Bustuaria Moecha

Era stato a un funerale e non aveva saputo resistere, il modo in cui quella praefica piangeva il morto, disperandosi come fosse suo marito, intonando litanie disperate dai toni sovrannaturali, e poi lo sguardo lascivo che gli aveva lanciato di sbieco, sicuramente a volerlo adescare, gli aveva sciolto il ventre. Prese appuntamento con lei per quella notte stessa, al cimitero, nei pressi di quella tomba fresca. Le Bustuariae facevano così, di giorno piangevano i morti e di notte vendevano il proprio corpo tra le tombe, nocticule falene dai movimenti lenti e sensuali. Non attiravano solo aspiranti necrofili alle prime armi, ma anche soggetti con la mania del potere che volevano assecondare la fantasia di possedere una vedova sulla tomba del marito appena morto. Caio colui che prese appuntamento con Noctilla, la più famosa tra le Bustiariae Romane era uno di quelli, era stato proprio lui a uccidere Lucio, l’uomo del funerale mattutino a cui aveva assistito impassibile.

La notte primaverile era mite ma il cimitero nottetempo appariva ugualmente tetro. Noctilla lo attendeva, distesa sulla bara, seminuda, pareva morta. Caio non aveva mai posseduto una donna inerte, la cosa lo eccitò, le sue fantasie necrofile si fecero spazio dissipando il suo primo desiderio. Si chinò sulla finta morta come un avvoltoio che sovrasta una carcassa, le posò sugli occhi le due monete d’oro, un gran prezzo, che erano il pagamento per una professionista del rango e della fama di Noctilla; le monete di Caronte che avrebbero reso più realistico il sordido, blasfemo amplesso con la morta. Ma un colpo di daga fece scoppiare le viscere nel fianco di Caio, poi un altro è un altro ancora. Il corpo crivellato dalle coltellate s’abbandonò privo di vita sulla Bustuaria adescatrice che lo attendeva a gambe aperte. Il sangue irrorava quel corpo abbondantemente, colorando il pallore di spettro della puttana notturna mentre la luna di primavera illuminava la fossa di argentee striature. Noctilla stava per soffocare sotto il peso del novello cadavere, a liberarla furono i due assassini che lo avevano pugnalato alle spalle. Tullia, la moglie di Lucio, vendicato il marito, pagò i sicari e li congedò nella notte stellata. A Noctilla spettò il doppio del suo compenso di puttana cimiteriale, oltre alle monete cedute dal porco morto che gli giaceva accanto. Una notte grassa, poi Tullia si denudò, candida come il latte che stilla dalla fonte del chiaro di luna, si distese nella bara con Noctilla, sua storica amante, insieme consumarono un amplesso lento e sinuoso accanto al morto ucciso di fresco lordandosi lascive del suo sangue caldo.

Davide Giannicolo

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