di Iain Banks - pagine 205 - euro 8,00 - Tea
Frank Cauldhame ha diciassette anni. Vive su un isolotto vicino alla Scozia. Frank odia:
il padre, un ex hippy con manie da scienziato pazzo; la madre che l'ha abbandonato dopo
averlo messo al mondo; la società, colpevole di aver fatto impazzire suo fratello
maggiore Eric. Ha un unico amico, Jamie il nano, con cui beve birra in un pub.
Frank trascorre quasi tutte le sue giornate sull'isola, dando la caccia agli animali e
torturando gli insetti, specialmente le vespe, con una macchina rudimentale, da lui
costruita, sfruttando un orologio da parete antico e che ha ribattezzato La
Fabbrica degli orrori.
Questo è uno di quei libri che ho comprato subito dopo aver letto la quarta di copertina,
senza fermarmi a riflettere un solo istante. Lo so che è rischioso, che spesso romanzi
spacciati per capolavori si rilevano delle patacche colossali, ma in questo caso il prezzo
era tale da poter accettare la sfida. Alla fine della lettura mi sono posto la solita
domanda: Ho speso bene i miei soldi?.
Di solito la risposta si delinea chiaramente, un libro o piace o non piace, ma stavolta
sono molto indeciso, perché La Fabbrica degli orrori fa parte di una speciale
categoria: opere scritte bene e dalla trama affascinante, ma incapaci di fare breccia
dentro di me.
Una favola inquietante di educazione alla violenza. Questa presentazione nella
quarta di copertina corrisponde alla pura verità: Frank è un personaggio cattivo come
pochi, arrabbiato col mondo intero, si sfoga sui più deboli, con quelli incapaci di
difendersi, soprattutto bambini e animali. Il libro è scritto in prima persona, una sorta
di diario allucinante delle sue azioni criminali. Forse però proprio qui casca l'asino:
la narrazione è troppo lucida in alcuni punti, specie nella prima parte dove si narra
della vita di Frank sull'isola, e molto distaccata in altri, basata essenzialmente sul
rapporto del ragazzo con il padre e il fratello. Il risultato è una mancata capacità di
percepire totalmente le emozioni del protagonista, non si riesce a capire se sia una
persona sana di mente che ha deciso di perseguire una sua discutibile scelta di vita o
più semplicemente un pazzo scatenato.
Il libro comunque si legge tutto d'un fiato e ha anche un finale che riesce a sorprendere
non poco.
Voto: 6,5
[Nanny Ranz]
Incipit
Stavo facendo il giro d'ispezione dei Pali sacrificali il giorno in cui ci
arrivò la notizia della fuga di mio fratello. Sapevo che sarebbe successo qualcosa. La
Fabbrica mi aveva avvertito.
All'estremo confine settentrionale dell'isola, vicino ai resti disfatti del molo, dove
l'argano arrugginito ancora cigola nel vento di levante, mi restavano due pali da
sistemare in fondo all'ultima duna. In cima a uno dei pali c'era una testa di ratto con
due libellule, sull'altro un gabbiano e due topi.