Titolo originale: Do- Nui Mat
Regia: Im Sang-soo
Cast: Kim Kang-woo, Kim Hyo-jin, Baek Yun-shik, Yoon Yeo-Jung, On
Joo-Wan
Anno: 2012
Nazione: Corea del sud
Durata: 114 minuti
Young-jak è un giovane assistente del magnate Yoon. Col suo sguardo disincantato osserva tutto quel che lo circonda, ma non potrà evitare di rimanere coinvolto negli intrighi della potente famiglia.
Im Sang-soo torna ancora una volta a raccontare di una famiglia molto
diversa dalla media delle persone che abitano Seul. Una velata allusione
lasciata cadere in un dialogo tra madre e figlia ci dice che si tratta
della stessa famiglia rappresentata in The Housemaid, la quale ha
continuato a fagocitare le persone che hanno la sfortuna di lavorare per
loro.
Young-jak è un efficiente giovanotto che segue il suo capo e porta per
lui enormi trolley pieni di soldi che serviranno a comprare il loro
diritto di continuare a infrangere la legge per arricchirsi.
La storia si evolve lentamente, tra la costituzione di una holding
internazionale che dovrebbe fruttare soldi a palate e incontri sessuali
leggermente sopra le righe. Yoon commette però l’errore di innamorarsi
della cameriera filippina, e da quel momento le cose prenderanno una
piega sgradevole per tutti. Young-jak assiste impotente all’esplosione
di cattiveria e finisce per essere coinvolto molto più di quello che
avrebbe desiderato. I soldi non sono un problema e Madame Baek, moglie
potente e molto sola, potrebbe arricchirlo all’istante. Ovviamente ci
sono cose che il denaro non potrebbe comprare, ma per quelle c’è sempre
qualche altra seduzione possibile.
Lo sguardo è impietoso e la rappresentazione impeccabile. Ma è più un
quadro quello che si richiama alla mente. L’ottima performance degli
attori, fatta eccezione per il povero Darcy Paquet, famoso recensore
americano di cinema coreano trascinato in un territorio che gli è
palesemente estraneo, tiene alto l’interesse dello spettatore. Ma quello
che manca, in verità, è un cuore. La narrazione arranca tra situazioni a
mano a mano più eccessive e tutto quel che si evince alla fine è la
totale assenza di un punto di arrivo. Se il fine di raccontare un tale
coacervo di avidità e cattiveria è nel desiderio di mettere l’attenzione
sulla mancanza di scrupoli delle persone molto ricche, in realtà non si
può dire che sia stato raggiunto. Le immagini si susseguono come
bellissime istantanee di una degenerazione morale antica, che si è
aggiornata solo all’apparenza: è certamente così che si devono essere
comportati i nuovi ricchi in ogni parte del mondo, non solo non c’è
niente di nuovo, ma in passato è stato raccontato certamente meglio e
con un coinvolgimento maggiore.
Unica possibile motivazione per tante iperboliche rappresentazioni
potrebbe essere l’intento ironico, peccato che non se ne ravvisi traccia
in nessun momento del generoso minutaggio.
Im Sang-soo, non pago di aver indotto a inarcare più di un sopracciglio
con qualche buffa scena di baccanale fuori tempo massimo, decide infine
di disorientare del tutto lo spettatore rappresentando un improbabile
giovane rampollo senza scrupoli che entra e esce di prigione a comando e
un incredibile nonno paraplegico con potere di vita e di morte su tutti
gli abitanti della casa, domestici inclusi.
Non sembra davvero che sia l’ironia il filtro attraverso cui guardare
questa famiglia che abita una dimora impossibilmente lussuosa, come non
ce ne devono essere molte, non solo in Corea del Sud, ma nel mondo
intero. Resta il dubbio che l’onnipotenza rappresentata all’interno di
questo strano racconto sia, in realtà, quella del regista stesso, il
quale, raggiunto il punto più alto della sua impeccabile estetica
cinematografica, passa con disinvoltura a prendere in giro i suoi stessi
spettatori.
Voto: 6,5
Anna Maria Pelella