di John Ajvide Lindqvist - pagine 461 - euro 17,50 - Marsilio
A Blackeberg, quartiere degradato alla periferia ovest di Stoccolma, il ritrovamento del
cadavere completamente dissanguato di un ragazzo segna linizio di una lunga scia di
morte. Sembrerebbe trattarsi di omicidi rituali, ma c'è anche chi pensa all'opera di un
serial killer.
Mentre nel quartiere si diffonde la paura, il dodicenne Oskar, affascinato dalle imprese
dell'assassino, gioisce segretamente sperando che sia finalmente giunta lora della
rivalsa nei confronti dei bulletti che ogni giorno lo tormentano a scuola.
Ma non è
lunica novità nella sua vita, perchè Oskar ha finalmente un'amica, una coetanea
che si è appena trasferita nel quartiere. Presto i due ragazzini diventano più che
semplici amici. Ma cè qualcosa di strano in Eli, dal viso smunto, i capelli scuri e
i grani occhi. Emana uno strano odore, non ha mai freddo, se salta sembra volare e,
soprattutto, esce di casa soltanto la notte (dalla seconda di copertina).
Continua con successo la politica editoriale della Marsilio che da alcuni anni offre
spazio a vari talenti europei, una scelta azzeccata anche in questo caso visto che "Lasciami
entrare" è un ottimo romanzo a tinte horror, opera prima di John
Ajvide Lindqvist, scrittore svedese guardacaso proprio di Blackeberg. Tutta la
trama del libro si svolge appunto in questo quartiere della periferia di Stoccolma, una
città ben diversa da quella che siamo abituati a vedere nei depliant turistici.
Blackeberg è il ritratto di una Svezia disincantata che fa da sfondo a uomini e donne
depressi, emarginati, alcolizzati, drogati e violenti.
La tenera e triste vicenda di Oskar ed Eli si intreccia in qualche modo con la vita di
altri personaggi, protagonisti inconsapevoli di una storia "vampiresca"
inusuale, moderna e coinvolgente.
Lindqvist ha talento e questo suo libro di esordio merita di essere letto.
Voto: 8,5
Incipit
Blackeberg.
Fa pensare a quei dolci rotondi di pasta di cocco, magari fa venire in mente la droga. Una
vita decente. Si pensa alla metropolitana, ai sobborghi. Poi probabilmente non viene in
mente nient'altro. Anche lì, come dappertutto, ci abita gente. E' per questo che il
quartiere è stato costruito, perchè le persona avessero un posto dove abitare.
Non è un luogo cresciuto in modo naturale, no. Qui, tutto è stato predisposto sin
dall'inizio. La gente ci è andata a vivere non appena tutto era pronto. Edifici di
cemento, scagliati nel verde.
Quando questa storia ha inizio, il quartiere di Blackeberg esisteva già da trent'anni. Si
potrebbe pensare allo spirito dei pionieri. Al Mayflower, a una terra sconosciuta. Sì.
Immaginare case vuote che aspettano la gente.
Ed eccola che arriva!