La chiesa maledetta

1. Antefatto
Fuoco che brucia la carne in un giorno di vento. Fuoco e dolore.
Una collina trafitta da croci e il silenzio d'una notte d'inverno.
Il popolo osserva uno spettacolo orrendo, mentre gruppi di preti parlano fitto tra loro. I giudici del mio dolore hanno deciso da tempo. Ceppi di legno divorano attimi di paura tra lingue di fiamma e pelle che brucia. Dentro me solo rabbia e tormento. Non posso far niente, soltanto morire trafitta da odio e ignoranza. Morire innocente lontano da te, piccolo mio, amore di questa vita che fugge e maledice chi pronuncia parole di morte. Ho solo il tempo di promettere a labbra serrate un'impossibile vendetta. So che non avrò pace in eterno. So che non ci sarà per me neppure la terra d'un sepolcro. Assieme ad altre sventurate affido la vita che fugge a un ultimo pensiero terreno. Tutte noi lasciamo qualcuno, ma io lascio te piccolo mio e non ho avuto neppure il tempo di carezzarti i capelli e darti un bacio. Un boia vestito di nero sorride e attende. Ho il tempo di scorgere tra il fumo nero che vola nell'aria il viso di chi mi ha condannato.
L'ultimo mio desiderio è tormentare i suoi sogni in eterno.

 

2. Gli avvertimenti
Quando mi hanno destinato in questo paese della provincia toscana che si affaccia sul mare, ho faticato a capire se dovevo considerarlo un premio o un castigo. Ma da noi non è mai stato facile distinguere. E io mi sono limitato a obbedire, come sempre. L'obbedienza è uno dei canoni fondamentali della nostra fede. C'era bisogno di me lontano da Roma e tanto bastava. Quando ho deciso di farmi prete sapevo che non avrei potuto affezionarmi a luoghi e persone. Ho sposato Dio molti anni fa e ancora mi batto in suo nome. E' la mia vita e non la rinnego.
E poi qui c'era molto da fare e a me è sempre piaciuto lottare.
Il vuoto morale si toccava con mano solo parlando con la gente per strada o leggendo le cronache dei giornali locali. Intorno a me un popolo di immigrati e operai, per lo più impiegati in una fabbrica che dispensava sangue e lavoro, uccidendo giorno dopo giorno il corpo e la mente. Mi avevano spedito in un posto di frontiera, una volta vecchio baluardo comunista, da tempo crollato sotto i colpi d'una ruspa potente in un giorno d'inverno a Berlino. Era stato così che le bandiere rosse avevano lasciato il posto a religioni orientali alla moda, che promettono felicità e successo grazie a una formula magica recitata a memoria ogni sera. In un posto simile dovevo lavorare alla ricostruzione della vecchia chiesa di Santa Croce.

