di Carlo Lucarelli - pagine 318 - euro 8,26 - Einaudi Stile Libero
La vicenda di questo romanzo si svolge su "L'isola dell'angelo caduto", una lingua di terra sperduta in mezzo il mare che, oltre ad ospitare una piccola comunità di pescatori e pastori, è utilizzata dal regime Fascista come colonia penale per prigionieri politici. Il protagonista, un commissario di polizia all'apparenza privo di passione per il proprio lavoro, indaga su alcuni atroci delitti che hanno turbato la vita del paese.
L'atmosfera dell'isola è surreale, quasi diabolica; il vento non smette mai di
soffiare e il cielo è perennemente ricoperto dalle nubi. I personaggi stessi del romanzo
subiscono inermi le ambigue influenze dell'isola.
Di questo libro è apprezzabile in modo particolare l'originalità della trama e
dell'ambientazione e soprattutto lo stile un pò visionario di Lucarelli.
Voto: 8
Incipit
Da allora, anche anni e anni dopo che gli eventi si furono conclusi, conclusi e
mai dimenticati, ogni volta che guardava il mare, e vedeva la schiuma di un'onda spaccarsi
su uno scoglio, e sentiva le gocce che si schiacciavano sul vetro della finestra a cui
appoggiava la fronte, ogni volta, ovunque si trovasse, gli tornava in mente la notte che
arrivò sull'isola.
Era così buio quella notte che il cielo e il mare erano la stessa cosa, talmente neri e
stretti e lucidi che sembrava di stare sospesi nel vuoto. E se serrava le palpebre, e le
copriva con la mano, e premeva, forte, lo spazio che vedeva dietro agli occhi, cieco come
quello in cui si formano i pensieri, era nero come quel mare e quel cielo, infinito e
nero. E anche il sale che gli toccava le labbra, e quel sapore sottile di petrolio e
motore e il sospiro appena soffiato del legno che sfiorava il mare sembravano venire dal
niente e svanire subito nel silenzio opaco e nell'odore immobile di quella notte. Mentre
sedeva rigido in fondo alla barca, schiacciato dalla nausea e dall'angoscia, sentiva Hana
rabbrividire di un freddo innaturale e stringergli il braccio, attaccata a lui come se
avesse paura di cadere in acqua.
C'era la luna piena quella notte ma non la si poteva vedere, così nascosta dietro alle
nuvole blu che gonfiavano il cielo. Solo ogni tanto un riflesso riusciva a passare tra
quelle nocche strette come pugni di piombo e a scivolare veloce e livido sull'increspatura
di un'onda. E vicino all'isola la nebbia era un velo umido e nero, che striava il buio
rendondolo più fitto, appena un pò più scuro là dove iniziava il molo.
Appena mise piede sulla banchina, un brigadiere si staccò dal nulla e gli core incontro
alzando la lucerna. Quasi gli schiacciò addosso il volto, allungato e scavato come un
teschio dalle ombre rosse della fiamma a carburo.
- Benvenuto, commissario, - continuava a ripetere, il braccio teso a prendergli di mano la
valigia, - benvenuto sull'isola, buona permanenza all'Eccellenza Vostra e alla Signora.