I fiumi di porpora

Titolo originale: Les Rivières pourpres
Regia: Mathieu Kassovitz
Cast: Jean Reno, Vincent Cassel, Nadia Farès
Paese di produzione: Francia
Anno: 2000
Durata: 106 minuti

Trama

Una tranquilla Università situata nelle Alpi francesi, nel paese di Guernon, diventa teatro di efferati quanto inspiegabili omicidi. La comunità locale è sbalordita e colta dal panico. Viene subito allertato un ispettore in servizio a Parigi (l’attore Jean Reno), in precedenza appartenuto ai corpi speciali, che dovrà seguire la vicenda insieme ad un altro ispettore del posto (Vincent Cassel). Le misteriose e violentissime morti continuano e i due poliziotti non sembrano riuscire a sbrogliare la matassa, tanto più che talvolta arrivano perfino allo scontro fisico.

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Recensione

Il film comincia sotto i migliori auspici del genere thriller horror, con omicidi brutali e atmosfere gotiche con tinte medioevali. L’innesco funziona bene perché a risolvere il caso vengono chiamati due poliziotti (attori internazionali come Reno e Cassel) diversi per carattere ma entrambi testardi e individualisti, destinati ad entrare in collisione. L’industria cinematografica francese è andata spesso in concorrenza con hollywood soprattutto negli action-movie e nei thriller, anche con buoni risultati avendo registi e attori certamente esportabili (basti ricordare soltanto Nikita e Lèon di Luc Besson). In questo caso il progetto riesce anche se avrebbe potuto portare a risultati ancora più performanti, sarebbe bastata una progressione degli eventi e degli indizi sparsi leggermente più ordinata.
Ma venendo alle note positive – rimarcando tra l’altro l’ostinazione con cui le pellicole francesi non si vergognano mai di affermare la propria tipicità senza complessi di fronte a produzioni statunitensi più strutturate – l’inusuale e caratterizzata ambientazione europea in un paesino nascosto tra i Pirenei costituisce certamente uno degli aspetti migliori, più evocativi e geniali, andando oltre la semplice cornice per diventare sostanza vera e propria della storia.

La montagna, il vento che soffia tra la neve, le case tipiche di un paesino ordinato ma misterioso, la Savoia, la cultura dell’Università coi suoi segreti secolari, tanta Francia e tanto fascino soprattutto nella prima parte del film che risulta ottimamente ideata e costruita. La sequenza – piuttosto lunga – che apre il film è emblematica del classico inizio di un racconto, una ripresa aerea mostra un’automobile che percorre una strada che sale in mezzo a tanto verde, non sappiamo chi guida, la macchina va ad andatura media finché si ferma presso uno slargo. Ci sono mezzi della polizia. Dall’auto esce una figura imponente, ripresa di spalle, che inizia a camminare verso la boscaglia incrociando poliziotti e addetti della scientifica. E’ Jean Reno, il poliziotto arrivato da Parigi, e la sua faccia sta a dire quanto sia complicata la faccenda.
Perchè i morti ammazzati vengono ritrovati in quelle modalità così orrende e inspiegabili? C’è un unico serial killer oppure siamo di fronte ad una setta, ad una confraternita locale? Tante domande e tanti misteri irrisolti, poche risposte, un fascino crescente che recentemente ha determinato la realizzazione di una serie con lo stesso titolo: “I fiumi di porpora – la serie”. Continua il mistero e la paura, il male può annidarsi ovunque.
Voto: 7

Claudio Bacchi è nato il 04-12-1970 a Foligno (PG) ed ha sempre avuto una grande passione per la scrittura, coltivata come profondo interesse e non come occupazione principale. Laureato in Scienze Politiche, nel corso degli anni ha pubblicato numerose recensioni cinematografiche su vari siti web di settore e collaborato con la rivista "C'Era 2000" per brevi racconti. Nel 2000 pubblica il romanzo giovanilista "Pursauenghi poi bang", con la casa editrice Laurum, e in seguito fa stampare alcune centinaia di copie dell'altro romanzo "Salvala guitar", nel 2017. E' un grande appassionato di cinema, animalista e vegetariano.



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