentre la paura inizia a farsi strada tra le sue membra. La paura e' uno strano virus. Ti attanaglia le viscere, ti impedisce di pensare. Ma il coltello ti da' forza, ti fa credere che nulla ti potra' accadere. Franz e' in corridoio, vede un'ombra, la colpisce con l'elsa dell'arma che impugna. Ha un'aria familiare. Ma e' Guido! Il suo migliore amico! Un ladro? Capperi, che errore, ma ora? No! E' l'amante di lei! Maledetto! Maledetti tutti e due! Mentre questa serie di lampi gli affetta il cervello, quasi sbatte addosso a Daniela. La moglie di Guido? Ma che diavolo fanno, le orge? Il cervello comincia a pensare, per fortuna il coltello cade a terra con un tonfo attutito, e' troppo pericoloso averlo in mano in quella situazione che non riesce a capire. Daniela sembra sul punto di urlare, ma sviene prima di riuscirci. Altre ombre in fondo, la porta e' ancora aperta. Una voce dal fondo. Un coro.

 

Tanti auguri a te, tanti auguri a te.

 

Il coro si mozza sulla scena dei due corpi a terra. Mille immagini nella testa, mille parole sulle labbra, Franz vorrebbe essere sotto trenta metri di cemento. Ora e' tutto chiaro! Lei era assente per preparare la festa, che la sua testa piena di idee letterarie frullate aveva trasformato in un menage' a due, tre, quattro.

 

Cavolo, ragazzi. Aiutatemi!

 

Ma non fa a tempo a chiedere aiuto che gia' sono in tre sui corpi stesi. E' la sua donna quella che cura Guido e mille nuove idee si fanno avanti! Ma allora avevo ragione! O sono paranoico? Ma dai, ti pare.

 

Due ore dopo va tutto bene, sono tutti ben satolli e pieni di alcool e basta una benda sulla testa di Guido a ricordare lo sfortunato inizio.

 

E' l'una, Franz va in bagno dove dara' sfogo all'alcool che preme per uscire. Entra, chiude la porta, e calpesta qualcosa. La benda! C'e' qualcuno nella doccia! Allora e' vero! Ma non la passano liscia!

 

Apre la tenda con il braccio alzato.

 

La testa grondante acqua che si sporge e' quella di Daniela, che con aria complice ed ignara gli chiede:

 

Mi passi l'asciugamano?

 

FINE

 

Era una notte... del 2000

 

E' notte. Franz e' seduto alla scrivania del suo studio, sta scrivendo al computer. La porta della stanza si scosta e la voce di una donna risuona nel corridoio buio.

 

Io vado.

 

Franz si appoggia allo schienale della poltroncina, chiude gli occhi. I passi della donna si allontanano nel corridoio, poi la porta d'ingresso si chiude. Franz risponde quando lei non puo' piu' sentirlo.

 

Ciao...

 

Torna al computer. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso viene di nuovo aperta e poi chiusa piano. Franz sbuffa, gli occhi sempre incollati al computer.

 

Che c'e' ancora?... Hai dimenticato qualcosa?...

 

Nessuno risponde. Franz si volta lentamente verso la porta della stanza...

 

SEGUITO

 

Franz comincia a camminare, ma il buio lo frena. Riprende piano. C'e' qualcuno, ormai ne e' quasi certo.

 

La figura in fondo al corridoio e' preoccupata. Il posto e' quello, ne e' sicuro, ma il modo in cui e' arrivato li' lo fa dubitare anche della propria memoria. Non avrebbe creduto che fosse possibile se non si trovasse li'. Ma non aveva alternativa, l'unico modo di salvare se stesso era accettare la sfida, proporsi come cavia falsificando i documenti per partecipare a quell'esperimento della cui effettiva riuscita era il primo a dubitare. Ma non c'era altro modo, ed ora era tardi per pensarci. Mille emozioni si incrociano, mille ricordi si infrangono come onde sulla scogliera della paura, dell'assoluta necessita' di riuscire in quel tentativo estremo di salvare se stesso.
Ricordava ancora il freddo del macchinario, i bracciali di metallo che gli serravano i polsi, poi la sensazione di stordimento quando si era svegliato per terra nel magazzino abbandonato che avrebbe ospitato il centro di ricerche. La fuga verso quella che una volta chiamava casa, il tuffo al cuore quando aveva visto la figura femminile uscire dal portone, quella cara immagine che un destino spietato gli aveva cancellato dal futuro.
E' a meta' del corridoio, deve farcela. Ad un tratto un rumore, quindi un lampo invade il mondo.

