In piena
notte, con la luce tiepida della luna che filtrava dalle tapparelle abbassate, il computer
dapprima ammiccò, poi si decise ad accendersi definitivamente. Pochi istanti ancora e il
modem si era già connesso. Una sottile e indefinita sensazione di eccitazione e paura le
solleticò la coscienza, ma non abbastanza da riscuoterla da ciò che stava facendo. La
bustina delle e-mail lampeggiava insistente in un angolino del video: era quello che
cercava, quello che lei si era aspettata. Cliccò sulla figura e lesse i messaggio:
"Grazie di esserti interessata a me; è vero, non sono certo un modello di civiltà,
e forse il fatto che da 5 anni sono qui dentro non mi renderà certo migliore di come
sono
di come sono stato. Non mi illudo nemmeno di essere perdonato o di espiare le
mie colpe passando 30 anni della mia vita tra 4 mura, probabilmente nemmeno la mia morte
attenuerà le conseguenze delle mie passate azioni. Cos'è che non ti torna? Che io non mi
sia pentito? Che non abbia mai mostrato cedimenti o dubbi? Che abbia rifiutato di
ammettere che ciò che ho fatto era male? Bhè ragazzina, il sapore di quel sangue mi
piaceva, adoravo sentirmelo scivolare lungo le mani
è questo ricordo che mi fa
compagnia in queste lunghe notti. Chissà, forse mi sarebbe piaciuto anche il tuo
ma
non credo che tu saresti d'accordo no?
W.H."
Il computer si spense immediatamente. Mallory si alzò dallo sgabello
sulle gambe tremanti. Non sapeva cosa pensare, ma si diede della stupida: cosa diavolo si
era aspettata? Che le dicesse "Ciao, hai ragione sono un uomo che non merita di
vivere me ne rendo conto e magari mi ucciderò prima o poi, chi lo sa?". Si era
semplicemente difeso, e i vigliacchi come lui non fanno che difendersi, per tutta la vita;
imputano i loro delitti alla famiglia, estendendo a volte il campo delle colpe all'intera
società. La realtà è che quello che non funziona nella testa di certa gente non si può
aggiustare, e a chi ha sofferto una perdita per mano loro, non resta che una manciata di
lacrime e troppi ricordi.
Si chiamava Evelin Mitchel, aveva 16 anni, un anno meno di lei, ed era morta stuprata e
sgozzata in un campo incolto a pochi isolati dalla scuola, in periferia. L'avevano trovata
dopo 3 giorni dalla sua scomparsa, grazie al cane di un abitante della zona, che aveva
cominciato ad abbaiare furiosamente e non si era fermato nemmeno dopo l'arrivo dei
poliziotti. L'odore del sangue lo aveva così eccitato che il padrone si era preso 2 morsi
prima di riuscire a trascinarlo via dalle immediate vicinanze del cadavere.
Aveva scritto al suo carnefice la sera prima, dopo aver navigato in internet per parecchie
ore prima di scoprire come potersi mettere in contatto con lui.
Alla fine però ce l'aveva fatta, e in quella lettera c'era tutto il suo disprezzo,
l'odio, per quell'uomo che aveva distrutto la vita di tante persone
e forse c'era
anche la speranza di ottenere delle risposte, per quei decessi senza un senso, per il
dolore dilagante che si era originato con lui, ma non era morto con la sua cattura. Quelle
risposte non erano arrivate, ma si erano anzi moltiplicate, nella mente di Mallory.
Per mesi aveva cercato di carpire quante più informazioni possibili sull'omicida e su
delitti compiuti da altri personaggi che come lui avevano infierito sulle loro vittime in
quel modo, ma tutti quei nomi, i dettagli raccapriccianti e inquietanti trapelati dagli
articoli dei giornali, non avevano fatto altro che alimentare le sue angosce e la sua
incomprensione.
Si rigirò per quasi 2 ore nel letto, incapace di prendere sonno e anche solo di chiudere
gli occhi, poi scostò infuriata le coperte e tornò in soggiorno, di fronte al computer.
Hamilton aveva lasciato il suo indirizzo e-mail (e pensò che fosse atroce che ad una
persona simile fosse concesso il diritto di comunicare con il mondo), perciò scrisse un
messaggio di risposta e lo inviò:
"Tu vorresti sapere com'è il sapore del mio sangue, come sarebbe vedermi morire per
mano tua, osservare i miei occhi spegnersi con la consapevolezza di non aver alcuna
intenzione di lasciarli riaccendere?? Bhè, sappi, brutto bastardo, che il pensiero è
vicendevole!!!!!". Si trascinò fino al letto e finalmente riuscì a prendere sonno,
un sonno traviato da molti incubi.
Era di nuovo notte. Non era stata sua intenzione innescare una risposta
da parte di Hamilton, e quando aveva visto la busta lampeggiare nell'angolo del video non
avrebbe voluto nemmeno leggere il messaggio, ma poi la curiosità l'aveva spinta al nuovo
confronto con quella mente malata. Ora era lì a fissare incredula quelle parole, cercando
di comprenderle fino in fondo, e incapace di staccare gli occhi, di distogliere i pensieri
da quella frase: "Allora siamo più simili di quanto pensi, non credi?
W.H."