"Accomunare metodicamente gli aggettivi brutto con perfido,
oppure bello con buono e con gentile è un errore che in certi casi non si può ripetere
due volte".
J.
E'
una Sirena! Guarda, è proprio una Sirena. -
La lusinghevole e sinuosa forma che si intravedeva nell'oscurità, illuminata a malapena
dai raggi di una luna smorta al primo quarto, dava l'impressione veramente di essere per
metà donna e metà pesce. Ma lui ancora non la riusciva a scorgere.
Già da più di un'ora Fred era poggiato contro l'inferiata che lo divideva da un tuffo
nelle gelide acque del Mare del Nord, ad almeno sessanta miglia nautiche dalla costa più
vicina.
La voce melodiosa che salmodiava, simile ad uno strumento a corde, lo stava attraendo a
sè lentamente ma costante, come il suo timbro suadente ed ipnotico.
- Tom, guarda. E' Lei, finalmente. -
Fred gli indicò, senza nemmeno voltarsi, verso il piccolissimo scoglio appena affiorante
sopra l'acqua insolitamente calma, sorridendo come un giulico bambino e agitandosi gioioso
in preda ad una dolce follia.
Tom lo osservava con gli occhi fissi e spalancati. La bocca era aperta in una smorfia che
comunicava una morte giunta molto dolorosamente e lungamente attesa.
Era rimasto lì, inchiodato di fianco alla porta della cabina, dalla fiocina di Fred, che
gli aveva trapassato lo stomaco piantandosi profondamente nel duro legno sommariamente
levigato, come un chiodo si pianta con la stessa facilità in un tappo di sughero.
Fred balzò come una molla verso il timone del minuscolo scafo, virando verso destra per
avvicinarsi al suo tanto amato e bramato desiderio. La Sirena.
Tornò veloce contro il parapetto. Non voleva più neppure per un solo istante perdere la
vista su quella forma perfetta, anche se adombrata dal continuo viavai di nuvole, che lo
richiamava a sè con quel suo tono stupendamente unico.
- Vieni a vederla Tom. E' bellissima
e mi vuole. La senti? Mi chiama ... darei
l'anima ed il cuore per Lei. -
Ora, dopo la virata, Tom non lo fissava più. I suoi gonfi e grandi occhi, pareva
volessero fuggire fuori dalla testa, penzolante in avanti sulla spalla sinistra, puntavano
al pavimento di coperta inzuppato dal suo sangue nero, coagulato in una grossa pozza ai
suoi piedi.
Il sangue, da un pezzo non sgorgava più dalla ferita, allargata a dismisura dal peso del
massiccio corpo esanime che si era bloccato con la fiocina incastrata tra il costato e la
colonna vertebrale.
L'arpione si era inclinato verso il basso e a destra, finchè il cadavere non si era
posizionato definitivamente, immobile e grottescamente seduto.
Attraverso le carni lacere il vento filtrava dallo sbrego nel torace uscendo dalla schiena
in un sibilo terribilmente osceno, sfilando dalle forzate fessure tra il corpo appoggiato
e la parete della cabina.
Cambiando di forza la posizione al cadavere, il vento usava il corpo straziato come un
raccapricciante strumento musicale, alternando tormentose note e silenzi in una macabra
sinfonia mortale.
Fred non la sentiva, non poteva sentirla quella effimera sonata. La sua mente era
occupata, assillata, smaniosa.
La snella ed irreale figura era a pochi metri da lui, e se ancora non riusciva a
distinguerla appieno era per colpa di un cirro dispettoso che lo impallava con ombre
moleste.
Se il tratto che lo divideva da Lei fosse stato in terra ferma, sarebbe saltato giù dal
lento battello e le sarebbe corso incontro. Pensò.
Ma
perchè no? Nessuno glielo impediva o lo tratteneva. Non doveva camminare ma
solamente nuotare.
Tom aveva tentato di fermarlo, ma lui non poteva capire. Non si era gettato in mare
perchè era ancora distante da Lei e non sapeva orientarsi sul dov'era la fonte di quella
gentile, mirabile e promettente voce.
Ma ora
ora era lì, vicinissima
e la barca era lentissima
Non ce la
faceva più ad aspettare. Con poche bracciate di nuoto potente l'avrebbe raggiunta prima,
e avrebbe finalmente potuto offrirle se stesso ed il suo cuore come un pegno d'amore e per
sempre.
La voce ormai, era forte e risuonava chiara e nello stesso tempo rimaneva indistinta.
Sembrava provenire da tutt'attorno a lui e gli riempiva la testa, incessante e
armoniosamente possessiva.
