Letteratura horror: storia, origini ed evoluzione

Ricordate il mio articolo sulle fiabe?
Ecco, fate conto che questo articolo sulla letteratura horror ne sia il naturale prosieguo.
Le famiglie, i membri di un villaggio, si riunivano intorno al fuoco per raccontare ed ascoltare storie spaventose; a volte avevano un lieto fine, a volte no, ma possedevano comunque valore di insegnamento, morale e pratico.
Le storie paurose servono a esorcizzare le paure dell’uomo; chi racconta e chi ascolta sono sullo stesso piano, ottenendo un salutare effetto catartico dalla condivisione di una paura atavica.
Quali sono le paure ancestrali dell’uomo?
Al primo posto, nei secoli dei secoli, abbiamo la Signora con la Falce.
Seguono il Buio e i suoi segreti, l’Isolamento, la Perdita (di persone care, di certezze materiali, di parti del corpo…), e il Sovvertimento delle regole socialmente accettate.
Cosa fa la letteratura horror?
Ovviamente fa leva su queste paure, sulle ossessioni e sulle fobie dell’uomo, mostrandogli situazioni nate dai suoi peggiori incubi, con l’intento sì di scatenargli un brivido, ma anche di impartirgli una lezione.

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In un racconto horror la realtà soggettiva subisce un attacco da parte dell’Irrazionale. Questa commistione di realtà + sovrannaturale destabilizza le nostre sicurezze e suscita paura e repulsione. Ma istiga anche il nostro istinto di sopravvivenza, sottoposto a condizioni fisiche e mentali estreme. Sotto un simile peso alcuni uomini tirano fuori il meglio di sé, mentre altri tornano allo stato primitivo in cui il forte mangia il debole.
Questo meccanismo è presente già in scritti antichissimi; fa capolino in alcuni testi della tradizione greca, in certi drammi shakespeariani e, ovviamente, nei testi sacri, in cui divinità, demoni e mostri vari sono sempre pronti a punire in modi orripilanti (roba che Cronenberg fa ridere) ogni minimo passo falso dell’uomo.
La letteratura horror moderna è parente stretta della letteratura poliziesca, gialla, thriller, noir, fantasy e fantascientifica con le quali condivide un fondamentale elemento: la suspance.
Ma i racconti horror, per essere definiti tali, devo necessariamente possedere l’elemento sovrannaturale. Simboli, archetipi e pilastri del genere sono molti e molto noti.
Il Vampiro, simbolo del trionfo della brama di vivere che sconfigge la morte, ma anche evidente simbolo del desiderio sessuale represso che prima o poi emerge.
Il Licantropo, associato al vampiro, è il simbolo della lotta interiore dell’uomo tra istinto e razionalità. Anche Il Dottor Jekyll e Mr. Hyde di Stevenson può essere associato a questa tematica. Ma il Licantropo è più creatura cinematografica che letteraria.
Fantasmi e Poltergeist, rispondono alla domanda “c’è vita dopo la morte?”. Possono essere amici, nemici o macchiette comiche. Citiamo: il padre di Amleto, Il Fantasma di Canterville di Oscar Wilde, Giro di Vite di Henry James, l’Incubo di Hill House di Shirley Jackson, Shining e Mucchio d’Ossa di King e i fantasmi delle case di Hogwarts. Nonché Pix il Poltergeist.
I Demoni, che hanno un illustre progenitore nel biblico Lucifero rappresentano, tanto per i pagani quanto per i monoteisti, il predominio del forte sul debole; vediamo infatti che le loro vittime preferite sono bambini e donne. Certo, è una visione fortemente religioso/maschilista. Demone, se cerchi una creatura debole e indifesa prenditela con un uomo con la febbre a 37.2!
Lo Stregone o lo Scienziato Pazzo è colui che, forte del potere della sua conoscenza, supera i limiti imposti dalla società. Non causa direttamente e volontariamente il male, ma subirà comunque le conseguenze delle sue azioni. Vedi Victor Frankenstein.
Il Mostro è una creatura informe che crea repulsione, paura e rifiuto. Esempi: Quasimodo, Golem, Frankenstein, Mr. Hyde, alieni, mutaforma, mostri preistorici (Jurassik Park e Tremors).
Zombie; inizialmente accomunati ai vampiri (Io sono Leggenda), in quanto cadaveri viventi, hanno acquisito una loro precisa dimensione. La morte non è la fine, ma era decisamente una soluzione migliore. Morale: non desiderare l’immortalità, oh tu stolto umano!
Chi sono i padri della moderna letteratura horror?
La letteratura horror moderna nasce nel XIX secolo, in era tardo Romantica. L’Illuminismo aveva cercato di scacciare il buio dell’ignoranza che genera superstizioni con la luce della ragione e del progresso scientifico, ma l’uomo è animale ambivalente e sì, pure bipolare. Il troppo stroppia, e all’Illuminismo segue il Romanticismo, il trionfo dei Sentimenti sulla Ragione; l’uomo vuole esplorare i recessi della sua anima e torna a temere la punizione divina per la sua brama di sapere.

