di Chiara Palazzolo - pagine 446 - euro 4,90 - Piemme
Anche per questo secondo capitolo, della trilogia horror creata da Chiara Palazzolo si incontrano, il signor Pro e il signor Contro.
Mirta/Luna, e soprattutto chi e come viene raccontata, è un qualcosa che divide anche
lettori che rispetto ad altre opere sono concordi, il che è comunque avvenimento degno di
nota. Ascoltiamoli, mentre per litigano meriti e demeriti del libro.
[Pro]: Bello! Un libro che fa la sua figura in edizione pocket da 5euro!
Degno pari della prima puntata.
[Contro]: Oh beh, hai detto proprio bene! Degno pari del precedente, Ossia fastidioso e
inutile! E per fortuna che ho aspettato ledizione pocket... E comunque sia chiaro
che ho letto anche la seconda puntata solo per poterlo criticare, con le stesse identiche,
irritanti frasi brevissime e prive di verbi o fatte solo di quelli. Speravo cambiasse,
almeno nello stile! Addirittura qui si moltiplicano le frasi spezzate, come se.
[Pro]: Come se?
[Contro]: No, niente, punto. La frase è finita. Ci siamo capiti, noh? Irritante. Un
Celentano dei poveri che scrive come un Andrea De Carlo di dieci anni fa. Ti mette ansia.
Certo... se vogliamo far passare per stile moderno questo modo di scrivere...
[Pro]: Eccerto! Meglio quei libri tutti uguali con le frasi tutte uguali e senza un minimo
di rischio. Suvvia! Siamo onesti, come nel primo volume, non sono frasi corte scritte a
caso, o scritte tanto per scrivere. O forse dovrei far notare, che ci vuole dell'abilità,
per gestire quasi 500 pagine di io parlante che racconta in questo modo? Che le
pause e le frasi brevissime sono calcolate e studiate a seconda dei vari momenti e dei
contesti? Che Mirta. ops, Luna, formula frasi e pensieri sempre più lunghi, sempre
restando nelle frasi brevi. No, non credo vi siano dubbi: penso proprio che si possa
parlare di stile, di marchio di fabbrica della trilogia e, forse, dei sopramorti stessi.
[Contro]: Ok! Va bene. Non si può ridurre tutto alla questione stile. Diamo
unocchiata anche alla trama e della sua gestione!
[Pro]: Beh, forse, e qui devo confessare una minor numerosità degli eventi,
"Strappami il cuore" è un pò meno vivace, nel succedersi dei fatti. Tre quarti
di libro sono dedicati a una fase preparatoria, con il definivo sviluppo dei personaggi e
dello scacchiere in cui credo si svolgerà il terzo episodio. Quindi non all'altezza, come
capacità di catturare, del primo episodio, ma sicuramente in grado di farsi leggere. Non
v'è dubbio.
[Contro] Seeeee, ok. Ti concedo solo una cosa, che si fa leggere fino in fondo. Non devi
faticare e scorre. bene, è un merito. Però quel che è da dire è da dire, ci sono delle
parti che farebbero annoiare un monaco tibetano! Sì insomma, dai. Il profilo psicologico
di Mirta/Luna che si accetta, non si accetta, poi scappa e torna e l'amore qua, la
filosofia di là. Eccheccavolo! E dateci i morti e gli squartamenti! Insomma, 'sti
zombi-vampiri dovranno pur nutrirsi no? Io dico che c'è almeno un centinaio di pagine di
troppo! Forse anche 150!
Tagliare tagliare tagliare!
[Pro] Diciamo una cinquantina. Ma lei, signor Contro, si dimentica di una cosa: che questo
libro non è per nicchie, ma è anche un romanzo di formazione e mainstream, oltre che
horror. Quindi era necessario trattare l'evoluzione psicologica della protagonista. E non
mi si venga a dire che non ci sono spunti interessanti, che non è per nulla vero.
[Contro]: Beh, forse una paio...
[Pro]: almeno 6!
[Contro]: 3!
[Pro]: Facciamo 4 e non se ne parla più!
[Contro]: E sarebbero? Io vedo solo il sognare dei sopramorti e la rivelazione
"sessuale" che cresce assieme a Mirta/Luna.
[Pro]: E i gemelli. Non mi si può dire che non sono personaggi riusciti.
[Contro]: Ok, concesso.
[Pro]: E la scena che dà il titolo al libro, ovviamente.
[Contro]: Un po' retorica, non trovi?