Le macerie dell'antico tempio cinquecentesco degradavano dalla collina sino alle porte della vecchia fabbrica d'acciaio, che prendeva gran parte del quartiere popolare, dove l'odore del mare si univa all'acre sapore di polvere di carbone nei giorni di scirocco. Mi sono rimboccato le maniche e ho lavorato sodo, coinvolgendo la gente del posto e l'amministrazione, facendo capire che una chiesa in fondo sarebbe servita. Se non altro per i ragazzi, che avevano bisogno di un luogo di ritrovo sicuro fuori dalla scuola. E' stato così che tutti mi hanno aiutato a ricostruire Santa Croce, bella e solida come non lo era mai stata.
E mentre i lavori procedevano nessuno avrebbe potuto immaginare gli eventi futuri. Eppure qualche segnale durante gli scavi c'era stato.
Prima vennero alla luce dei resti umani, parti di ossa annerite e coperte di cenere. Accanto ritrovammo pezzi di antichi crocifissi e alcuni fogli consumati dal tempo con strane iscrizioni in latino. Affidammo tutto all'analisi di esperti inviati dalla curia e in poco tempo arrivò una risposta sorprendente. Quelle ossa quasi carbonizzate avevano più di quattrocento anni e con tutta probabilità erano i resti di corpi bruciati sul rogo. Un tempo si tenevano processi per stregoneria in Santa Croce e adesso giungeva dal passato la testimonianza d'un terribile eccidio. Restava solo da spiegare come le parti di ossa umane fossero scampate alla furia distruttrice del fuoco conservandosi così a lungo. Sul momento non demmo troppa importanza alla cosa e ci tenemmo dubbi e domande trasferendo i reperti nel museo della cripta.
I lavori terminarono e la chiesa cominciò a funzionare. Fu allora che accaddero fatti incredibili. Ricordo ogni istante di quel primo giorno di terrore. Fu durante la messa vespertina, una sera d'inverno. Stavo sollevando il Santissimo al cielo quando vidi la parete in fondo all'altare sanguinare. Non era un'allucinazione. I pochi fedeli presenti me lo confermarono, costernati e impietriti sugli scranni gettavano intorno sguardi impauriti. Le mie parole rivolte al Santissimo facevano colare sangue dalle mura. Un sangue rosso intenso che si raccoglieva in una piccola pozza nella parte terminale della navata centrale. Nei giorni successivi qualcuno parlò di miracolo, altri di inquietanti e diaboliche presenze, io invece mi limitai a dire che il fenomeno andava valutato bene prima di pronunciarsi. La stampa si gettò sulla cosa come un cane affamato su di un osso da spolpare. Succedeva così poco in provincia e l'occasione era di quelle da non lasciar scappare.
Qualche mese dopo mi trovai di nuovo protagonista di un terribile episodio. Stavo confessando una vecchia parrocchiana e ascoltavo annoiato la lista convenzionale dei peccati, quando la sua voce si modificò all'improvviso e udii parole agghiaccianti penetrarmi le ossa.
"I vostri peccati vi ricadranno addosso, maledetta stirpe di preti".
Non era la donna a parlare, ma le sillabe uscivano scandite con lentezza dalle sue labbra. Con un balzo mi precipitai fuori dal confessionale.
"Chi sei?" gridai.
La vecchia non ebbe il tempo di rispondere. La vidi cadere all'indietro in una smorfia di dolore e i suoi occhi restarono a fissare il vuoto per un lunghissimo istante. I medici diagnosticarono un infarto.
Solo io sapevo che la spiegazione non era così semplice, perché avevo udito quella voce trasformarsi in un sibilo diabolico.
L'ultimo episodio di quelli che adesso posso classificare come avvertimenti è accaduto l'otto dicembre dello scorso anno, durante la liturgia dell'Immacolata Concezione. Fu proprio mentre il popolo dei fedeli recitava l'Ave Maria che vidi il terrore dipinto negli occhi di uno dei ragazzini che servivano messa.
"Padre - mi disse tremando di paura - la Vergine…guardi cosa sta accadendo…"
Mi voltai di scatto verso la navata alla destra dell'altare e incontrai la statua di gesso che raffigurava la madre di Dio. La sua veste azzurra era macchiata di rosso e quel rosso era sangue che sgorgava dalla bocca semiaperta a disegnare una smorfia terribile. La chiesa rigurgitò grida e sgomento. La paura della gente era palpabile, molti fuggirono, altri rimasero impietriti e terrorizzati, incapaci di fare qualsiasi cosa.
Il ripetersi di fatti insoliti scatenò ancora di più la stampa. I giornalisti avevano trovato argomenti su cui impostare le pagine di una cronaca troppo spesso vuota e insignificante. Io cercai di minimizzare. A chi gridava al miracolo ribattevo che al momento non si poteva dire niente di simile. Non volevo che mi piombassero intorno schiere di fanatici, come spesso era accaduto in presenza di simili fenomeni. Da Roma si raccomandarono alla mia prudenza e dissero che avrebbero studiato con cura gli strani eventi. Non gradivano il polverone che si stava scatenando dietro la faccenda e soprattutto non avevano intenzione di gestire un altro miracolo di provincia. Ne stavano accadendo un po' troppi ultimamente.
Tutto quello che ho narrato è successo nei primi mesi dopo la ricostruzione e allora non sapevo che il peggio doveva ancora venire. Chi avrebbe mai pensato che proprio qui sarei stato testimone di avvenimenti così assurdi? Credevo di seppellirmi in provincia a fare un po' di vita tranquilla dopo tanto lavoro. Credevo che ricostruire la chiesa fosse il compito più arduo e invece guarda un po' cosa mi va a capitare! Le macerie di Santa Croce portano una pesante eredità dal passato e solo io posso cercare di rimuoverla.
L'unico problema è che non so se ne sarò capace.

