Una stagione selvaggia

di Joe R. Lansdale - pagine 192 - euro 11,00 - Einaudi

Suvvia! Davvero non volete sapere perché Leonard Pine zoppica e com’è che Hap Collins si è fatto 18 mesi di galera? Le risposte sono tutte in “Una stagione selvaggia” che, se si esclude l’introvabile(?) “Mucho Mojo”, è il primo episodio, in ordine cronologico, della saga di Hap e Leonard (mi raccomando eh, leggete ‘Lionard’) ed è un tassello indispensabile per chi ha già composto il puzzle di “tutto ciò che è accaduto dopo” ai due scapestrati cercaguai creati dal Lansdale (nell’ordine “Il mambo degli orsi”, “Bad chili”, “Rumble Tumble” e “Capitani oltraggiosi”).

Purtroppo, come spesso accade per le serie di successo, questo primo episodio viene pubblicato dalla Einaudi (ex casa editrice di Lansdale) quasi in concomitanza con il nuovo lavoro (Echi perduti, Fanucci Editore). È, quindi, d’obbligo una lettura retroattiva, pensando che il lavoro è stato edito negli Usa nel 1990, con un autore più giovane (e più inesperto) di parecchi anni. Si avverte, perciò, chi conosce Hap e Leonard con questo episodio: non è il caso di fermarsi qui!
Il libro, infatti, non è certo uno dei capolavori dell’autore texano, né uno dei migliori della serie. È semplicemente un onesto romanzo noir, con una buona caratterizzazione dei personaggi e un finale pirotecnico, che presenta un cocktail di azione, splatter, umorismo e cambi di ritmo, che sono ormai un marchio di fabbrica di Joe Lansdale. La scrittura è semplice e diretta, condita dalle solite, dissacranti, metafore “lansdaliane”.
Cosa manca?
Manca una rapida presa sul lettore che deve ascoltare, per una buona metà libro, la storia di Tizio, Caio e Sempronio, prima che accada qualcosa di emozionante.
Manca una di quelle scene che “restano dentro” per il modo in cui mescolano orrore, e humor, fino a diventare grottesche (tanto per essere chiari, manca un cagnolino ficcato nel microonde che schizza in fiamme qua e là e incendia il camper di chi lo ha bruciato).
Per il resto c’è tutto.
Quanto basta per un romanzo breve e piacevole da divorare in fretta, che non esalta, ma non delude.
Ovviamente, per chi conosce Hap e Leonard come le proprie tasche, questa è una lettura dovuta, che presenta i “nostri eroi” molto meglio dei brevi flashback, presenti negli episodi successivi.
Voto: 6,5
[Gelostellato]

Incipit
Quel pomeriggio in cui tutto cominciò ero nel grande campo dietro casa con il mio buon amico Leonard Pine. Io avevo in mano il calibro dodici e lui lanciava in aria i piattelli.
- Lancia, - dissi. Leonard lanciò, un altro piattello partì verso il cielo, io scattai con il fucile e lo centrai in pieno.
- Ragazzi, - disse Leonard, - non ti capita mai di mancarne uno?
- Solo se lo faccio apposta.
Era un bel po' che preferivo tirare al piattello invece di sparare agli uccelli in carne e ossa. Uccidere non mi piaceva più, ma sparare mi divertiva ancora. Prendere la mira, premere il grilletto, sentire il rinculo e vedere il bersaglio esplodere in mille pezzi dava una soddisfazione tutta speciale.
- Vai ad aprire un'altra scatola, - disse Leonard. - I piccioni sono tutti morti.
- Lancio io, spara tu per un po'.
- Ho sparato il doppio di te e ho mancato metà di quelle caccolette.
- Non importa. E comunque i miei occhi si stanno stancando.
- Stronzate.
Leonard si alzò, si pulì le manone nere sui calzoni kaki, si avvicinò e prese il calibro dodici. Stava per caricare il fucile e io stavo per caricare il lancia-piattelli quando Trudy girò l'angolo della casa.