Moby Dick è da sempre considerato un romanzo impossibile da filmare, ma ne fecero un film, nel 1956. Diretto da John Huston e sceneggiato da Ray Bradbury.
IT, il romanzo del 1986 di Stephen King, è certamente il Moby Dick della letteratura horror, per lo meno per la seconda metà del ventesimo secolo. Come il romanzo di Melville, IT ha avuto un impatto colossale sulla cultura non solo di una nazione, ma di una intera generazione. E come il romanzo di Melville, anche IT è un romanzo probabilmente infilmabile.
Ma ne hanno tratto, in effetti, sia una miniserie televisiva, nel 1990, che un film, nel 2017.
In nessuno dei due casi sono stati coinvolti né John Huston né Ray Bradbury.
Stephen King ha affermato di aver buttato giù le prime idee per IT nel 1978, ma il romanzo, iniziato nel 1981, come si diceva è uscito solo nel 1986.
Si tratta del ventiduesimo lavoro pubblicato da King, ed è l'opera di un autore che se da una parte ha raggiunto la sua maturità e sviluppato quella che è ormai una tecnica solidissima, dall'altra sta affrontando tutta una serie di problemi personali - per sua stessa ammissione, durante la stesura del romanzo King non era mai sobrio per più di tre ore al giorno, e il suo pensiero costante era quello di spararsi un colpo in testa.
Tutto questo è sulla pagina. La complessità strutturale del romanzo, con le sue due linee temporali, il suo cast vastissimo, ricorda forse il cliché dell'uomo sconvolto chiuso in una cella imbottita, con la camicia di forza, che disegna un enorme, intricato labirinto usando un pennarello stretto con l'alluce destro.
IT è un romanzo colossale fisicamente - 1138 pagine nell'edizione originale - e concettualmente.
Perché IT non è la storia di un pugno di ragazzini sfigati contro un mostro, ma è piuttosto l'esplorazione - attraverso i protagonisti - del rapporto fra una comunità e il male.
O se preferite, il Male.
In questo, lo scontro fra I Perdenti e IT è strettamente imparentato con lo scontro fra Ahab e Moby Dick. In entrambe le storie il mostro striscia sotto alla superficie, appare e scompare, viene temuto e inseguito, e attacca all'improvviso, in maniera catastrofica.
King ripristina la struttura del suo Salem's Lot (1975), descritto all'epoca come "Peyton Place coi mostri", e alza tutte le manopole fino a 11 (con l'ausilio di prodotti agricoli colombiani), e descrive l'infestazione di una intera comunità, e l'incapacità delle persone "adulte e ben integrate" di riconoscere l'orrore che le sta divorando.
L'orrore di IT è distribuito su tutto lo spettro della narrativa orrifica - ed è questo, per chi scrive, il vero elemento di interesse del romanzo di King: IT, il mostro, è tutti i mostri dell'orrore.
È innominabilmente lovecraftiano, ma è anche un'ombra crudele uscita da M.R. James. È un fantasma di fumo e scarichi fognari, un paramentale leiberiano, e un vampiro psichico come La Ragazza dagli Occhi Famelici. È un'allucinazione presa da Edgar Allan Poe ed è qualcosa che si aggira per le case non visto come uno spettro di Shirley Jackson. È politico come una creatura di Rod Serling e Richard Matheson, ma è alieno e universale come un mostro di Harlan Ellison.
Fu un trionfo, e il romanzo raggiunse la vetta della lista dei best-seller, diventando uno dei libri più letti di una generazione.
E sarebbe interessante vedere quanto il romanzo sia percolato nell'inconscio collettivo - quanto le descrizioni di Stephen King abbiano colorato i ricordi degli adolescenti degli anni '80.
Un'enorme quantità di miei amici e mie amiche mi descrivono la loro adolescenza, nei primi anni '80, come se loro fossero stati membri della banda dei Losers.
