Quando
acquistammo quella casa, tutti dissero che avevamo fatto il miglior affare della nostra
vita.
Certo, le disponibilità economiche non ci mancavano, ma sfido chiunque a dimostrare di
non aver mai provato un brivido di soddisfazione ed eccitazione quando si è certi di aver
ottenuto qualcosa pagandolo molto meno del suo effettivo valore.
E' vero, la villa ottocentesca che avevamo comprato aveva bisogno di un restauro completo,
ma il prezzo era davvero troppo allettante per lasciarsi sfuggire una simile occasione.
Perchè ricercare le ragioni di una valutazione così bassa? Perchè porsi inutili
domande? No, ora pregustavo solamente la fine dei lavori di restauro ed il primo inverno
che io e la mia giovane moglie avremmo passato in quella splendida magione in montagna,
riscaldati dal fuoco amico dell'enorme caminetto.
Partimmo in una grigia mattina di fine novembre, ed una volta arrivati nella cittadina la
cui periferia ospitava la nostra nuova casa, seguimmo i cartelli per la provinciale ed in
breve tempo fummo di fronte alla villa. Ridevamo e scherzavamo, felici e impazienti di
vedere il risultato dei lavori. Il sorriso però si spense sulle labbra alla vista del
maestoso edificio.
Ora che era stata restaurata era veramente impressionante. Le pareti rosso fuoco
sembravano quasi trasudare energia vitale, le persiane delle finestre e le porte
d'ingresso davano all'edificio l'aspetto di un volto umano, urlante e sofferente. Dietro
ad esso, il bosco di sempreverdi che era a stretto ridosso, dava una sensazione di
oppressione, quasi come se volesse abbracciare la villa e soffocarla in una stretta
mortale.
Scacciai velocemente questi pensieri e superato il primo momento di disagio, condussi mia
moglie lungo il vialetto d'ingresso ed entrammo dall'ingresso principale. Il colpo
d'occhio fu certamente d'effetto, gli operai avevano fatto uno splendido lavoro,
restituendo la magnificenza di un tempo agli splendidi affreschi che adornavano le ampie
volte della casa. Non sembrava un restauro, pareva piuttosto che tutto fosse tornato come
150 anni prima. Per non parlare di mobili e quadri, molti dei quali pezzi originali della
casa stessa.
Mi ripromisi di telefonare il giorno successivo all'impresa che aveva in appalto i lavori,
per complimentarmi dell'opera svolta.
Arrivò velocemente l'ora di andare a dormire ed entrando nella stanza vedemmo che
l'enorme letto a baldacchino era sormontato da un quadro immenso, che ritraeva una
splendida donna bionda, eterea e misteriosa. Non potei fare a meno di notare come il suo
lieve sorriso fosse velato di tristezza e di sofferenza.
La prima notte fu un inferno. Mia moglie si agitava in preda ad incubi terribili.
La seconda, se possibile, fu ancora peggio.
Mi svegliai di colpo e la vidi in piedi davanti al letto, in conteplazione assorta del
dipinto. La chiamai, cercai di scuoterla dal suo dormiveglia e la adagiai sul letto dove
finalmente si addormentò tranquilla. Il giorno successivo le chiesi spiegazioni, ma lei
non ricordava assolutamente l'accaduto.
La seconda volta successe quello stesso pomeriggio. La trovai ancora in stato
confusionale, seduta in camera con in mano un antico specchio finemente lavorato.
Cominciavo a preoccuparmi veramente, anche perchè non appena cercavo di attirare la sua
attenzione lei si girava verso di me come se nulla fosse successo. Le proposi di
tornarcene a casa in città, cercai di convincerla che forse l'atmosfera strana di quel
luogo non era proprio salutare, ma lei si rifiutò categoricamente. Mi disse che stava
bene e che finalmente iniziava a capire.
Non compresi il significato di queste parole, nè lei mi volle dare una spiegazione. Era
evidente però che con il passare dei giorni il suo comportamento stava mutando. Era molto
aggressiva, a volte il suo sguardo trasudava odio nei miei confronti. Ne avevo quasi
paura.
