di Z.A. Recht - pagine 377 - euro 14,90 - Edizioni Multiplayer
Il virus Morningstar nasce in Africa e quando prende il sopravvento si scatena un'epidemia senza precedenti nella storia dell'umanità. Come da tradizione zombie, la morte non è la fine: le vittime tornano a camminare sulla terra.
Al fine di contenere il virus viene allestita una gigantesca operazione militare, ma il piano fallisce e la piaga si espande fino ad assumere le proporzioni di una vera pandemia.
Tutt'a un tratto, la vita torna a concentrarsi sui bisogni primari. Le preoccupazioni quotidiane svaniscono, scompaiono anche tutti i rassicuranti agi della modernità. Non resta che aggrapparsi all'istinto di sopravvivenza: vivere o morire, uccidere o essere uccisi.
Un generale, reduce da innumerevoli battaglie, osserva ciò che resta dei suoi: una giovane dottoressa, un esperto fotografo, un soldato semplice e un piccolo gruppo di profughi. Tutti sono sotto la sua responsabilità, lontani dalla proprie case (dalla seconda di copertina).
L'esperienza mi ha insegnato a diffidare sempre dei commenti "promozionali" di scrittori o giornali famosi che campeggiano nell'ultima di copertina di un libro, il più delle volte infatti sono un tantino esagerati per non dire altro. Anche "Epidemia Zombie" non fa eccezione, sicuramente la frase altisonante di J.L. Bourne è eccessiva, ma nonostante questo l'esordio di Z.A. Recht non è malvagio. La trama, pur non essendo il massimo dell'originalità, funziona abbastanza bene e presenta alcuni elementi interessanti. Forse potevano essere caratterizzati meglio i personaggi ma tutto sommato siamo di fronte ad un onesto libro di zombie.
Questo romanzo fa parte di una trilogia che, a causa della prematura scomparsa di Recht, è stata terminata da un altro autore.
Voto: 6
[Alessandro Balestra]
Incipit dall'introduzione di Bowie V. Ibarra
Cosa c'è di così fastidioso all'idea di essere mangiati vivi?
No, aspettate. Dimenticate tutto. Conosco già la risposta.
La carne strappata dalle ossa. Le membra lacerate senza traccia di anestetico. Forse, la consapevolezza di dover trascorrere gli ultimi istanti di vita a osservare le proprie interiora spolpate e divorate da un branco di perfetti estranei. Già, un discreto fastidio. E anche l'odore non dev'essere granchè.
Immagino sia per questo che l'eventualità di finire sbranati possa apparire così nefasta.
Ma allora, da dove deriva il fascino e l'importanza che il genere "zombie" ha assunto nel nuovo millennio? Forse la risposta si nasconde in due concetti fondamentali.