 

3. L'apparizione

Quando lei è apparsa stavo recitando il compieta.
Il messale è caduto per terra e la paura mi ha gelato il sangue, rendendo molli le gambe. Non riuscivo a muovermi. E ancora adesso al solo pensiero di quella vista mi sento mancare e prendere dallo sgomento. Le frasi dei salmi rimasero tra le labbra serrate e mi fermai atterrito ad ascoltare parole nel silenzio della notte.
"Libera la mia anima, maledetto prete. Dai pace al mio corpo!" gridò.
Chi parlava aveva un aspetto terrificante. Venne fuori dal niente e si pose davanti al mio letto, mostrandomi un corpo di donna flagellato da piaghe annerite. Aveva biondi capelli stopposi coperti di cenere, gli occhi spenti e duri e lo sguardo pieno di rancore e rabbia repressa.
Io non sapevo che fare e nascosi la testa sotto le lenzuola in un gesto istintivo. Lei s'infuriò ancora di più. Un vortice d'aria irreale sollevò le coperte e mi costrinse ad affrontare il suo sguardo carico d'odio.
"Voi siete colpevoli e tu devi salvarmi" disse.
"Ma cosa posso fare?" balbettai.
"Devi ridarmi la pace, per sempre".
Non comprendevo. E poi ero talmente impaurito che non riuscivo neppure a pensare cosa potesse accadere. In vita mia avevo visto di tutto, ero stato anche missionario nell'Africa nera e in mezzo agli stregoni dei villaggi, ma non mi ero mai trovato davanti a un fantasma. Presi un po' di coraggio e riuscii a guardarla bene in tutto il corpo. Vidi che aveva le gambe carbonizzate e un po' ovunque si notavano segni di torture e colpi di frusta.
"Ti sorprendono le mie ferite? Eppure un tempo era cosa normale morire così…".
"Cosa vuoi dire?" le chiesi.
Avevo una paura terribile di quella donna venuta dal niente che sembrava uscita da un quadro dipinto nel 1600. Temevo cosa avrebbe potuto pretendere da me. Lei si limitò a rispondere.
"Così giustiziavano le streghe, ricordi?".
Ricordavo quella pagina triste della storia della chiesa dai libri di scuola. Certo che ricordavo. Ma lei non mi dette il tempo di ribattere e scomparve, lasciando quella domanda sospesa nel silenzio della notte.

 

4. Sepoltura
E adesso eccomi qua a cercare i resti di corpi straziati in quella notte d'inverno di tanti anni fa. Lei non è più venuta a tormentare i miei sogni, però la gente ha iniziato a morire. In fabbrica, in chiesa, per strada. E nessuno comprendeva i motivi. Nessuno trovava un rimedio a una strage di gente innocente. Santa Croce stendeva le braccia del male a coprire le strade d'una città disperata. Io solo comprendevo il motivo e avrei potuto provare a fare qualcosa, anche se non ero poi così sicuro che sarebbe bastato. Ma gli occhi di quel bambino mi hanno spinto a tentare. L'ho visto morire davanti all'altare con l'ostia coperta di sangue e la bocca ritorta in una smorfia finale. La madre correva gridando e il padre piangeva in fondo alla chiesa, tra gente distrutta da lunghe giornate di paura e dolore. Non potevo restare inerme e sapere che almeno avrei potuto tentare. Per questo sono qua. Per salvare chi paga le colpe del passato e non comprende. Non devo dimenticare niente. Il cimitero dietro S.Croce in una notte d'inverno, il vento di libeccio che soffia e disperde pulviscoli di nero carbone dall'altoforno, le mie mani che stringono un badile e una croce di legno. E le tamerici in pianto, come tanti anni fa, in questa notte di tormento che accompagna i miei passi.
Non resta che provarci, a questo punto.

