Titolo originale:
Dokani
Regia: Hwang Dong-Hyuk
Cast: Gong Yoo, Jung Yu-Mi, Kim Hyun-Soo, Jung In-Seo, Baek
Seung-Hwan, Kim Ji-Young
Tratto: dal romanzo "Dokani" di Kong Ji-Young
Nazione: Corea del sud
Anno: 2011
Durata: 125 minuti
Kang In-ho è un giovane insegnante d’arte che da Seoul si sposta a lavorare in una scuola per bambini con deficit dell’udito nella cittadina di Mujin. Dopo qualche tempo si accorge di alcuni casi di abuso ai danni dei bambini. Dapprima incredulo, decide di coinvolgere una giovane attivista per i diritti umani e con lei provare a indagare. Quello che scoprirà sarà solo l’inizio di una terribile battaglia per la verità.
Kang In-ho è una brava persona. Il lavoro lo porta in una sperduta
scuola per disabili nella città di Mujin. Un giorno gli sembra di udire
le urla di una ragazzina e da allora non riesce a darsi pace. In seguito
scopre segni di percosse su alcuni bambini e vede un collega picchiare
uno degli allievi. Cercando di fare luce scopre poi una sovrintendente
che aggredisce una delle bambine, lui decide di portarla in ospedale e
là, insieme a Yoo Jin, un’attivista per i diritti umani, riesce a farla
parlare.
La bambina racconta una terribile storia di violenza e di abusi in cui
sono coinvolti il preside e alcuni insegnanti. A Kang In-ho non resta
altro da fare che denunciare i fatti. Ma la polizia è insensibile ai
discorsi dei due che, messi alle strette, accettano di portare i bambini
in televisione.
Tratto da una storia vera avvenuta in Corea nel 2005 a seguito della
quale fu modificata la normativa vigente in tema di violenza sessuale
sui minori, Silenced non fa nessuno sconto allo spettatore e mette
direttamente l’attenzione sugli abusi perpetrati da chi si era assunto
il compito di aiutare bambini isolati dal deficit, in una nazione già di
per sé generalmente poco attenta al benessere delle fasce più deboli
della popolazione.
Nessuno esce bene dall’impietosa analisi portata alla luce da questa
storia: insegnanti, poliziotti, religiosi, familiari sono tutti, sia
pure in misura diversa, colpevoli di aver taciuto, quanto non
apertamente commesso, i gravissimi abusi ai danni di bambini incapaci di
difendersi.
Il film si divide nettamente in due parti, nella prima assistiamo con
sgomento alle violenze commesse sui bambini e alla loro scoperta da
parte del giovane Kang e nella seconda parte al processo/farsa intentato
per placare l’opinione pubblica sconvolta dalla messa in onda delle
testimonianze dei bambini.
Il senso di scoramento, dato anche dalla consapevolezza di assistere a
fatti realmente accaduti, è totale. La straordinaria performance dei
bambini convince lo spettatore senza nessuno sforzo, mentre il contrasto
tra il candore dell’attivista Yoo Jin e la disillusione del professor
Kang fa da perfetto contraltare alla meschinità di tutta la cittadina
che si unisce come un sol uomo nella difesa dei “pilastri della
comunità”, uomini in vista, profondamente religiosi e molto potenti che,
seppur riconosciuti colpevoli, non pagheranno mai per quello che hanno
commesso.
La regia sobria sottolinea con onestà anche i passaggi più pesanti di
una storia destinata a far riflettere. Risulta francamente
insostenibile, in casi come questi, la bizzarra pratica di concedere il
perdono ai malfattori, al fine di alleviarne la pena in senso giuridico,
in uso in Corea e caldeggiata dalla comunità cristiana, inizialmente
pensata nel tentativo di arginare il problema della pena di morte. Se è
pur vero che è cristiano porgere l’altra guancia, questo non dovrebbe
mai interferire con l’applicazione della legge che, in ogni caso,
prevede pene per tutti i reati, indipendentemente dalla predisposizione
al perdono da parte delle vittime o dei loro familiari.
Voto: 6,5
Anna Maria Pelella