Titolo originale:
Paranômaru akutibiti: Dai-2-shô - Tokyo Night
Regia: Toshikazu Nagae
Cast: Aoi Nakamura, Noriko Aoyama
Nazione: Giappone
Anno: 2010
Durata: 90 minuti
Haruka Yamano ritorna a Tokyo da San Diego, dove ha avuto un incidente che le ha provocato la frattura delle gambe. Suo fratello si occupa di lei mentre il padre è via per lavoro. Poco tempo dopo che i due iniziano a usare una videocamera, Koichi si accorge che alcuni oggetti nella stanza di sua sorella si sono spostati nel corso della notte. Decide così di installare la videocamera nella stanza di Haruka e filmare eventuali manifestazioni paranormali.
"Paranormal Activity 2" è il sequel dichiarato del fortunato film di
Oren Peli. Basato sulla storia originale, parte da quella per ampliare
il discorso e includere una spiegazione al fenomeno insieme ad alcuni
piccoli tocchi di regia dal sapore decisamente nipponico.
La storia è piuttosto semplice: abbiamo due persone, una delle quali in
sedia a rotelle per via di un incidente occorso in viaggio, incidente in
cui una persona ha perso la vita, le quali, giocando con una
videocamera, scoprono di non essere soli in casa.
Il crescendo di tensione, in verità piuttosto esiguo come anche
nell’originale, è dato dallo scorrere delle immagini in notturna che
riprendono gli strani accadimenti nella camera di Haruka. Lei all’inizio
è un po’ seccata per la palese violazione alla sua privacy, ma a mano a
mano che la faccenda si complica, dapprima si spaventa e poi finalmente
racconta al fratello quel che le è accaduto in America. E qui il plot si
discosta leggermente da quello originale, fornendo una spiegazione, sia
pure parziale, all’infestazione che si è prodotta nella stanza di Haruka.
Il tutto è ripreso con l’ormai nota tecnica traballante, a simulare un
lavoro da dilettanti, come in effetti il film finisce per risultare, e
con la maggior parte delle inquadrature in cui resta fuori metà della
testa dei protagonisti. Superato l’eventuale fastidio per le
inquadrature sbilenche e per il tremolio da ottovolante, c’è poi da
affrontare il ridicolo involontario dato dalla scena in cui un prete si
occupa di scacciare la presenza dall’appartamento, senza mai andare
nella stanza di lei, dove per la verità la maggior parte degli eventi si
è svolta. Molto più intrigante risulta invece la scena in cui un gruppo
di amici si avventura nella stanza incriminata per poi precipitarsi
fuori dalla casa di corsa, con tutte le ovvie difficoltà di chi ha
lasciato la scarpe all’ingresso.
Ma la vera sorpresa in questo, per altri versi trascurabile, sequel è
dato dall’inserimento di alcune inquadrature, nei momenti più concitati
e tutte in notturna, tese a richiamare lo strisciare di una presenza
fantasmatica e ottenute con la nota tecnica nipponica di insinuare il
perturbante praticamente fuori dal campo visivo dello spettatore. Unica
nota questa che induce un qualche sobbalzo nell’insieme leggermente
soporifero che si produce sullo schermo.
Nel complesso la convincente prova degli attori e i riusciti
accorgimenti di regia rendono comunque equilibrato un lavoro che non
brilla certo per originalità.
Il punto è che la tecnica di filmare simulando un effetto reality è
stato sfruttata già da tempo, e l’eventuale spinta voyeristica, esaurita
dalle ripetizioni, non basta certo a motivare la visione della versione
asiatica di un film di per sé già superato, il cui sequel americano,
uscito in contemporanea con questo, ha registrato incassi molto
inferiori al primo film e impressioni discordanti tra gli spettatori.
Intendiamoci, il fatto di trovarsi davanti a un raro caso di remake da
un film americano realizzato in Giappone, ha il vantaggio
dell’innovazione apportata dagli accorgimenti di regia resi famosi
dall’esplosione del J-horror anni addietro. Insomma se è pur vero che
gli americani quando realizzano un remake da un film asiatico tendono ad
appiattire anche le sceneggiature più particolari, in questo caso siamo
invece di fronte all’arricchimento di un plot scarno, ottenuto tramite
l’uso sapiente delle inquadrature e un semplice accorgimento di
sceneggiatura che, seppure non rendono imperdibile questa nuova release,
di certo ne motivano l’esistenza.
Voto: 5,5
(Anna Maria Pelella)