Vorrei parlarvi di Chiara

Bentornati Fedeli Lettori, oggi vi parlerò di Chiara Palazzolo, autrice italiana colpevolmente poco nota, ma che avrebbe meritato di più. Andiamo con ordine. Vi presento Chiara Palazzolo, nata a Catania il 31 ottobre del 1961.
Chiara, dopo il diploma, si trasferisce a Roma e qui consegue una laurea in Scienze Politiche presso la LUISS Guido Carli.
Ma ovviamente la sua passione è la scrittura e così Chiara inizia a lavorare per diverse pubblicazioni come L’informatore libraio, Il Giornale di Siracusa, La Gazzetta del Sud, Il Crotonese e Il Messaggero, curando le pagine culturali.
Arriva il 1987 e Chiara pubblica il suo primo racconto, intitolato Damasco e dintorni e che le vale il prestigioso Premio Teramo nella sezione esordienti.
Non male come inizio.
Ma bisogna aspettare il 2000 per vedere il primo vero romanzo di Chiara. Il volume, edito da Marsilio, si intitola La casa della festa e si aggiudica il premio Orient Express.
Il secondo romanzo, I bambini sono tornati, vede la luce nel 2003, concorre al Premio Strega e gode di una traduzione tedesca.
I lavori di Chiara Palazzolo sono molto apprezzati dalla critica, ma quasi sconosciuti al grande pubblico.
Io non la conoscevo affatto, lo ammetto.
Leggo il nome di Chiara Palazzolo per la prima volta nel 2009 e storco il naso.
Vi spiego perché.

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Tornate con me nel lontano 2009: siamo in piena Twilight mania. Io, lo ammetto, sono stata una twilighter. I romanzi sono interessanti e ben scritti, e soprattutto Bella è una ragazza intelligente e ironica, non la mummia senz’anima e senza espressioni che ci ha presentato Kristen Stewart! Se disprezzate i film non posso che darvi ragione, ma i libri sono un’altra cosa. Comunque. La Twilight mania ha permesso alla mai sopita (per fortuna!) Vampire Fever di riemergere in tutta la sua virulenza e nelle librerie è tutto un fiorire di saghe vampiresche. Molte sono nuove nuove, mentre altre, grazie al fiuto di alcuni editori, sono vecchi classici più o meno sconosciuti. Quindi, anche se lo schifate, se siete veri vampirofili non potete che ringraziare l’autrice di Twilight, Stephanie Meyer.
Quindi, giro in libreria e vedo questo volume della Piemme che presenta una certa Chiara Palazzolo come la Stephanie Meyer italiana. E ovviamente tiro dritto. Qualche mese dopo trovo i volumi della trilogia della Palazzolo su una bancarella di un mercatino estivo e, per 7 euro, mi porto a casa Non mi uccidere + Strappami il cuore + Ti porterò nel sangue.
Ragazzi… fantastici!
Chi ha avuto la pensata di paragonarli a Twilight andrebbe degradato a leccafrancobolli.

Arriviamo al punto; siamo in Italia, in Umbria, e la giovane Mirta muore di overdose insieme al suo ragazzo. Ma si risveglia. Ma Mirta non è un vampiro, o meglio è la versione italiana del vampiro, che nella nostra cultura popolare è noto col nome di sopramorto. I sopramorti sono predatori che si nutrono della carne dei vivi, ma sono anche prede, in quanto i cacciatori noti come benandanti danno loro la caccia dalla notte dei tempi. I benandanti nella cultura popolare sono coloro che “nascono con la camicia”, modo di dire che tutti usiamo, ma di cui non conosciamo il reale significato. I nati con la camicia sono coloro i quali vengono alla luce coperti dalla sacca fetale, tipo camicia; si crede che questi bimbi abbiano la possibilità di vedere oltre. I benandanti riconoscono gli esseri sovrannaturali e danno loro la caccia, per proteggere gli esseri umani. E Mirta, diventata Luna, dovrà imparare a convivere con la sua nuova condizione, imparare le regole da altri sopramorti e difendersi dai benandanti. Ma la linea tra amici e nemici è sottile.
Una storia interessante, profonda, ben scritta, con personaggi tridimensionali, che scava nelle tradizioni popolari e le rivisita. La storia di Mirta è tremenda, dolorosa, coinvolgente e sconvolgente. L’autrice non lesina sulle scene forti, ma nemmeno vi indugia senza motivo.
Non posso che consigliarvi la lettura di questa stupefacente trilogia, che infatti ha convinto la critica e conquistato il pubblico.
I romanzi sono stati tradotti in spagnolo e i diritti sono stati acquistati dalla R&C Produzioni. Speriamo non faccia la fine di Io uccido di Faletti; gli italiani non sono certo famosi per i thriller, ma certo che se quando ne sforniamo di così notevoli non sappiamo sfruttarli, la colpa è anche nostra.
Dopo il successo della trilogia di Mirta/Luna, la Palazzolo pubblica diversi racconti in alcune antologia e un altro romanzo, Nel bosco di Aus, che viene eletto romanzo dell’anno (2011) da radio Fahreneit e si aggiudica il premio assegnato dalle lettrici della nota rivista Elle.
Questo è purtroppo l’ultimo lavoro dell’autrice, poiché Chiara scopre di avere un tumore, che la porta via, dopo una lunga sofferenza (fisica e burocratica) il 6 giugno del 2012. Straziante la lettera pubblicata da marito.

Una vita breve, quella di Chiara Palazzolo, ma che ci ha lasciato in eredità alcuni ottimi lavori, così anomali nel panorama letterario italiano, che speriamo vengano letti e apprezzati anche da chi fin’ora non aveva mai sentito il suo nome oppure, come me all’inizio, l’aveva snobbata.
E ovviamente spero di vedere sullo schermo le avventure della sua sfortunata eroina, la dolce Mirta, che diventa la coraggiosa Luna.
Buona lettura.

Monia Guredda nasce a Roma nel 1983. Consegue un’utilissima maturità artistica e un’ancor più utile laurea triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo. Ama leggere, ama scrivere, ama vedere film e serie tv (che a volte chiama ancora “telefilm”). Organizzatrice di eventi letterari, giornalista pubblicista e scrittrice pubblicata, sguazza con maggior delizia nel genere horror (con una nota di ironia), anche se di tanto in tanto non disdegna incursioni in altri territori. Strega buona (quasi sempre) consulta con una certa regolarità i suoi fedeli tarocchi che a volte le danno delle dritte anche per nuovi racconti. Suoi racconti sono apparsi su Letteraturahorror.it, La Soglia Oscura, Watson e Tuga mentre il primo libro tutto suo è uscito per quelli di Edizioni La Rìa con il titolo “Puoi sentirli sussurrare”. Le è costata più fatica trovare il titolo che scrivere i 22 racconti presenti nella raccolta.



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