Rinnovai il mio invito a lasciare quella casa, ma lei si oppose con violenza. Intanto
perduravano quegli stati di trance, che si ripetevano ormai più e più volte ogni giorno.
Notai che ogni volta che accadeva, lei restava in contemplazione degli oggetti più
antichi della casa. Era successo con il dipinto e lo specchietto, poi ancora con il
portagioie e con uno strano soprammobile a forma di elefante. Ogni volta che, ormai
disperato, la scuotevo dal suo torpore, lei si girava e mi rivolgeva quel suo sguardo allo
stesso tempo assente ma anche pieno di rancore. Capii che stava COMUNICANDO con quegli
oggetti.
Il giorno successivo mi recai in paese nella sede della ditta di costruzioni che mi aveva
restaurato la villa. Diedi i miei dati all'impiegata che dopo un rapido consulto al
computer strabuzzò gli occhi e mi disse di attendere. Pochi minuti dopo arrivo un
funzionario e mi spiegò che non era mai stato effettuato alcun restauro della mia casa,
in quanto avevano ricevuto la disdetta pochi giorni dopo la commessa di lavoro.
Quella notizia mi esplose nel cervello come una scarica di proiettili, ringraziai
meccanicamente e mi diressi verso casa. Lungo la strada cercai di trovare una spiegazione
razionale a quanto stava succedendo ma tutto mi sembrava sempre più oscuro.
Conclusi che la verità si celava dietro quei maledetti oggetti presenti nella casa.
Mi feci forza e la sera stessa non seguii mia moglie in camera da letto, ma mi trattenni a
leggere nel salone. Attesi che si addormentasse e mi recai velocemente in bagno. Vidi lo
specchietto. Lo presi in mano. Tutto ciò che vidi fu la mia immagine riflessa. Stavo per
distogliere lo sguardo quando improvvisamente il riflesso iniziò a roteare, sempre più
velocemente. Fu in quel momento che un dolore lancinante attraversò la mia testa e mi
sentii come se il mio corpo non mi appartenesse più. Non riuscivo a muovere un muscolo e
allo stesso tempo il mio sguardo era catturato dalla superficie dello specchio, sulla
quale si stavano formando, prima sempre più sfocate poi sempre più nitide, delle
immagini. Ormai ero pronto a conoscere la verità.
Lo specchio proiettò l'immagine di una donna e la riconobbi come la donna del dipinto!
Vidi la villa che appariva esattamente come era adesso e soprattutto vidi una scena
raccapricciante. Vidi un uomo, di spalle, probabilmente il marito, che infieriva con una
mannaia sul corpo della poveretta, straziandole le carni e decapitandola con un colpo
netto, facendo sgorgare dal tronco ormai inerte, fiotti su fiotti di sangue.
Improvvisamente l'uomo si girò mostrando il suo volto ed il mio cuore smise di battere
per alcuni secondi. Il suo volto era sorprendentemente simile al mio, per non dire
identico! Poi l'immagine svanì e io mi ritrovai con la mia immagine nello specchio e lo
sguardo assente, ancora sconvolto per quanto avevo visto.
Improvvisamente vidi riflessa l'immagine di mia moglie. Capii che era dietro di me; mi
girai di scatto ma non riuscii ad evitare il primo fendente di mannaia che si scaricò
sulla mia spalla. Urlando di dolore caddi per terra, immobile. Vidi allora che sul suo
volto stavano mutando i tratti somatici. Al termine della sconvolgente metamorfosi esso
era identico a quello della ragazza del dipinto e realizzai che il suo spirito che
infestava quella casa si era ormai impadronito di lei. Fu questo il mio ultimo pensiero.
Un secondo fendente mi staccò di netto il cranio, che rotolò per terra. Riuscii a vedere
il mio busto insanguinato che sussultava per terra; dopodichè il buio totale.
Lo spirito aveva vinto. La sua terribile sete di vendetta si era finalmente placata.
I giornali dei giorni successivi riportarono la notizia che, un lontanissimo parente del
architetto che costruì e abitò la casa fino al misterioso omicidio della moglie, era
stato trovato privo di vita all'interno della villa stessa, da lui pochi mesi prima
acquistata.