Titolo internazionale: Sleep
tight
Regia: Jaume Balaguerò
Cast: Luis Tosar, Marta Etura, Alberto San Juan, Iris Almeida, Petra
Martínez, Pep Tosar, Carlos Lasarte, Tony Corvillo, Oriol Genís, Rubèn
Ametllé, Manel Dueso, Amparo Fernández, Xavier Pujolràs, Dolors Vidal,
Roger Morilla, Margarita Rosed
Anno: 2011
Nazione: Spagna
Durata: 102 minuti
César è il portiere di un condominio. Invisibile alla maggior parte dei condomini, conduce una vita tranquilla, fa il suo lavoro e si occupa di tutte le piccole manutenzioni necessarie. Per fare questo ha accesso a tutti gli appartamenti, e questo gli dà la possibilità di spiare da vicino tutti, e in particolare Clara, una bella ragazza molto solare, la cui felicità sembra disturbare molto César.
César è una persona infelice e la felicità altrui lo turba molto.
Specchio e contraltare della sua oscurità è la solare Clara, che con un
sorriso e qualche parola gentile gli si rivolge ogni mattina, forse è la
sola abitante del palazzo che sembra davvero accorgersi di lui. E lui la
tiene d’occhio, la spia molto da vicino, come del resto fa con tutti i
condomini, ma per Clara ha delle attenzioni particolari. Di quelle che
richiederebbero una camicia di forza, o almeno una denuncia penale.
Metà "L’inquilino del Terzo piano" e metà "The Resident", senza disdegnare
un’allusione sbilenca a "Psycho", questo "Mientras Duermes" racchiude la
summa di tutti gli stilemi in fatto di intrusione nello spazio privato
di una persona. César è un’ombra che si impossessa dapprima dello
spazio, poi della pelle, del corpo e infine della vita di una ragazza,
il cui unico crimine è quello di essere felice. Una felicità che turba
chi non la possiede e che lo induce a cancellare per sempre dalla faccia
della terra ogni possibile traccia di un sorriso. Clara inconsapevole e
sorridente, svolazza davanti al suo peggiore nemico e lo tratta da pari,
gli chiede di chiamarla per nome e non si accorge dello sguardo affamato
e ambiguo di lui. Uno sguardo che sottintende un odio atavico per tutto
quello che lui non ha mai potuto avere.
Questi gli ingredienti del nuovo lavoro di Balaguerò, che mette ancora
una volta in scena un dramma condominiale, in cui lo spazio è il
protagonista assoluto e i cui attori non sono mai quello che sembrano.
Solo che qui, al posto di voraci esseri mutanti, abbiamo il più
pericoloso dei predatori: l’infelicità. César è portatore di un virus
più letale di quello che ha decimato i precedenti condomini raccontati
dal regista, perché la sua infelicità oltre a essere virale è insinuante
e invisibile. Clara è la sua vittima designata, ma lui non disdegna di
spargere i semi della sua cattiveria anche nell’animo delle altre
persone che lo trattano bene, in effetti nessuno è al sicuro dalla sua
invidia e dalla sua volontà di distruzione.
Insinuando sottilmente tutto quello che esploderà nel finale e con la
complicità di una regia pulita e essenziale, Balaguerò proietta ombre in
ogni angolo inducendo lo spettatore a vivere la sensazione di
soffocamento data dalla chiusura più totale verso gli spazi esterni.
L’intero film si svolge in interni, obliqui e filmati con impietosa
cattiveria. Interni invasi da insetti e da persone che non dovrebbero
neanche essere là, interni violati nel momento della massima fragilità:
"Mientras Duermes", appunto. Unica eccezione un terrazzo in notturna che
sembra la sola via di uscita dalla vita e dal dolore, per il semplice
fatto che da quella altezza anche il più grande dei problemi risulta
rimpicciolito.
Un ambiguo Luis Tosar presta il suo sguardo inquietante, reso cupo dalla
follia che emerge lentamente, a César perfetto contrappunto di una Marta
Etura solare e spensierata, il cui sorriso verrà distrutto a mano a mano
e con fatica, ma del tutto irreversibilmente, dal peggior nemico
immaginabile: la fiducia nel prossimo.
Niente mostri, entità possedute o vittime di errate interpretazioni
religiose, qua la scommessa è contro la normalità, che sempre meno
coincide con la sicurezza con cui solitamente siamo abituati ad
associarla. Il covo del male è ancora una volta uno spazio un tempo
considerato sicuro: la propria casa. Ma dopo anni di thriller ambientati
tra le pareti domestiche, nessuno più potrebbe sul serio credere di
essere al riparo. Il vicino di casa, quello che tutte le mattine siamo
abituati a salutare e di cui in realtà non sappiamo nulla, potrebbe
essere uno psicopatico. Gli diamo fiducia solo perché ci sembra di
conoscerlo, perché ne conosciamo le sembianze. Ma la familiarità, sembra
dire Balaguerò, non sempre coincide con la conoscenza. E quel che mai
avremmo sospettato che si annidasse nel cuore del nostro pacifico
vicino, potrebbe abitare persino il nostro cuore. Ma questa è un’altra
storia.
Voto: 7
(Anna Maria Pelella)