Io sono Helen Driscoll

di Richard Matheson - pagine 240 - euro 16,00 - Fanucci

Tom Wallace conduce un'esistenza normalissima con la moglie Anne e il figlioletto Richard. Una sera, durante una festa in casa di amici, suo cognato Phil dichiara di poter compiere esperimenti di ipnotismo, privando le persone delle loro inibizioni; ed è proprio Tom, per quanto scettico, a essere scelto per una dimostrazione. Al termine della serata, però, scopre che la sua mente si è trasformata in un canale aperto, in grado di captare le onde telepatiche e di leggere nel pensiero delle persone a lui vicine. Tom inoltre entra in contatto con l'inquietante presenza di una giovane donna, uno spirito che sembra vivere in casa sua: Helen Driscoll. Ma chi è costei? E qual è il messaggio che i suoi occhi imploranti hanno per lui? (dalla seconda di copertina).

Sull'onda del successo del film "Io sono leggenda" la Fanucci, furbescamente, ha pensato bene di riproporre questo vecchio romanzo di Richard Matheson, datato 1958. Obiettivamente siamo di fronte ad un racconto che non offre nulla di nuovo. E' una piacevole lettura "estiva" senza infamia e senza lode che risulta un poco scontata e prevedibile probabilmente a causa degli anni che porta.
Voto: 6

Incipit
Il giorno in cui tutto ebbe inizio - un torrido sabato d'agosto - ero uscito dal lavoro poco dopo mezzogiorno. Mi chiamo Tom Wallace; faccio il pubblicitario per gli stabilimenti della North America Aircraft di Inglewood, in California. All'epoca vivevamo a Hawthorne, in affitto, in un appartamento con due camere da letto di proprietà di una delle nostre vicine, Mildred Sentas. Andavo e venivo dal lavoro sempre con un altro vicino, Frank Wanamaker, usando a giorni alterni la mia auto e la sua. Frank, però, non apprezzava granchè lavorare il sabato, e quella volta era riuscito a evitare di venirci, così stavo tornando da solo.
Quando svoltai su Tulley Street, notai la Mercury del '51 parcheggiata davanti casa nostra, e seppi che il fratello di Anne, Phil, era venuto a farci visita. Stava per laurearsi in Psicologia all'università di Berkeley, e di tanto in tanto andava a passare il fine settimana a Los Angeles. Era la prima volta che veniva nella nostra nuova casa: ci eravamo trasferiti lì solo due mesi prima.
Imboccai con la Ford il vialetto del mio giardino e parcheggiai davanti al garage. Dall'altra parte della strada, la moglie di Frank Wanamaker, Elizabeth, era seduta in giardino a strappare le erbacce. Mi rivolse un sorriso appena accennato e sollevò una mano coperta da un guanto bianco per salutarmi. Io ricambiai il gesto mentre scendevo dall'auto e mi avviavo verso la veranda. Stavo salendo i due gradini per entrarvi quando scorsi Elizabeth che si sforzava di alzarsi in piedi e si aggiustava il vestito da gestante.