Il cuore, accelerando, batteva ritmando i cambi d'intonazione in sincronia con le tempie,
martellando tutto il suo essere in una totale e dissennata ossessione.
Si tuffò in preda ad una smania di possesso indescrivibile. La voleva ed era lì e
soprattutto, era Lei che voleva lui.
L'acqua gelida amplificò oltremodo il suo già grande desiderio, come se staccandosi
dalla barca avesse tagliato l'invisibile cordone ombelicale che lo frenava. Nuotò veloce,
agitandosi scoordinatamente nella fretta e mulinando le braccia con tutta la forza che
aveva in corpo.
Le mascelle dello squalo si chiusero nella loro terribile morsa. Un urlo di indicibile
dolore si scaricò inudito nell'aria, mentre la gamba sinistra di Fred, tranciata a metà
coscia, cambiava la sua corsa verso il fondo del mare.
- Aiuto! Tom, aiuto! - Mentre urlava in preda alla più assoluta delle paure, Fred si rese
conto di essere stato tradito, attirato in una trappola da Lei. Tom non poteva aiutarlo,
era morto perchè lui lo aveva ucciso. Si rese conto della realtà dei fatti quando lo
squalo lo riattaccò. Il suo ultimo istante di vita.
Il richiamo si smorzò in un gorgoglìo di bolle sulla superficie del mare non più
immobile, rotta da una serie di cerchi concentrici in espansione.
Staccato di netto il busto all'altezza dei reni all'attacco precedente, lo squalo si
avventò con inaudita ferocia sul tronco superiore del cadavere di Fred, in balìa delle
onde smosse, inforcandolo con la bocca spalancata, frantumandone le costole e facendo
schizzare fuori i polmoni in brandelli come un tubetto di colore. Pezzi bianchi, rossi e
nocciola si espansero sull'acqua, cullati dal moto ondoso indotto, in fase di
riacquietamento.
La voce continuava a risuonare, cantando melodica, intonata ed imperterrita, fluendo dalla
bocca quasi immobile della Sirena. Ella iniziò a muoversi piano su quel minuscolo tratto
di solida sostanza, così fuori luogo in quella fluida distesa. Sembrava un accenno di
danza il suo, con movimenti lenti, caldi ed invitanti, incurante pareva, di tutto ciò che
stava accadendo.
La testa dello squalo uscì dall'acqua prepotentemente, in prossimità dello scoglio e
avanzò di quel poco per arrivare a ridosso della mirabile figura metà donna e metà
pesce. Spalancò le fauci.
Continuando nel suo magnetico canto, Ella allungò l'esile braccio tra i denti grossi ed
aguzzi come pietre scheggiate, raccolse qualcosa che pareva muoversi, pulsante, e con un
movimento delicato ed armonico se lo portò alla bocca.
Smise di cantare e lo squalo si inabissò rumorosamente, lasciando, dopo il turbinio
iniziale, l'acqua ferma e tranquilla com'era prima del suo arrivo.
Un silenzio spettrale si impose in quell'ambiente vuoto in un manto tetro ed alienante. La
pallida luna riuscì a penetrare attraverso la dispettosa nube che stazionava sopra,
andando ad illuminare il volto della mitologica quanto soave creatura, stesa sul minuscolo
scoglio.
Un viso dolce e stupendo, contornato dai lunghi capelli biondi e lisci, rifletteva bianco
e delicato al raggio galeotto, con le labbra sottili come una riga di matita, bordate di
rosso amaranto.
Due flebili rigagnoli di sangue le colavano ai lati della bocca, accendendola di un
particolare, triste sorriso, mentre masticava soddisfatta e lentamente. Portò di nuovo
l'esilissima mano, con le dita lunghe e affusolate, verso la bocca, con un movimento
aggrazziatissimo, dando un secondo piccolo morso alla massa rossa scura grande come un
pugno.
Il cuore di Fred, o ciò che ne rimaneva, smise di pulsarle sul palmo aperto.
La Sirena accentuò le labbra ad un tenue sorriso e lentamente, con una squisitezza di
gesti indescrivibile in gentilezza, proseguì e finì il suo pasto, mentre le nuvole si
erano diradate completamente e la debole luce lunare si posava su di Lei, facendone
risaltare le prospicienti, quanto subreali curvità.
I rivoli arrossati le erano scesi oltre il collo, raggrumandosi in macchie più scure e
brune.
Si schizzò leggermente il volto con l'acqua salata e poi si lasciò scivolare
morbidamente nel mare, fine e delicata, tanto da non incresparlo nemmeno, mentre
all'orizzonte un primo raggio giallo ed arancione sbucava, inclinato, a dividere il mare
dal cielo.