di Shirley Jackson - pagine 216 - euro 3,05 - Urania Mondadori
Hill House è una vecchia villa che si è guadagnata, dal giorno in cui è stata costruita, una pessima reputazione. Chi abita nelle vicinanze la considera una casa "stregata" per via degli strani e misteriosi fenomeni che si verificano al suo interno al giungere della notte. Coloro che l'hanno abitata ne hanno subito l'influsso malefico o sono stati vittime di episodi spiacevoli.
Il dottor John Montague, esperto di fenomemi paranormali, accompagnato da tre assistenti, decide di soggiornare alcune mesi dentro la villa per svelarne tutti i segreti. Etichettare "La casa degli invasati" come una ghost-story pura e semplice è sicuramente riduttivo. Questo romanzo, narrato in modo superbo da Shirley Jackson, è un allucinante viaggio nella mente umana, un percorso scandito da un'angoscia crescente fino alla follia più terrificante. Forse i fantasmi esistono solo nella nostra testa? Da leggere! Voto: 8,5
Incipit
Nessun organismo vivente potrebbe conservare a lungo la sanità mentale in
condizioni di realtà assoluta. Alcuni suppongono che sognino persino le allodole e le
cavallette. Hill House, insana, se ne stava sullo sfondo delle sue colline racchiudendo
dentro di sè l'oscurità; era rimasta così per ottant'anni e avrebbe potuto restarci per
altri ottanta. Dentro, le pareti erano ancora dritte, i mattoni ben connessi fra loro, i
pavimenti erano solidi, le porte giudiziosamente chiuse. Il silenzio gravava perenne sul
legno e sulle pietre di Hill House e qualunque cosa vagasse sin lì vi andava sola.
Il dottor John Montague era laureato in filosofia; aveva preso la laurea in antropologia
con la sensazione oscura che in quel campo avrebbe potuto avvicinarsi maggiormente alla
sua vocazione: l'analisi delle manifestazioni soprannaturali. Montague era scrupoloso
sull'uso del titolo che gli competeva perchè, essendo le sue indagini tutt'altro che
scientifiche, sperava di procacciarsi un'aria di rispettabilità e magari di autorità
dottrinale grazie all'educazione ricevuta. Gli era costato parecchio affittare Hill House
per tre mesi, ma si aspettava d'essere degnamente compensato di tutti i suoi triboli
dall'interesse che avrebbe sollevato la pubblicazione del suo lavoro definitivo sulle
cause e gli effetti delle turbe psichiche in una casa comunemente definita come
"stregata". Una casa stregata lui l'aveva cerca onestamente per tutta la vita;
quando aveva sentito parlare di Hill House, sulle prime era rimasto in dubbio, poi era
subentrata la speranza, infine ci si era buttato anima e corpo, instancabile perchè non
era il tipo da lasciar perdere una volta che l'aveva trovata.
Per quel che riguardava Hill House, le sue intenzioni derivavano da quelle degli intrepidi
cacciatori di fantasmi del diciannovesimo secolo: sarebbe andato ad abitarci e avrebbe
visto quel che sarebbe successo. Sulle prime aveva nutrito l'intenzione di seguire
l'esempio dell'anonima signora che era andata ad abitare a Ballechin House e vi aveva dato
una festa durata un'estate per gli scettici e per chi ci credeva, col cricket e
la caccia ai fantasmi quali attrazioni principali. Ma scettici, creduli e giocatori di cricket sono rari al giorno d'oggi e il dottor Montague era stato costretto a ingaggiare degli
assistenti. Può darsi che le tranquille prospettive della vita in epoca vittoriana si
prestassero più amabilmente agli aspetti dell'indagine psichica, come può darsi che la
penosa documentazione del fenomeno sia abbondatemente superata per determinarne
l'attualità.