Il palazzo maledetto

Solo nelle fredde mattine d'inverno si poteva avvertire nell'aria di quel paesino sconosciuto, immerso in un'atmosfera quasi spettrale, un'aria piuttosto fredda provenire dal vecchio palazzo Montreschi che sorgeva proprio nel mezzo di quel paese sconosciuto in cui le strade erano sparpagliate senza seguire un ordine logico e mentale.
L'aria aveva un odore glaciale quasi trasformandosi in vapore quando veniva a contatto con la gelida aria dal paese lasciando dietro di sè una scia di orrore e mistero.
Non capii mai come si chiamasse quel paese immerso nelle montagne nei pressi delle sorgenti del Secchia dove sono capitato per caso mentre viaggiavo verso Parigi, anche perchè il paese non aveva abitanti, almeno così mi è sembrato perchè sembrava quasi disabitato; l'unica persona con cui sono riuscito a parlare per 5 minuti di fila era il prete del paese che mi spiegò molte cose a proposito del palazzo Montreschi.
Era stato costruito per l'uomo che un tempo fece di quel paese la sua villa estiva. Fu nella chiesa che vidi una ragazza pallida quasi evanescente che camminava verso l'altare a testa bassa, ma il prete sembrò non vederla e continuò a parlarmi, dopo quella visione avvertii un brivido freddo su per la schiena.
Dopo quello che sentii decisi di visitare il palazzo, la porta si aprì dolcemente e il freddo mi pervase per tutto il corpo, sentii dei passi che si affievolirono fino a scomparire ...
Davanti a me avevo delle scale di granito grezzo che probabilmente portavano al piano superiore ma non volli salire. Un corridoio a destra portava in una stanzetta vuota molto illuminata che però non conduceva da nessuna parte ... ancora quei passi ... questa volta sembravano ancora più vicini, mi girai lentamente e mi parve di scorgere un velo bianco che si allontanava su per le scale ... corsi verso l'altra ala del palazzo, mi trovavo in corridoio lungo con molte finestre sul lato sinistro, la luce del sole veniva proiettata sul muro velata dalla nebbia che avvolgeva il paese.

Non avevo idea di quello che mi sarebbe successo dopo essere arrivato fino in fondo, sulla mia destra era, come scavato nella roccia, uno stretto corridoio che cadeva verso il basso finendo con una robusta porticina di legno massiccio.
La prima cosa che mi balzò agli occhi fu che la porta non era chiusa e allora entrai, mi trovavo di fronte ad uno spettacolo orribile, decine di teschi erano ammassati nel centro di quella stanza, sempre lì dentro c'era una cella ma non osai guardarvi dentro per paura di quello che la mia vista avrebbe dovuto sopportare, ma non resistetti alla tentazione di darci un'occhiata: era tutta buia e due occhi gialli mi guardavano dall'oscurità profonda ... era un gatto, il micio venne verso di me e si strusciò sulla mia gamba e fece un cenno come se volesse essere seguito.
Entrai nella cella oscura e vidi l'orrore in faccia, un uomo scheletrico, calvo, mi fissava con occhi penetranti ... per fortuna era ancora vivo, indossava degli stracci che un tempo erano stati sfarzosi vestiti; mi disse: "Chi sei?", la suo voce era una metà tra un lamento angoscioso ed una voce carica di odio represso. Non riuscii a spiccicare parola, l'ambiente della stanza si faceva sempre piu freddo e l'uomo mi disse: "Seguimi ..." e si allontanò a passi leggerissimi verso il corridoio, lo seguii a passi tremanti. Il palazzo era diventato buio e tetro e non aveva più la luminosità che aveva quando ero entrato.
Il freddo mi attanagliava tutto il corpo e sentivo infinite lame di ghiaccio che mi trafiggevano senza pietà.
Finalmente riuscii a parlare ma al posto della voce mi uscì un gemito strozzato. Quell'uomo misterioso si girò e cominciò a danzare a ritmo di tamburi profondi, i suoi erano passi arcani senza una logica, con il dito disegnava strani simboli nell'aria che rimanevano impressi in scie di fuoco e poi scomparivano. Il pavimento cominciò a tremare al suono di quei tamburi che sembravano suonati da una forza spaventosa ad un ritmo bestiale che andava facendosi via via sempre piu tetro e porofondo.
Il signore che avevo incontrato nella cella cominciò a gonfiarsi e a diventare sempre più alto e stava assumendo un aspetto caprino, mi trovavo faccia a faccia con il diavolo, all'improvviso un'enorme fiammata sboccò dalla porta in cima alle scale che si bruciò in pochi secondi, dentro quella porta che prima era rimasta sempre chiusa vidi centinaia di uomini incatenati per i piedi con la testa verso il fuoco costretti a passarsi enormi macigni di lava incandascente ...

 

Mi svegliai nel mio letto, fradicio di sudore con gli occhi sbarrati fissando il comò di fronte ai piedi del letto, improvvisamente una scia di freddo mi attraversò, mi alzai, aprii la porta della mia camera e in un flash rividi le scale di quel palazzo, questa volta ero in cima ... mi accorsi che non era un flash, una mano mi afferrò e mi ritrascinò nella stanza ...
Nessuno seppe più cosa mi successe dopo, mi ritrovarono morto sul pavimento con un grande "666" sulla schiena marchiato a fuoco ... Vorrei saperlo anch'io.

Stefano nasce a roma nel 1988 e dall'età di 11 anni si appassiona a romanzi horror e fantasy vantando una collezione invidiabile di questi libri e film. Ha collaborato con il Terrouge Magazine e altre e-zines sul mondo horror e fantasy. I suoi autori preferiti sono R.L.Stine, Sthepen King (soprattutto "IT"), Brian Jacques, Lovecraft ed Edgar Allan Poe. Un giorno sogna di poter leggere il Necronomicon.