di Mala Spina - pagine 208 - euro 2,99
Martino Manslò è uno scassinatore sfortunato in fuga. I carabinieri lo inseguono e i suoi vecchi compari lo vogliono uccidere. Non ha il becco di un quattrino e visioni inquietanti lo spingono a tornare nella natia Garfagnana, l’ultimo posto dove vorrebbe andare.
Una grossa somma lo aspetta dai propri genitori che vivono nel remoto paese di Castel d’Asprosordo ma, prima di metterci le mani, dovrà svolgere l’ultimo servizio al posto del padre. Un incarico da Mangia Peccati per un morto speciale. Purtroppo, basta poco per perdere il controllo della situazione (Amazon).
Ambientato nella Toscana rurale di fine '800, in un paesino dove superstizione e magia sono ancora ben radicati nell'usanze popolari, "Il Mangia Peccati" è un piccolo gioiello a metà strada tra horror e commedia nera.
ANTOLOGIA ALIENA... LA TERRA È SOTTO ATTACCO!
Per secoli, l’umanità ha scrutato il cielo in cerca di risposte, domandandosi se siamo davvero soli nell’universo. “Alieni cattivi” esplora proprio questa dimensione: 20 racconti che ridanno vita a quel timore primordiale, portandolo nel cuore della nostra quotidianità. Ogni storia è un viaggio in un incubo diverso, dove l'invasore non arriva sempre dallo spazio profondo, ma si annida anche tra le pieghe della realtà che conosciamo. Disponibile in ebook e cartaceo entrambi arricchiti con 20 illustrazioni.
Martino Manslò è un ladro pasticcione un tantino sfigato ma, come gli altri personaggi, è credibile e ottimamente costruito. Mi ha ricordato il maldestro Ash di "Evil Dead", probabilmente per le secchiate di sangue e frattaglie che riceve in faccia. Insomma mi è piaciuto fin dalle prime pagine.
La narrazione è piena di ritmo, limpida e scorrevole ma soprattutto non lascia quella sgradevole sensazione di "dilettantesco" che spesso caratterizza le opere indie.
Morale della favola: compratelo e leggetelo!
Voto: 8
[Alessandro Balestra]
Incipit
Firenze, 1892
All'esterno della biglietteria, Martino Manslò teneva stretta in mano la catenella di un grosso orologio argentato da taschino e lo lasciava oscillare davanti alla vetrata, mentre con l'altra tormentava un berretto liso. I riccioli rossi erano appiccicati alla fronte madida, la faccia era più pallida che mai e punteggiata di efelidi, la giacca era scivolata su una spalla per il gran correre e i primi bottoni della camicia erano stati infilati nell'asola sbagliata.
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