Romanzo simbolo di questo sentire è il Frankenstein di Mary Shelley, anche noto (guarda un po’!) come Il Prometeo moderno. Il Dottor Frankenstein si appropria del potere degli dei e, tramite il fulmine, infonde la vita in un corpo morto. Poi però teme la sua creatura e ciò che rappresenta, così la ripudia. La creatura vuole solo comprendere, come l’uomo, il senso della sua esistenza. E così si ribella al suo dio. In un cerchio perfetto.
Frankenstein venne scritto nel 1816 in una villa di Ginevra. Ma non fu la sola creatura a vedere la luce sotto quel tetto. Il Vampiro gli fece compagnia. Il romanzo, scritto dal medico di Lord Byron, John William Polidori, è il padre di tutti i vampiri letterari che popolano gli scaffali di librerie e biblioteche.
Gli seguirono l’affascinante Carmilla di Joseph Sheridan LeFanu ed il celeberrimo Dracula di Bram Stoker.
A questo punto compaiono sulla scena due strambi scrittori americani: Howard Philip Lovecraft e Edgar Allan Poe. Il resto è storia.
Passano gli anni. L’horror conquista sempre più lettori, ma la critica continua a storcere il naso.
Problemi loro.
Noi continueremo a leggere con adorazione.
Io sono leggenda di Richard Matheson, L’Esorcista di William Peter Blatty, Rosemary’s baby di Ira Levin, Clive Barker, Ray Bradbury, Ramsey Campbell, Jonathan Carroll, James Herbert, Brian Keene, Nancy Kilpatrick, Paul Wilson, Joe R. Lansdale, Richard Laymon, Jean Ray, Dan Simmons, Peter Straub, Thomas Tyron, Jean-Cristophe Grangé, Alex Covin, Ivan Perciballi, Adler James Stark, Alda Teodorani, Valerio Evangelisti, Danilo Arona, Eraldo Baldini, Gianfranco Nerozzi e gli strabilianti racconti di Aldo Buzzati.
La critica non capisce (o più probabilmente non vuole capire), come possa la letteratura horror avere tanta presa su milioni di lettori di diversa nazionalità, età, stato sociale e culturale, orientamento politico e religioso. I motivi sono elencati all’inizio di questo articolo. E comunque ci si può arrivare con un pizzico di spirito di osservazione.
E sembra che la critica, che negli anni dei suoi sconvolgenti primi successi editoriali lo trattava come feccia, da una decina di anni si sia accorta di Stephen the King. Non tanto come il Grande Narratore che è, ma come caso editoriale di portata mondiale. Vogliono capire perché.
Mi permetto un suggerimento: provate a leggere uno dei suoi romanzi!
In un romanzo di King troverete sempre una comunità (apparentemente) tranquilla alle prese con l’imprevisto. E l’imprevisto ha mille volti. A volte è un semplice serial killer. Oppure un tenero sanbernardo. O un vampiro. A volte è una lettrice, fan di una saga letteraria. Oppure un fantasma. O un licantropo. A volte è la nebbia. Oppure un negozio che ha tutto ciò che desideri. O i bulli della scuola. A volte è un bambino tra i filari di grano. Oppure il cellulare. O un marito che picchia la moglie.
L’imprevisto arriva e le persone scelgono come affrontarlo. Alcuni fanno del loro meglio per la comunità. Altri fanno del loro meglio solo per le persone che amano. Altri ancora cercano di trarre un profitto personale dalla nuova situazione.
La paura fa emergere la nostra vera natura. E raramente è bello trovarcisi faccia a faccia. Spesso è meglio il vampiro.
E King lo sa e ce lo mostra senza retorica, senza falsi moralismi, ma anche senza alcuna traccia di morbosità.
La natura umana per quello che è.
E non a tutti piace.

Monia Guredda nasce a Roma nel 1983. Consegue un’utilissima maturità artistica e un’ancor più utile laurea triennale in Arti e Scienze dello Spettacolo. Ama leggere, ama scrivere, ama vedere film e serie tv (che a volte chiama ancora “telefilm”). Organizzatrice di eventi letterari, giornalista pubblicista e scrittrice pubblicata, sguazza con maggior delizia nel genere horror (con una nota di ironia), anche se di tanto in tanto non disdegna incursioni in altri territori. Strega buona (quasi sempre) consulta con una certa regolarità i suoi fedeli tarocchi che a volte le danno delle dritte anche per nuovi racconti. Suoi racconti sono apparsi su Letteraturahorror.it, La Soglia Oscura, Watson e Tuga mentre il primo libro tutto suo è uscito per quelli di Edizioni La Rìa con il titolo “Puoi sentirli sussurrare”. Le è costata più fatica trovare il titolo che scrivere i 22 racconti presenti nella raccolta.



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