Titolo originale: Underworld: Awakening
Regia: Mårlind & Stein
Cast: Kate Beckinsale, Stephen Rea, Michael Ealy, Theo James, India
Eisley, Sandrine Holt, Charles Dance
Produzione: USA
Anno: 2012
Durata: 88 minuti
Il genere umano ha scoperto l’esistenza sia dei vampiri che dei Lycan, scatenando una guerra per sterminare entrambe le specie. Selene viene catturata e, risvegliandosi dopo dodici anni di sospensione criogenica, scopre di aver partorito una figlia, Eve, nata dall’unione con Michael.
Secondo sequel di “Underworld”, “Underworld: Il Risveglio” è affidato
agli svedesi Mårlind e Stein, già registi del mediocre “Shelter”. Il
prequel “Rise of the Lycans” era il più debole della serie, e soffriva
dell’assenza della Selene di Kate Beckinsale. Si dà infatti il caso che
Beckinsale “sia” “Underworld”, un po’ come Tom Cruise è “Mission
Impossible”. Con la saggezza che lascia presagire il suo cognome, lo
sceneggiatore Len Wiseman insieme al collega John Hlavin hanno deciso di
far tornare in pista la protagonista principale, senza di cui la saga
non ha una gran ragione di esistere. Naturalmente sarebbe superfluo
attendersi grandi novità da quest’ultimo capitolo, ma gli estimatori del
genere potranno ritenersi ragionevolmente soddisfatti.
Negli ultimi anni la figura del vampiro al cinema è stata declinata in
molti modi, dai mostri mutanti di “Priest” alle belve assetate di sangue
di “30 giorni di notte”, fino ad arrivare ai succhiasangue da
multinazionale di “Daybreakers”, ma purtroppo quelli che hanno inciso di
più sono quelli in stile “Harmony” di “Twilight”, buoni per adolescenti
con gli ormoni in subbuglio. La serie di “Underworld” ha almeno il
merito di escogitare un’alternativa plausibile a tanto profluvio di
saccarina, pur se debitrice per temi e atmosfere verso il “World of
Darkness” della White Wolf.
Seguendo i canoni della serialità, dopo un prologo che riassume gli
avvenimenti precedenti per chi non avesse fatto i compiti a casa, in
quest’ultimo episodio Selene scopre di avere addirittura una figlia, un
ibrido tra vampiro e Lycan che potrebbe possedere straordinari poteri.
Madre e figlia sono tenute prigioniere e usate come cavie da laboratorio
dagli scienziati della Antigen, una compagnia che sta sviluppando il
siero definitivo contro Lycan e vampiri. I fini della Antigen, guidata
dal dottor Jacob Lane, si riveleranno alla fine molto diversi da quanto
lasciato intendere, ma questo è meglio lasciarlo scoprire allo
spettatore. Quello che importa è che i pochi vampiri superstiti si sono
ritirati in rifugi sotterranei e hanno perso la voglia di combattere,
rassegnandosi a una inane sopravvivenza. Il ritorno di Selene, che
alcuni considerano una traditrice della sua razza sia per l’uccisione di
Marcus che per l’unione con Michael, risveglia la coscienza del vampiro
David, il quale si unisce a lei per combattere la Antigen e salvare Eve.
All’estemporanea coppia si aggiunge Sebastian, un detective che ha
perduto la moglie-vampira durante la guerra con gli umani.
Naturalmente la trama non importa più di tanto, e anche l’inattesa
maternità di Selene non aggiunge granchè al personaggio, assolvendo alla
mera funzione di motivare la sequela di scontri tra Lycan, umani e
vampiri. Scontri in cui Beckinsale, inguainata nella tradizionale tutina
di latex atta a scatenare fantasie adolescenziali, primeggia come al
solito, sgominando con letale e coreografica precisione orde di lupi
mannari, esseri notoriamente afflitti da un forte deficit neuronale. E
proprio un Lycan geneticamente modificato è l’antagonista principale
dell’eroina. Immune all’argento e grosso come una casa, il Super Lycan
darà del filo da torcere persino a lei.
La fotografia dark e desaturata di Scott Kevan, in linea con gli altri
episodi, è basilare nel conferire atmosfera all’insieme, così come le
suggestive scenografie di Claude Parè, il quale passa dagli arabeschi
liberty dell’originale al grigiore dell’edilizia di stampo socialista,
utilizzando edifici di Vancouver. Realizzato con le nuove macchine da
presa Epic di Red ad altissima risoluzione, il 3D è funzionale ma nulla
di più, lasciando con il sospetto che un’applicazione sensata di questa
tecnologia sia ancora tutta da scoprire. A parte l’ottima Kate
Beckinsale, fra gli attori si segnala il compassato Stephen Rea,
distaccatosi per un attimo da Neil Jordan, nel ruolo del dottor Lane,
genetista con parecchi scheletri nell’armadio. La regia di Mårlind &
Stein, di buona ma indefinita professionalità, è al servizio della saga,
dato che i dettami di fedeltà al franchise prevalgono sulle velleità
individuali.
Voto: 6,5
(Nicola Picchi)