Il vento
della sera sferzava le cime dei pioppi con schiaffi ampi e potenti, la notte calava
silenziosa, cogliendo di sorpresa il mare che roboante e maestoso la cullava con i suoi
suoni profondi. La casa in cima al promontorio era immersa in un silenzio tangibile, rotto
solo da singhiozzi strozzati. La giovane donna giaceva raggomitolata in posizione fetale
sul grande copriletto, con rose grandi e colorate a farle tutt'intorno da giardino. Una
lettera stropicciata intrisa di pianto le sfuggì dalle mani andandosi a posare su un
tappeto così grande da rivestire tutto il pavimento. Accanto alla figura femminile
riversa sul letto, su un comodino dai piedini esili e precari, un ritratto dalle linee
semplici e sottili si vantava della propria cornice di conchiglie, e due volti giovani dai
quali emanava una felicità che può essere concessa solo dall'amore, ammiccavano
sorridenti alla mano del pittore. Oltre la porticina che portava ad un corridoio stretto
poi giù fino all'atrio, due scarponi da marinaio, consunti dalla salsedine e macchiati
dal tempo, scandivano con la loro immobilità ricordi dolorosi.
La nave era partita dieci giorni prima, carica di sogni e di speranze, dal porticciolo
della piccola cittadina del Maine. A bordo 15 marinai, tre mozzi e il capitano. Persone
semplici, pescatori dall'animo affilato dalle onde. Dopo un giorno e mezzo di navigazione
un enorme tronco d'abete, galleggiando sul pelo dell'acqua, aveva sfondato la prua della
nave, arrecando danni irreparabili e compromettendo la salvezza di tutti. Il mare in
tempesta e le temperature ancora proibitive avevano fatto il resto. Dei 19 pescatori a
bordo nemmeno uno si era salvato, e i passeggeri della nave a poche miglia da loro non
avevano potuto fare altro che assistere impotenti alla loro fine, ostacolati dal dare
soccorso dalle immense onde oceaniche. Questa la comunicazione scarna e sintetica con cui
le autorità costiere le comunicavano che dei passeggeri a bordo del "Persefone"
nulla era rimasto, se non qualche indumento condotto a riva dalle onde.
Zack, il suo Zack, non c'era più. Marinaio da generazioni, avrebbe accettato di buon
grado la morte nell'abbraccio freddo del mare, ma tutt'altro sentimento campeggiava nella
moglie, stremata e svuotata dal dolore. Non mangiava da due giorni. Indifferente ormai
alla vita che portava in grembo si limitava a sedere sul dondolo color rosa antico in
veranda e fissare il mare, come se da un momento all'altro il marito potesse tornare vivo
e vegeto a portare a termine i suoi doveri di amante e di padre. Aveva deciso di lasciarsi
morire così, di andare incontro all'oblio per incontrare di nuovo il suo amato. Ma
l'attesa era troppa e troppo dolorosa.
Svegliata dal sonno in una mattina scura e nuvolosa si diresse al dirupo. La vestaglia
svolazzante nel vento, le mani chiuse come a trattenere la sua voglia di vivere ancora, i
piedi scalzi e segnati dai sassi in mezzo all'erba che tappezzavano la via verso la morte.
I capelli sciolti sulle spalle bagnati dagli spruzzi sottili d'acqua salata le scendevano
sulle spalle, rivelando un volto la cui espressione aveva ben poco dei vivi. Ad un tratto
si fermò, pochi metri e sarebbe stata libera, libera di non soffrire più come se le
avessero strappato il cuore dal petto, libera dal pensiero di una vita senza di lui,
libera dall'idea del suo corpo virile straziato dagli scogli e consumato dalla voracità
dei pesci. Si fermò, accasciandosi come una bandiera non più sorretta dalla brezza, con
il vento che le si infilava sotto le vesti e in mezzo ai respiri, non più capace di
proferir parola, succube di un dolore fisico così potente che perse conoscenza. Quando si
risvegliò si trovava dentro alle coltri di un letto che non era il suo, amaramente ancora
viva e
svuotata aimhè, svuotata anche di quell'unico tesoro che il marito le aveva
donato prima di morire.
Aveva perso il bambino a causa del trauma emotivo subito e si trovava sotto osservazione
medica per timore di eventuali complicazioni successive all'aborto. Ma la sua voglia di
vita sembrava essere ricomparsa, come l'eremitica speranza che riappare superstite di
immani tragedie. Dolore dopo dolore, lei era ancora viva e avrebbe pianto le lacrime del
lutto dalla sua casa sul promontorio. La sua antica passione per la cura del giardino le
sembrò sulle prime, una manna scesa dal cielo, un braccio teso a sollevarla in questo
momento di profondo abbattimento.
Vedendo crescere e fiorire le sue creature, ritrovava un pò dell'amore perduto e dei
sorrisi cancellati dal mare che le aveva portato via ogni cosa che potesse starle a cuore.
Persino la lettura riprese ad appassionarla, seppure in ogni narrazione, in ogni
sventurata eroina rivedesse un pò di se stessa e un pò della propria ormai dilaniata
famiglia. Poi successe: una notte di luna piena in cui tutto sembrava acquisire un'ombra
di nefasto presagio si ridestò, turbata dall'aver udito un rumore nell'atrio. In quelle
vecchie dimore vittoriane ogni singolo suono pareva amplificato, ma quel camminare su e
giù per il salone le aveva fatto accapponare la pelle. Scese reggendo una candela, lungo
le rampe ripide fino alla porta di ingresso e qui si impietrì. Orme bagnate di acqua
salmastra e fango dalla soglia si avvicinavano all'uscio del grande salone al pian terreno
e goccioline annacquate di sangue percorrevano la stessa strada. Il fuoco scoppiettante
nel camino sembrava proiettare sulla parete dell'atrio demoni sorridenti e un odore di
mare, di pesce e di morte permeava l'aria. Con un gesto tremante aprì il cigolante uscio
e fu proiettata all'interno della stanza illuminata solo dai riflessi del fuoco, come se
una mano determinata e crudele l'avesse spinta, spinta a confrontarsi con i suoi peggiori
incubi. Ritto, accanto alla libreria, celato solo in parte dall'oscurità la chiamava, con
il suo canto di morte, il marito. Gli scarponi da marinaio addosso, come se fosse di nuovo
lì ad aspettare l'alba per uscire a gettare le reti, e un fagotto stretto tra le mani
sulle quali nitidi apparivano i morsi dei pesci. Le parlò movendo le labbra ma senza che
lei potesse udire alcun suono, tuttavia nella sua mente si formavano i pensieri che lui
era in grado di trasmetterle. Vieni con noi, diceva, e saremo nuovamente una famiglia. La
candela sfuggì alla presa delle sue mani, specchio della sua anima ormai priva di forze,
e piombò sul tappeto in salotto cominciando ad ardere il tessuto sottostante. Lei non se
ne accorse, virò improvvisamente verso il marito e avanzò, con le mani tese a scoprire
l'orrendo dono riportato dal regno dei morti. Raggiunse l'angolo nella semioscurità
accanto alla libreria in solido noce inglese e abbassò lo sguardo (ormai privo di ogni
senno) sul fagotto semi scoperto. Mentre il fuoco divorava libri e tende, lei urlò alla
vista di suo figlio.