 

Franz abbassa la pistola. Ha fatto bene a decidersi a comprarne una! Si avvicina alla figura, con il telefono in mano per avvertire la polizia. Quindi chiude la comunicazione e si prepara al loro arrivo. Hanno detto di non toccare nulla, ma a curiosare un po' non c'e' nulla di male. Si inchina, non c'e' battito. Si alza, accende la luce, guarda il corpo riverso, gli controlla le tasche, c'e' una busta con il logo del tribunale cittadino, ma il logo e' strano, stilizzato, non come se lo ricordava. Gira il corpo, e il suo cuore perde qualche colpo. E' lui! E' Franz, ha una ventina di anni in piu' ma non puoi non riconoscerti quando ti vedi. Apre la busta.

 

Questo tribunale, malgrado le reiterate insistenze della difesa, condanna l'imputato Franz Petrucci alla morte mediante iniezione letale per le accuse di cui alla nostra precedente del 20.11.2019.

 

C'e' scritto dell'altro, ma e' tardi. Franz si accascia al suolo, lacrime di rabbia faticano a sgorgare ma infine escono, mentre la sirena in strada continua ad urlare.

 

FINE

 

Era una notte... del 2000

 

E' notte. Franz e' seduto alla scrivania del suo studio, sta scrivendo al computer. La porta della stanza si scosta e la voce di una donna risuona nel corridoio buio.

 

Io vado.

 

Franz si appoggia allo schienale della poltroncina, chiude gli occhi. I passi della donna si allontanano nel corridoio, poi la porta d'ingresso si chiude. Franz risponde quando lei non puo' piu' sentirlo.

 

Ciao...

 

Torna al computer. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso viene di nuovo aperta e poi chiusa piano. Franz sbuffa, gli occhi sempre incollati al computer.

 

Che c'e' ancora?... Hai dimenticato qualcosa?...

 

Nessuno risponde. Franz si volta lentamente verso la porta della stanza...

 

SEGUITO

 

Franz e' nel corridoio, ora. Il rumore non si sente piu'. Sensazioni, momenti di ricordo, qualcosa di indefinito nell'aria. Una sensazione di deja vu. Il corridoio e' lungo, circa sei metri, ma sembra sia un chilometro. Il verde pastello della moquette ne fa una pista di atterraggio, e l'alcool che gli scorre nelle vene gli da' la sensazione di volare. Si butterebbe a terra volentieri, ormai e' ridotto in uno stato pietoso. E' solo l'ombra dello scrittore che era, e cerca di ritrovare le sue storie migliori sul fondo di una bottiglia dalla quale non puoi uscire. Hai una donna che ti amava, e te la stai facendo scappare, ma non te ne importa, dice a se stesso. Ricomincia a camminare, e mille ricordi si fanno strada, gli anni che scorrono via, le lacrime di rabbia che bagnano quel dannato foglio bianco! Ricomincia a camminare, scosso da questi ricordi che diradano per un momento i fumi del pessimo whisky che gli ha ridotto il fegato ad un ammasso di carne che neanche un gatto vorrebbe. Torna a sedersi.

 

Franz si alza. Quello che ha scritto non convince neanche lui, come potrebbe convincere qualcuno che deve spenderci sopra un capitale, al fine di stampare un ammasso di carta e di idee inutili che nessuno comprera'.

 

Il rumore lo attira di nuovo fuori. Urta la maniglia bestemmiando, e si avvia barcollando verso la porta. Le sue opere dei primi anni, quelle sì che erano capolavori. Capolavori che nessuno leggera' mai, ma capolavori. Nel corridoio accade qualcosa, c'e' un'ombra tra lui e la porta. Un momento, ed e' tutto finito. L'uomo vestito di nero si inchina a sentire il battito, quindi arraffa un paio di stupidaggini sul comodino della stanza da letto, tanto per dare un movente alla polizia, quindi esce. Due sere dopo, in un piano bar, incontrera' la donna che ha commissionato tutto. Ma ora deve scappare.