[Pro]: Ma riuscitissima.
[Contro]: Ok, va bene. Ma mi sembra il minimo che un libro abbia una scena finale degna di
nota! Non mi si può certo dire che c'è del nuovo? E non si risponda "e cosa lo
è?". Sto parlando di un percorso che ne giustifichi la trilogia, l'introduzione di
idee oneste e non banali. Non mi si può dire che i due sopramorti gay, che vivono da
centinaia di anni, non ricordano gli highlander. Così come il riutilizzo dei benandanti
che ricordano più una specie di men in black cattivi, anche se buoni, o il buon
Gottfried che circondato di mistero com'è pare più un mix tra Kaisersose dei
"Soliti sospetti" e l'Innominato manzoniano. Ovviamente sopramorto, sì
certo, sopramorto...
[Pro]: Beh, ma questo vuol dire essere incontentabili! Certo che ci sono riferimenti al
fantastico, è ovvio. Che, si pretendeva mica si fosse inventato un nuovo archetipo
orrifico? Bisogna dare il giusto merito alla Palazzolo, piuttosto, di rimanere in bilico
senza cadere. Quando descrive i sopramorti che vivono da centinaia o migliaia d'anni si
rischia di scivolare, certo. Ma il libro scorre e se la sfanga, senza scopiazzare
pedissequamente il già visto e già sentito. E poi non dimentichiamo che dentro queste
righe c'è l'Italia, e non New York o l'antico Egitto.
Quindi sì, ok, ti potrà anche ricordare qualche idea vecchia e già usata, ma lo sforzo
adattivo e di renderla originale, o per lo meno congrua al contesto, c'è sempre, in ogni
pagina.
Insomma. Lasciando i Pro e Contro a litigare. Diciamo solo che per chi ha
letto "Non mi uccidere" e gli piaciuto, si può fiondare tranquillamente sul
numero due in edizione pocket, che non è proprio sullo stesso livello, ma è poco meno.
Chi invece non ha letto il primo libro e ritiene che la letteratura horror abiti lontano
dal mainstream e dagli occhiolini... beh, non lo compri di certo. Continui con gli
scrittori stranieri.
Per chi magari è un adolescente che legge poco, ma ama i film horror, oppure è
interessato a fare il figo, quando uscirà il film, e dire "io ho già letto il
libro" può e deve leggerlo
Chi, infine, si aspetta un thriller da ultima pagina et similia, solo perchè sulla
copertina della versione cartonata c'è scritto thriller, beh, non è un thriller, è un
horror. Se vi interessano i thriller continuate con Deaver.
Per chi invece non ne sa niente, della Palazzolo e dell'horror italico, ed è anche un po'
stufo del solito stile Poe-Lovecraft e soprattutto ne ha piene le scatole dei vampiri
televisivi e griffati che spopolano in tv e al cinema, beh, allora questa trilogia è un
buon diversivo. Chi invece è allergico a una scrittura spezzata, sincopata, che a tratti
ti fa pone la leggibilità dopo la coerenza del registro, beh, si rivolga ad altri lidi.
Voto del signor Pro: 7
Voto del signor Contro: 5
[Gelostellato]
Incipit
II viale che dall'autorimessa conduceva all'ingresso di servizio era una sinfonia
di ciliegi in fiore. Mentre abbassava la saracinesca, Piero Fossati se ne accorse
d'improvviso. La primavera era esplosa. E nella brezza che soffiava da ponente si
avvertiva addirittura un refolo d'estate. D'erba appena spuntata. Di terra stordita dal
sole.
Con le chiavi in mano, Piero rimase a fissare la candida vampa dei ciliegi, protesa verso
il ciclo. Si chiese se Flavio non avesse scelto la casa proprio per i ciliegi. Del resto,
lui gli aveva lasciato carta bianca, limitandosi a firmargli il mandato per l'agenzia e a
fornirgli i pochissimi desiderati: una monofamiliare alla periferia di Foligno, meno
vicini ci sono meglio è, contratto d'affitto di qualsiasi tipo, te la vedi tu? Grazie,
Flavio.
Lo sguardo di Piero errò tra i fiori. Erano bellissimi. Piante bellissime. Un viale
bellissimo. Sì, Flavio doveva essere rimasto colpito dal viale di ciliegi sul retro.
Magari, aveva pensato che potesse produrre un effetto distensivo. Ad Amalia piaceva tanto
il verde. Un viale di ciliegi tutto per voi, sul retro della villa. Non è una bella
vista?