 

5. Epilogo
Finalmente libera, piccolo mio. Finalmente insieme. Libera di riabbracciarti e tenerti la mano dopo tanto tempo. Libera di baciare le tue labbra e sentire il tuo profumo. Un'eternità ci ha separato e adesso per sempre ci ritroviamo, amore mio. Il fuoco che ha distrutto la mia carne, l'anima che non ha trovato un rifugio, il dolore inconsolabile nel saperti perduto per sempre.
Tu sai che non ero una strega, piccolo mio, come sai che sono diventata un angelo vendicatore in preda a una rabbia covata per secoli.
Adesso ho ritrovato la pace. Adesso ho ritrovato te, mio unico amore perduto in quella notte di corpi impalati e crocifissi nel fuoco.
Il cimitero di mare a Santa Croce accoglierà per sempre i nostri corpi e potremo volare insieme nel cielo stellato di quest'inverno.
Saremo spiriti nella tempesta, vendicati e liberi, come una volta.
Ti ho aspettato tanto, piccolo mio. Ho atteso per troppo tempo questo giorno. Il fuoco d'un rogo infernale non ha distrutto il mio sogno più grande. Quello di abbracciarti in mezzo alle stelle, mentre le fiamme si placano per sempre in una notte d'inverno.
Per mano, come tanti anni fa, su di un mare che spinge le navi a cavalcare il vento, tra i fischi della bufera che scompiglia le fronde di palme, nel sapore del salmastro, che penetra i nostri corpi stanchi dopo una corsa su di una spiaggia assolata.
E non ci separerà più nessuno, piccolo mio.
Finalmente liberi. Finalmente insieme.
Per l'eternità.

Gordiano Lupi

Gordiano Lupi (Piombino - LI, 1960). Ha fondato nell'estate del 1999, insieme ad Andrea Panerini e Maurizio Maggioni, la rivista IL FOGLIO LETTERARIO (Piombino), nella quale riveste l'incarico di capo redattore. Fa parte della redazione letteraria della rivista PROSPEKTIVA (Siena) e collabora saltuariamente alla rivista INCHIOSTRO (Verona). Nel settore fantastico scrive per FUTURE SHOCK (Bari) e per le Produzioni GHOST (Collegno) e a tal proposito ha partecipato alle antologie collettive: PAURA, ALTROVE, LE NOZZE ALCHEMICHE, TREDICI FRAMMENTI DI MISTERO, GURU MADITATION e BIZZARRO SHOW. Ha partecipato all'antologia edita da MALATEMPORA (Roma, aprile 2001) TRENTACINQUE TRASGRESSORI con il racconto "Divertimenti notturni".
Ha pubblicato: Lettere da Lontano (Tracce - Piombino,1998), Il Gabbiano Solitario (Olfa - Ferrara, 2000), Sangue Tropicale (Prima Edizione Club Ghost - Torino, gennaio 2000; Seconda Edizione Edizioni Il Foglio - Piombino, luglio 2000; Terza Edizione Edizioni Il Foglio con il racconto inedito La vecchia ceiba - Piombino gennaio 2001), Il mistero di Incrucijada (Prospettiva Editrice - Civitavecchia, 2001), Ultima notte di sangue (Effedue Edizioni - Piacenza, 2001), L'età d'oro (Edizioni Il Foglio - Piombino, 2001) A settembre 2001 è uscito per le Edizioni Il Foglio il progetto horror FAME (la trilogia cannibale) che è stato realizzato insieme a Luigi Boccia e Nicola Lombardi. Il racconto di Lupi è Il sapore della carne. Ha ultimato un saggio dal titolo VEDERE CUBA DALLA PARTE DEI CUBANI, scritto insieme a Maurizio Maggioni e al giovane narratore cubano Alejandro Torreguitart Ruiz. L'opera è in attesa di un editore. Sta lavorando al saggio Per conoscere Aldo Zelli - vita e opere di un grande scrittore per ragazzi e a un romanzo noir Il giustiziere del Malecon che dovrebbe uscire con l'Editore Prospettiva nel 2002. I siti da visitare: www.infol.it/lupi e www.ilfoglioletterario.it.