di Danilo Arona - pagine 248 - euro 6,00 - Larcher Editore
La superficie della Terra è attraversata da misteriose energie che come autostrade si
intrecciano tra loro per dare vita a dei "nodi", tali intersezioni corrispondono
a particolari luoghi del pianeta che hanno prodigiosi e incontrollabili poteri. Uno di
questi è Piano Orizzontale, un piccolo paese alquanto sinistro poco distante dal Passo
dei Giovi, sull'Appennino Ligure.
Durante la notte, qui si riuniscono i quattro anziani
membri del Circolo del Venerdì, obiettivo della serata è inventare storie dell'orrore...
ma spesso finzione e realtà si fondono e l'immaginazione partorisce orribili incubi.
"La stazione del Dio del Suono" è uno splendido romanzo
orchestrato in modo magistrale da Danilo Arona, tra citazioni e complessi
intrecci narrativi la trama si snoda con grande fluidità. Questo libro è una specie di
puzzle infernale dove soltanto alla fine i tanti tasselli che lo compongono si uniranno
per mostrare l'oscuro disegno del Dio del Suono.
Voto: 9
Incipit
L'ultracentenaria stazione di montagna appare morente e trascurata. Le mura esterne,
dipinte tanto tempo fa con una sgargiante vernice violacea, marciscono per umidità e per
incuria. Erbacce e ruggine si contendono i pochi centimenti quadrati di superfici e di
strutture ancora salubri. Sporcizia, lattine vuote e cartacce impregnano gli sconnessi
pavimenti del minuscolo androne.
Eppure Piano Orizzontale non è una stazione dismessa. Non è un ramo secco, secondo la
definizione infelicemente azzeccata di un politico degli anni Ottanta, ma soltanto un
piccolissimo scalo abbandonato e senza manutenzione. Un luogo impressionante e minaccioso
anche nelle più solari luci del giorno. Tuttavia una stazione tuttora operativa perchè
l'unico altoparlante distribuisce messaggi sui convogli in transito e due volte alla
giornata, verso le nove del mattino e le cinque del pomeriggio, un treno locale si ferma
per non più di un minuto, il tempo esatto perchè i fortuiti passeggeri possano, di
corsa, salire o scendere. In gran fretta, per lasciarsi alle spalle quell'incombenza
sepolcrale.
Quando fu costruita, ben oltre un secola fa, la stazione avrebbe dovuto servire un
villaggio virtuale che non vide mai la luce. Con il tempo ci si accorse che i suoi punti
di riferimento, allora e sempre, sarebbero stati pochi e occasionali viaggiatori
provenienti dalle disperse e nascoste casupole fra le montagne. Un'umanità risicata e
quasi ignota al resto del mondo.
Poi, nel 1898, una sciagura terribile segnò per l'eternità quella zona, che tutti già
facevano a gara per ignorare. Era la mattina dell'undici agosto, quando un treno
passeggeri diretto a Ronco venne fermato all'altezza della stazione di Piano Orizzontale
per lasciar transitare un altro convoglio che viaggiava alla volta di Lodi. Pochi attimi
dopo l'ingresso di quest'ultimo nella poco distante galleria si consumò il dramma. I
fiumi fuoriuscenti dal locomotore a carbone, quel "maledetto carbone usato a tempo a
questa parte dalla società ferroviaria", come riportò un cronista de Il Secolo
XIX, testimone dell'accaduto, causarono un'intossicazione con immediata asfissia a
tutto il personale viaggiante e a parecchi passeggi del convoglio entrato in galleria.
Alcune persone caddero in un attimo sul pavimento del locomotore con le mani alla gola,
rappresentando coi gesti un disperato quanto inutile tentativo di salvezza.