La scienza di Stephen King

di Meg Hafdahl, Kelly Florence - pagine 224 - euro 19,00 - Apogeo

Quali verità si nascondono dietro It, Jack Torrance, Carrie e i più iconici protagonisti del maestro dell'horror?

Esiste un diffuso equivoco circa la letteratura fantastica, spesso ritenuta espressione letteraria inferiore rispetto ai grandi classici, ai romanzi d’appendice, all’autofiction, poiché viziata da un’eccessiva distanza rispetto al mondo reale. Potrebbe dunque sembrare strano accostare il nome di Stephen King – che del fantastico è un maestro – alla parola Scienza: sarebbe pura miopia. La buona letteratura fantastica è spesso plausibile, e soprattutto è quasi sempre dotata di coerenza interna, ovvero propone ambientazioni e situazioni che al netto di elementi appunto fantastici “stanno in piedi”. Tale coerenza può nascere solo da un approccio se non scientifico quantomeno rigoroso: occorre studiare e capire, insomma, prima di creare. King questo lo sa bene, e da sempre danza splendidamente su un filo teso tra il nostro mondo reale e i suoi mondi immaginari, con agilità da acrobata: Meg Hafdahl e Kelly Florence, autrici di questa raccolta di saggi prodotta nel 2020 ma arrivata in Italia solo nel 2024, si sono premurate di osservare al microscopio questa sua danza, analizzando diverse opere del Re non dal punto di vista della narrazione bensì concentrandosi su quegli elementi scientifici che si intravedono tra le innumerevoli pagine scritte dall’autore di Bangor nella sua lunga carriera.

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Il microscopio usato dalle autrici – che scienziate non sono ma che amano e conoscono bene l’opera di King – non è sempre a fuoco: indulgono spesso nell’aneddotica personale, ammiccano di tanto in tanto alla pseudoscienza, per paradosso peccano proprio in quanto a metodo scientifico: non gliene facciamo un torto, poiché compensano ampiamente il rigore un po’ carente con un’abbondante dose di passione per i romanzi e i racconti del Re. “La Scienza di Stephen King” è Scienza in senso ampio: le autrici si sono rivolte a numerosi esperti per disquisire in modo convincente di biologia, sociologia, psicologia e molto altro ancora, puntellando il testo con incisi, curiosità, statistiche. Al contempo, Hafdahl e Florence hanno intessuto di saggio in saggio una sorta di biografia letteraria e personale dell’autore: si spazia da “Carrie” a “L’Istituto”, dunque dal King giovane insegnante squattrinato a quello certamente più agiato e più saggio dei tempi nostri, passando per la tossicodipendenza, l’incidente stradale, il COVID e Donald Trump. Sono solo cenni, però quei cenni sono funzionali a capire l’opera di King tanto quanto gli interessanti approfondimenti sul bullismo, la malattia mentale, la consunzione, l’alcoolismo. E naturalmente sulla coulrofobia, perché Pennywise vive.

Trenta saggi relativi a trentuno scritti (in un capitolo si parla di due distinti racconti presi dalla bellissima raccolta “A volte ritornano”), ordinati cronologicamente e divisi per decadi, dai vecchi anni ’70 ai nuovi anni ‘10: il libro è snello ma denso di analisi, curiosità, spunti di approfondimento. Le autrici non spiccano per eleganza formale né per ricchezza della prosa, ma il risultato è una lettura abbastanza scorrevole, adatta a ogni appassionato di King. L’avvertimento superfluo, per quanti siano sensibili ai famigerati spoiler, è quello di leggere ciascuna opera analizzata prima del saggio a essa dedicato, ma se vi troverete tra le mani questo bel libro è quasi scontato che le abbiate già lette.
[Arturo Caissut]
Voto: 7,5

Incipit
Quando abbiamo iniziato le ricerche per questo libro, ci è stato subito chiaro che ci saremmo confrontate con le scienze, il folklore e diverse influenze letterarie. Eppure, alla fine, abbiamo compreso soprattutto l’autore stesso



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