Regia: Ti West
Cast: Sara Paxton, Pat Healy, Kelly McGillis
Soggetto e sceneggiatura: Ti West
Montaggio: Ti West
Produzione: USA
Anno: 2011
Claire e Luke sono impiegati allo Yankee Pedlar Inn, hotel un tempo di lusso, oggi in decadenza e agli ultimi giorni di apertura. Gli unici ospiti rimasti sono una madre in crisi con figlio al seguito, una ex star televisiva, ora medium, e un anziano avventore che pare avere dei legami con l’albergo. I due ragazzi, appassionati “gostbusters”, gestiscono un sito in cui si parla del fantasma di una donna che, secondo la leggenda, morì in modo violento nell’albergo, decenni addietro, e di cui non fu mai trovato il corpo. Ovviamente l’esito della loro ricerca non sarà dei migliori...
Partendo dall’assunto che la tematica e soprattutto le location del film mi hanno toccato sul personale (i miei genitori sono albergatori, e in albergo io sono nato e cresciuto, e tuttora vivo), chiedendo opinioni su questo film si sentirebbe qualcuno imprecare silenziosamente contro i produttori, su come abbiano buttato i loro soldi in un prodotto del genere, e su dove sia l’orrore. Questo potrebbe dire un mainstreamer, assuefatto al sadismo gratuito degli innumerevoli Hostel e della “storia infinita” di Saw. Ma ciò che non dobbiamo dimenticare è che ci troviamo in una ghost story a tutti gli effetti, di quelle classiche alla Lovecraft, e si sa che i “veri” fantasmi tendenzialmente tardano a mostrarsi. La prima parte del film, quindi, all’apparenza così noiosa e avulsa alla storia in sé, assume rilevanza soprattutto nella caratterizzazione/creazione dei personaggi, i quali sono sì stereotipati (tranne la protagonista, la brava Sara Paxton, bionda che qui è l’anti-bionda per eccellenza), ma sono simpatici e patetici (nel senso che muovono a compassione). Il film, sempre nella prima parte, gioca coi cliché e prende in giro il cinema “horror” degli ultimi anni (vedi i vari Paranormal Activity e ESP, oltre ai filmati che girano in rete, pronti allo spavento gratuito), e si spreca in omaggi (mai pressanti) a pellicole quali Shining e The Blair Witch Project, con il gioco della mdp a mano (che ormai sa di vecchio, ma non qui). Poi la storia procede secondo i canoni della ghost story nella seconda parte, e i ragazzi avvertiti che è meglio non indagare oltre (“non plus ultra” dicevano i latini) alla fine ci rimetteranno di brutto. È un bel salto nel passato questo The Innkeepers, che riporta l’horror sui binari classici (il fantasma che non trova requie, gli sventurati che si trovano “nel posto sbagliato al momento sbagliato”), aggiungendo un po’ di sangue (ma in misura minima e ridottissima) e chiude la narrazione con un grande punto interrogativo, che lascia anche l’osservatore più attento con un amaro in bocca, e che rende la faccenda più verisimile di quanto in realtà non possa essere (il fantasma c’è o non c’è?). Questa la grandezza di un film che con poco (pochi e bravi attori - alcuni noti altri meno -, una manciata di location, con riprese soprattutto all’interno, e pochi effetti speciali) sa regalare momenti di paura e, almeno al sottoscritto, farà guardare l’albergo con un occhio diverso. Finale che fa l’occhiolino al miglior Dario Argento, e non dico altro. Bravo il regista Ti West, qui regista e sceneggiatore, che si era già fatto notare con Cabin Fever (ma quello è un altro paio di maniche) e che non è malaccio neanche con The House of the Devil. Consigliato.
Voto: 8
(Matteo Massari)