di Stephen King - pagine 418 - euro 20,90 - Sperlig & Kupfer
Un agricoltore decide di uccidere sua moglie, per impedirle di vendere
la terra ereditata dalla sua famiglia. La colpa, prima e la sfortuna
poi, faranno il resto.
Una scrittrice di gialli con protagoniste delle signore di mezza età
viene violentata e lasciata per morta in una canalina. E tutto questo
sovvertirà di molto la sua percezione delle cose che la circondano.
Un uomo affetto dal cancro trova il modo di scampare alla morte, e
cambiare così il corso della vita, propria e di quelli che gli sono
vicini.
Infine una donna felicemente sposata da molti anni, scopre cose
inimmaginabili sul conto del suo tranquillo marito. E dovrà prendere una
decisione dolorosa, ma inevitabile.
Un romanzo breve e tre racconti lunghi compongono questo nuovo lavoro di King.
Il tema è prevalentemente quello della situazione della donna, ancora
oggi, come denuncia King, di grave sottomissione, così come nei lontani
anni venti. Il soprannaturale è accantonato quasi del tutto, a favore di
una narrazione realistica, e di una grande passione per l'intreccio
narrativo tout court. Solo in un caso si ravvisa lo strisciare
silenzioso dell'elemento fantastico che, ancora una volta, serve a
pretesto per svelare la reale natura umana. King come sempre non fa
nessuno sconto, nessuna illusione è possibile all'interno del suo
universo. Un mondo pieno di persone cattive, malvagie, o semplicemente
stupide, che intralciano di continuo la vita altrimenti serena di chi ha
la sfortuna di incrociarne il cammino.
Se nel primo racconto possiamo fare i conti con una visione antiquata,
ma non per questo meno attuale in alcune parti del mondo, della
proprietà e del ruolo femminile nel contesto rurale, nel secondo
comincia a fare capolino l'insinuazione che non sempre ci si può fidare
del tutto di una innocua bibliotecaria, per il semplice fatto che si
tratta, appunto, di una donna. La normale passione per le scorciatoie di
alcune signore può, in qualche caso, rivelarsi addirittura fatale. E il
mostro è quasi sempre in agguato sui sentieri laterali della vita.
Nel terzo caso abbiamo una generosa visuale sulla normalissima paura
della morte, e sulla difficoltà insormontabile a superare un verdetto
infausto. Come tutto questo possa trasformarsi in uno scambio di quelli
alla vecchia maniera, soltanto King è al momento in grado di
raccontarcelo.
Infine la domanda che ogni persona si è fatta almeno una volta nella
vita: fino a che punto si può dire di conoscere una persona? Sia pure
passando tutto il tempo fianco a fianco, come possiamo esser certi di
conoscere davvero il cuore di chi divide la sua vita con noi? E qua la
risposta di King non soltanto è impetuosa, ma addirittura richiede
un'immedesimazione dolorosissima con chi, oltre a fare i conti con le
sue illusioni infrante di colpo, deve anche prendere una decisione circa
l'uso delle informazioni di cui mai avrebbe desiderato entrare in
possesso e che, in definitiva, gli hanno rovinato la vita.
Donne al bivio quindi, e in un caso anche un uomo, tutti nella difficile
posizione di cambiare la propria vita con un semplice sì o no. E da
sempre è di questo che King ci racconta con passione e con un certo
grado di cinismo sotterraneo. E se a qualcuno è sembrato che a volte il
Re stesse deviando dal cammino di un onesto racconto su persone
ordinarie in situazioni straordinarie, è soltanto perché capita di
continuo che le scorciatoie sembrino divertenti. Ma di solito, nelle
storie di King, chi lascia la strada, semmai dovesse ritornare, non sarà
comunque mai più la stessa persona di prima.
Nota sulla traduzione
Questa raccolta è stata tradotta da Wu Ming1, che è stato così
gentile da rispondere alle mie domande. Per i dubbi più persistenti mi
sono rivolta all'edizione in lingua inglese che rimane l'unico punto
fermo, nelle eventuali diatribe sulla fedeltà al testo originale.
Il Fedele Lettore di King, abituato alle traduzioni precedenti, non
potrà fare a meno di notare un certo snellimento nello stile. La
percezione iniziale è quella di un King scarno, essenziale nella
migliore delle ipotesi, e freddo nella peggiore.
Personalmente trovo che questo cambiamento di traduttore abbia
incentivato la lettura del testo in lingua inglese, non so se fosse
questo l'obiettivo della casa editrice, ma tant'è: molti lettori, e io
tra quelli, si son sentiti spinti a confrontarsi col testo originale, al
fine di rintracciare, almeno in un caso, collegamenti e assonanze
tipiche della scrittura di King, che sembravano leggermente offuscati in
traduzione. L'invito è quindi quello, laddove possibile, di leggere in
inglese, se non per nostalgia verso lo stile che ha reso famoso
l'autore, almeno per evitare di doversi sottomettere ai capricci
immotivati dell'editore italiano.
Voto: 6
[Anna Maria Pelella]
Incipit
Magnolia Hotel
Omaha, Nebraska
11 aprile 1930
A chiunque possa interessare.
Mi chiamo Wilfred Leland James. Questa è la mia confessione. Nel giugno
del 1922 uccisi mia moglie, Arlette Christina Winters James, e mi
liberai del cadavere gettandolo in un vecchio pozzo. Mio figlio, Henry
Freeman James, mi aiutò a compiere il crimine, ma aveva quattordici anni
e non va ritenuto responsabile. Fui io a plagiarlo, facendo leva sulle
sue paure e vincendo, in un paio di mesi, ogni sua naturale resistenza.
Di questo mi sento colpevole più che dell'omicidio, per ragioni che vi
saranno evidenti leggendo quanto segue.
La causa del mio crimine e della mia dannazione va ricercata in cento
acri di terra fertile a Hemingford Home, Nebraska. Mia moglie li aveva
ereditati da sua padre, John Henry Winters.