di Cormac McCarthy - pagine 218 - euro 12,00 - Einaudi
Un uomo e un bambino, padre e figlio, senza nome. Spingono un carrello, pieno del poco che è rimasto, lungo una strada americana. La fine del viaggio è invisibile. Circa dieci anni prima il mondo è stato distrutto da un'apocalisse nucleare che lo ha trasformato in un luogo buio, freddo, senza vita, abitato da bande di disperati e predoni. Non c'è storia e non c'è futuro. Mentre i due cercano invano più calore spostandosi verso sud, il padre racconta la propria vita al figlio.
Ricorda la moglie (che decise di suicidarsi piuttosto che cadere vittima
degli orrori successivi all'olocausto nucleare) e la nascita del
bambino, avvenuta proprio durante la guerra. Tutti i loro averi sono nel
carrello, il cibo è poco e devono periodicamente avventurarsi tra le
macerie a cercare qualcosa da mangiare (bol.it).
Senza tirare in ballo mostri o vampiri Cormac McCarthy è riuscito a
costruire una storia da incubo tanto angosciante e crudele da guastarvi
non poche notti di sonno. Con una narrazione ridotta all'osso e senza
tanti fronzoli lo scrittore americano ci racconta in ogni pagina, senza
tanti complimenti, che l'orrore e il male vivono dentro ogni uomo e
basta davvero poco per trasformare l'individuo più mansueto al mondo in
una bestia sanguinaria. Un capolavoro riservato però a lettori con lo
stomaco forte!
Voto: 9
Incipit
Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo
della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva
accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello
appena passato. Come l'inizio di un freddo glaucoma che offuscava il
mondo. La sua mano si alzava e si abbassava a ogni prezioso respiro.