Ricordo la
mia infanzia; ero sempre stato un bambino introverso. Questa mia timidezza non la vedevo
come un difetto, era il mio carattere stare sulle mie e farmi gli affari miei. La gente
spesso malintendeva e pensava che fossi presuntuoso e altezzoso; aggettivi che però, in
nessun modo, mi descrivevano. Ma non era soltanto la mia riservatezza che mi rendeva poco
simpatico, c'era anche questa aura intorno a me, così misteriosa. Le persone percepivano
una strana sensazione in mia compagnia, questa sorte di mistero non le affascinava o
incuriosiva, più che altro mi faceva apparire freddo e senza emozioni.
E' incomprensibile come gli umani possano essere crudeli: emarginare un bambino perchè è
timido e non facilita il restauro di rapporti. Come è possibile che a qualcuno passi per
la testa che una così fragile creatura come me non abbia emozioni? Io di emozioni ne
avevo, eccome! Ma visto che non avevo mai avuto un amico con il quale condividerle, ero
costretto a tenerle soltanto per me.
Tutto cominciò molto presto: all'asilo giocavo da solo in un angolo del cortile. Poi
quando frequentai le scuole elementari ero l'unico scolaro seduto nel banco da solo.
Naturalmente alle medie e alle superiori la faccenda non cambiò per nulla. Una cosa però
cambiò: al posto delle prese in giro dei compagni, ci furono i bisbigli dietro le spalle
oppure fui ignorato completamente. Io continuai a stare sulle mie e andai avanti senza un
aiuto o la compagnia di un coetaneo.
A scuola andavo bene, il che era naturale visto che non avevo nessuno con cui passare il
mio tempo libero. Così la maggior parte dei miei pomeriggi li trascorrevo sui libri che
erano diventati come degli amici. Anche se prendevo sempre dei buoni voti non ero uno
studente benvoluto trai i professori. Si sa che i maestri anche se dovrebbero essere
obbiettivi, lo sono raramente; tra i loro scolari ci sono quelli che preferiscono e altri
che li piacciono di meno. Come potete immaginare io non facevo parte della prima
categoria, anzi ...
Abituato alla solitudine completa la soffitta divenne il mio rifugio. Era lì il mio
regno, dove mi mettevo a leggere decine di libri ogni mese.
Spero che voi come lettori almeno abbiate capito che ho passato un'infanzia in solitudine,
incompreso e emarginato dalle vite dei miei coetanei.
Ora che probabilmente avete compassione per me e pensate che io sia stato un ragazzino
povero e indifeso, devo raccontarvi di più su di me.
Devo parlarvi di una mia grande passione: avevo e tuttora nutro la passione per le cose
morte.
Quando avevo 6 anni per esempio amavo giocare con le carcasse di animali, paragonabile a
come le bambine giocavano con le loro bambole.
Era difficile per me a quell'età procurarmi degli animali morti. Con il tempo però
perfezionai le mie tecniche. All'inizio usavo un topo trovato morto in cantina oppure
andai a caccia di scarafaggi in giardino.
Cresciuto di qualche anno non mi soddisfacevo più dei soliti animaletti. Nel rione la
scomparsa di gatti, e in seguito anche di cani, aumentò. Certi vicini erano disperati,
appendevano persino dei volantini per la città per ritrovare il loro amato
"Fuffy".
Io intanto me la ridevo ...
Con il passare del tempo in un certo senso cambiarono anche i miei "giochi",
cominciai a vivisezionare le mie "vittime", a giocare con le loro interiora e
ogni tanto a degustare qualche loro parte.
Per me la cosa migliore era avere tra le mani una creatura, sentire il suo cuoricino
battere nella gola ... stringere ... pian piano ... stringere ... finché il battito
diminuisce
il respiro scompare ... la morte tra le mie mani ...
E' una sensazione indescrivibile, senza eguali, eccitante al massimo.
Crebbi ancora, sempre in solitudine. La mia passione, come una droga indispensabile per la
mia vita, non scomparì, anzi ... crebbe anche lei, con me.
Andai a caccia di animali più grandi nei boschi, comprai criceti, conigli eccetera. La
mia voglia era senza fine e aumentava ogni giorno.
Arrivai a un punto decisivo della mia vita, quello che avevo avuto fino ad allora non mi
bastava, avevo bisogno di qualcosa di più. Arrivò la notte adatta. Presi piccone e
paletta e andai al cimitero nel quale pochi giorni prima avevano sotterrato un giovane
ragazzo. Dopo quasi un'ora riuscii a prelevare il cadavere dalla bara, lo misi in un sacco
della spazzatura e lo portai in soffitta, la mia tana ...
Amavo il sapore dei morti, per me era una goduria inalare quell'odore intenso di
putrefazione che aumentava di giorno in giorno.
Aspettavo con ansia il prossimo funerale, però un giorno lessi in prima pagina del
giornale locale il seguente titolo: "Profanazione di tombe a Mxxxx"
Dovevo trovare un'altra soluzione ...
Mi trasferii in una città più grande, nella quale potevo sfogare le miei voglie ...
molto meglio.
Adesso con il mio racconto sono arrivato al presente. Ho una vita perfetta secondo me,
anche se ancora non nutro vere e proprie amicizie (ho qualche collega di lavoro). Ma come
sapete bene per me non conta la vicinanza di una persona ... non ho bisogno di esseri
viventi ... ho bisogno sì di esseri ... ma non viventi ...
Stanotte vado a caccia. Andrò in un pub a bere qualcosa, poi vagherò per le stradine di
qualche rione e prima o poi troverò qualcuno adatto ...
Chissà se l'indomani avrò nuovamente l'onore di coprire pagine intere dei giornali, non
più soltanto di quelli regionali, ma soprattutto di quelli nazionali:
"Scomparsa di due gemelli di 8 anni. Nessuna traccia dei rapitori"
"Escursionista inciampa su ossa umane nel bosco vicino a Txxxx"
"Trovata strangolata, dissanguata e infine violentata una giovane donna non ancora
identificata"
... e io me la rido ... nessuno pensa che si tratti dell'opera di un solo uomo ... Si cercano profanatori di tombe, rapitori, sette sataniche, un violentatore ... e invece si tratta di me e della mia passione per le cose morte ...
Elisa De Paoli vive a Milano ma è nata ad Innsbruck nel 1980. Dopo il diploma di maturità ha cominciato a lavorare in un ufficio di assicurazioni. Le sue passioni sono da sempre i film e i libri horror. Il suo regista preferito è Hitchcock.