Titolo originale:
The tall man
Regia: Pascal Laugier
Cast: Jessica Biel, Jodelle Ferland, Stephen McHattie, Jacob Davies
Produzione: Usa, Canada
Anno: 2012
Durata: 106 minuti
Nella cittadina americana di Cold Rock da anni si parla di una storia a cavallo tra leggenda e realtà in cui una figura misteriosa chiamata l’Uomo Alto, rapisce i bambini per non restituirli più alle rispettive famiglie. Julia, una giovane infermiera del posto, non crede alle leggende dell’Uomo Alto fino a quando una notte un estraneo vestito di nero si intrufola nella sua casa e le rapisce il figlio. La donna in preda alla rabbia insegue il rapitore, dando il via ad una sequenza di eventi che cambieranno per sempre le vite di molte persone, compresa quella di Julia stessa.
“800.000 bambini scompaiono ogni anno negli Stati Uniti. Molti
vengono ritrovati entro alcuni giorni. 1000 bambini spariscono senza
lasciare traccia.”
Questa è l’inquietante frase che compare sullo schermo all’inizio del
nuovo film di Pascal Laugier, che tutti conosceranno per aver sconvolto
le platee di vari festival di tutto il mondo nel 2008, tra cui Cannes e
Roma, con un piccolo gioiello di crudeltà e filosofia, ovvero il
capolavoro "Martyrs".
Questa volta però il regista sceglie di cambiare registro, abbandonando
completamente la componente splatter fortemente presente nel suo film
precedente per incentrarsi più su un film di denuncia abilmente
mascherato da horror.
Il film comincia come la classica storia su un boogeyman, l’uomo nero
che arriva in paese e si porta via i bambini. Il mostro in questione è
chiamato da tutti “l’uomo alto” (il Tall Man del titolo originale) che
da tempo spaventa gli abitanti della cittadina americana di Cold Rock,
una specie di Pennywise di Derry che popola gli incubi degli adulti del
paese, a tal punto che alcuni subito dopo aver partorito, prendono il
fagottino contenente il figlio appena nato e abbandonano la città. Nel
momento in cui il figlio della Biel viene rapito, la trama non sarà più
la stessa e le carte in tavola cambieranno di continuo.
Quello che poteva essere un progetto innovativo e, perché no,
memorabile, purtroppo è stato danneggiato dalla troppa ambizione della
storia. La buonissima idea di base è vittima di una sceneggiatura che
non ha il coraggio di azzardare, di spingersi un pochino più in là e di
conseguenza, sorprendere. I continui ribaltamenti dei punti di vista
sono colpi di scena per lo spettatore ma sono privi di mordente e la
fastidiosa voce fuori campo che tende a spiegare tutto ciò che succede
stempera la tensione, come se lo sceneggiatore fosse convinto
dell’insicurezza del suo lavoro e ci volesse aiutare con dei chiarimenti
per nulla necessari. Oltre a questo, il film è minato anche da un
andamento altalenante, in cui si alternano momenti di tensione (come
appunto l’inseguimento della Biel nella notte) a momenti di calma
piatta, fatti di (troppe) parole e (troppa) poca emozione.
E anche il finale, ottimo per trama, è altrettanto piatto e impersonale.
Detto ciò non si tratta di un film da buttare. La storia è originale e
comunque si ha la curiosità di scoprire il marchingegno che si cela
dietro la scomparsa dei bambini. I protagonisti sono in parte,
soprattutto la giovane Jodelle Ferland, nuova icona dell’orrore con alle
spalle film del calibro di "Silent Hill", "Case 39" e "Tideland – Il mondo
capovolto".
Diciamo però che da un autore che aveva osato così tanto con il film
precedente, ci si aspettava qualcosa di diverso e la bella idea di base
non è sufficiente a dare la carica giusta ad un film che avrebbe
necessitato di una spinta in più. Forse la colpa sta nel fatto che "I
bambini di Cold Rock" è l’esordio americano del regista mentre "Martyrs"
era un film girato nella patria di Laugier. Gli lanciamo quindi un
appello: Pascal, torna in Francia e gira un remake di "Tall Man". Sarà un
successone.
Voto: 5,5
(Andrea Costantini)