 

Franz si alza di nuovo. Ancora quella stupida soluzione, il sicario assoldato dalla moglie. Dai, sono decenni che nessuno si beve piu' queste soluzioni narrative, fatti uscire qualcosa di meglio.

 

L'uomo se ne va. Un vicino nota la porta aperta e chiama la polizia pensando ad un furto, la polizia arriva e trova il cadavere.

 

Il detective comincia a girare per la casa, mentre gli agenti cominciano i rilievi del caso. Bella casa, bell'arredamento, bello il salone, ma e' orribile quel computer al centro della parete in fondo. Muove il mouse, il salvaschermo scompare, in alto alla finestra sul monitor c'e' l'incipit della nuova opera del defunto artista. Ne legge le prime righe:

 

E' notte. Franz e' seduto alla scrivania del suo studio, sta scrivendo al computer. La porta della stanza si scosta e la voce di una donna risuona nel corridoio buio.

 

Io vado

 

FINE

 

Era una notte... del 2000

 

E' notte. Franz e' seduto alla scrivania del suo studio, sta scrivendo al computer. La porta della stanza si scosta e la voce di una donna risuona nel corridoio buio.

 

Io vado.

 

Franz si appoggia allo schienale della poltroncina, chiude gli occhi. I passi della donna si allontanano nel corridoio, poi la porta d'ingresso si chiude. Franz risponde quando lei non puo' piu' sentirlo.

 

Ciao...

 

Torna al computer. In fondo al corridoio, la porta d'ingresso viene di nuovo aperta e poi chiusa piano. Franz sbuffa, gli occhi sempre incollati al computer.

 

Che c'e' ancora?... Hai dimenticato qualcosa?...

 

Nessuno risponde. Franz si volta lentamente verso la porta della stanza...

 

SEGUITO

 

Franz si incammina con passo deciso. Sono passati i tempi in cui il corridoio sembrava lungo chilometri, i tempi in cui ad ogni passo doveva temere di cadere, vomitarsi addosso, o peggio. Ormai e' pulito. Sono anni che accende una candela nella vecchia cattedrale, a imperituro ricordo del giorno in cui ha spezzato la bottiglia sul muretto del ponte e si e' ripulito. Ormai e' un altro, un uomo nel fiore degli anni, uno splendido quarantenne, con una donna che lo ama, che ha quindici anni di meno, che lo aiuta a sopravvivere nelle lunghe notti invernali, quando fa freddo e la bottiglia e' un richiamo spaventoso, un buco nero pronto a risucchiarti. La porta e' aperta.

 

La donna che lo sta guardando e' di una bellezza impressionante. Il suo abito da sera lungo e' di un velluto piu' nero delle notti invernali che lo spaventano ancora molto. I suoi occhi sono verdi come la speranza di farcela, i capelli biondi come il sogno di un bambino. La sente parlare. La vede parlare. Non emette suoni.

 

Franz comincia ad avvicinarsi, facendo piu' attenzione a quell'apparizione bella come un tramonto sull'oceano. E' una bellezza disarmante, di quelle che i poeti dell'antichita' erano cosi' bravi a descrivere, di quelle che da noi mortali non possono essere che sognate. Sente il rumore dei capelli che frusciano al vento, come se si trovasse per incanto sul ponte dove tutto fini' e ricomincio'. Si avvicina alla donna che lo bacia. Quindi lo abbraccia, e tra le sue braccia sembrano finire tutte le strade del mondo. Qualcuno dice che ci sono due cose sicure nella vita, ma la seconda, ovvero le tasse, secondo me non e' cosi' certa.

 

Un'ora dopo, la moglie di Franz torna, e lo trova sorridente come un bambino. Un bambino che e' rimasto tanto affascinato dal suo ultimo gioco da non volersi piu' rialzare da terra.

 

Franz e' morto, ma la sua vita continuera' per sempre, immortalata nel disco fisso di una persona che spera di avere un futuro nello stesso campo ;-)

 

FINE

Alessandro Maiucchi