Ma è davvero così? O è suggestione, una riscrittura memetica delle nostre memorie?
E poi, certo, nel 1990, la serie TV.
Quella con Tim Curry - che si ricordano tutti - e quegli altri tizi di cui non si ricorda nessuno.
Impossibile filmarlo, IT.
Figuriamoci portarlo in TV.
Lo diresse Tommy Lee Wallace, che era stato montatore per Carpenter, e che aveva all'attivo dei sequel abbastanza mosci di Halloween e di Fright Night.
Non sempre è possibile avere John Huston alla regia.
Ma d'altra parte, davvero qualcuno aveva pensato fosse possibile portare sullo schermo in prima serata la storia di un mostro che mangia i bambini e infesta una intera comunità da secoli corrompendone il tessuto morale a livello quasi molecolare, e... e tutto il resto?
E qui facciamo un po' di what if... perché lo avrebbe dovuto dirigere George Romero, e farne una cosa da otto ore, divisa in quattro puntate. Con Malcolm McDowell nella parte di Pennywise.
Ecco, sì, qualcosa che sarebbe stato bello vedere.
Ma perché sarebbe stato un lavoro di Romero, e sarebbe stato cattivo, politico, e non privo di una sua poesia. E perché McDowell avrebbe fatto qualcosa di molto diverso dal lavoro di Curry (peraltro, l'unico elemento veramente memorabile della miniserie).
Alla fine tagliarono tutto, e fecero una cosa da 192 minuti.
Un prodotto televisivo, con tempi, ritmi, regia e taglio televisivi, che oggi è bello dileggiare e descrivere come orribile e noioso e brutto.
Tutto vero.
Ma vi abbiamo visti tutti, incollati alla TV, quando lo passavano su Italia 1.
Per quasi trent'anni, era o quello, o il libro.
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Poi, ben prima del film del 2017, l'hype per il film del 2017.
La furia dei fan, perché Bill Skarsgaard non è Tim Curry, perché Bev non ha le trecce, perché è ambientato fra gli anni '80 e il presente e non fra gli anni '50 e gli anni '80, perché se lo avessi fatto io sarebbe meglio.
Preceduto da un carico di aspettative terrificante, IT ha per il momento incassato qualcosa come 370 milioni di dollari - un dato che rende di fatto inutile qualunque valutazione critica.
Ma noi ci proviamo lo stesso.
Nel film diretto dall'argentino Muschietti convergono non meno di tre progetti precedenti, oltre dieci anni di scritture e riscritture.
Non sempre è possibile avere Ray Bradbury alla sceneggiatura.
Il prodotto finale è il primo di due film, in modo da poter seguire i due binari temporali del romanzo.
E non trattandosi di un film televisivo, il film può colpire più a fondo, può essere infinitamente più spaventoso, può cercare di tenersi più vicino alla filosofia del romanzo di King.
Tagliando un sacco di roba, certo. Traducendo le parole in immagini.
Il risultato finale non è - e nessuno sano di mente potrebbe sperare che possa essere - un adattamento 1:1 del romanzo.
È un film americano, con tempi, ritmi, regia e taglio da film americano.
Riesce a sorprendere anche chi ha letto il libro - e questo è piacevole, perché non si tratta semplicemente di vedere dei paragrafi tradotti in immagini, ma anche di sperimentare qualcosa di nuovo.
E il lavoro di Skarsgaard sul personaggio è tale da aver inciso pesantemente sulla psiche dell’attore, orrificato egli stesso di essere riuscito a dare forma a qualcosa di tanto maligno.
Il libro è meglio?
Il libro è sempre meglio.
Ma nel caso di IT, come nel caso di Moby Dick, non parliamo più di un romanzo, ma di un elemento portante della cultura occidentale.
Possono anche farci dei film, ma ormai IT vive nelle nostre teste.
Persino in quelle di coloro che il romanzo non l'hanno mai letto.
(Davide Mana)
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