Regia: Duncan Jones
Cast: Jake Gyllenhaal, Vera Farmiga, Michelle Monaghan, Jeffrey
Wright, Russell Peters, James A. Woods, Michael Arden, Cas Anvar, Joe
Cobden, Neil Napier, Gordon Masten, Craig Thomas, Susan Bain, Kyle
Allatt
Nazione: Usa
Anno: 2011
Durata: 94 minuti
Colter Stevens è un capitano pluridecorato per le sue azioni in Afghanistan. Viene quindi coinvolto nella lotta al terrorismo sul suolo statunitense attraverso l’uso di una tecnologia innovativa che gli consente di rivivere i minuti precedenti un attentato. Nel poco tempo a disposizione Colter dovrà usare il corpo di un passeggero e scoprire l’identità dell’attentatore.
"Source Code", ovvero le nuove possibilità nella lotta al terrorismo
immaginate da un talentuoso regista, ormai non più solo una promessa, ma
la conferma di un talento in divenire.
Il capitano Colter Stevens viene impiegato in una missione col compito
di scoprire l’identità dell’attentatore che ha fatto esplodere un treno
a Chicago. Dovrà rivivere i momenti immediatamente precedenti
l’esplosione, nel corpo di un passeggero, infinite volte fino al momento
in cui si troverà nelle condizioni di fornire informazioni utili ai suoi
superiori.
La fantascienza ha spesso immaginato la possibilità di viaggi nel tempo.
Sia pure con risultati diversi e con differenti finalità, molte volte i
protagonisti di una storia di fantascienza si sono trovati di fronte
alla possibilità di rivivere il passato. P. K. Dick è stato uno dei
maestri del genere, precursore dell’immaginario viaggio nel passato a
correzione di un futuro non ancora scritto, il suo lavoro è stato spesso
saccheggiato da Hollywood, la quale non sempre ha riconosciuto il suo
debito nei confronti del famoso scrittore. Ma nonostante l’enorme mole
di lavori tratti dai suoi scritti o ispirati ad essi a tutt’oggi non si
è ancora smesso di immaginare di poter incidere sul passato attraverso
l’uso di tecnologie che, in taluni casi, permettono la correzione degli
eventuali errori. Che ci sia un gigantesco senso di colpa, per tutte le
cose che non abbiamo saputo evitare, alla base di tali postulati? O il
semplice desiderio di onnipotenza che colpisce chi sa di poter fare
meglio in un’eventuale prossima volta? Chissà.
In ogni caso è questo il punto di partenza della nuova fatica di Duncan
Jones, che già ci ha regalato un’inquietante esplorazione del futuro in
"Moon", e che ancora una volta usa la fantascienza per tessere il suo
racconto.
Colter è un capitano e questo ne fa un candidato ideale all’uso di
tecnologie segretissime che consentono cose inimmaginabili. Ovviamente
il segreto è ben custodito, il governo non ha intenzione certo di
divulgare i particolari del suo operato, e rivolgersi a un soldato è la
scelta più idonea al mantenimento della segretezza. Certo il soldato in
questione è un tantino confuso, e non ricorda le sue ultime azioni, vuol
sapere cos’è stato della sua squadra e pretende addirittura di parlare
al telefono con suo padre. Ma questi sono dettagli di cui si può
occupare il suo diretto superiore, il dottor Goodwin, incaricato di
raccogliere le sue informazioni e trasferirle al comando generale. Ecco
quindi il capitano andare avanti e indietro per otto minuti, quelli
precedenti l’esplosione, e raccogliere a mano a mano le informazioni che
occorrono al suo governo per fermare i terroristi. Il suo lavoro si fa
via via più spedito, lo osserviamo sospettare di alcuni e incrociare il
cammino di altri, col solo fine di guadagnarsi l’informazione che i suoi
capi gli hanno chiesto. Il suo desiderio di parlare con suo padre è
sullo sfondo e fa da motore alle sue azioni. Mentre una graziosa donna
lo accompagna nelle sue peregrinazioni e un’altra lo dirige da lontano.
Tutto qua. Niente effetti speciali da capogiro, né incredibili
contorsioni di sceneggiatura. Solo un piccolo twist finale che motiva il
tutto e, nel complesso ci fa amare anche un oscuro capitano di stanza in
Afghanistan, il cui destino ci sembrerà troppo persino per un eroe.
Duncan Jones ha già dato prova della sua predilezione per le storie di
matrice sociologica e per una narrazione sfrondata da inutili orpelli in
computer grafica. Il suo futuro è appena dietro l’angolo e non ha niente
di diverso dal presente, solo infinite altre possibilità che ora non
osiamo immaginare.
La sua regia è pulita, essenziale e segue i suoi protagonisti da vicino,
con il segreto intento di esplorare le loro motivazioni e il loro reale
motore. Nel caso di Colter, misurato Jake Gyllenhaal, una semplice
telefonata, qualcosa che gli consenta di chiudere le cose lasciate
indietro, tutto il non detto di una vita spesa per il suo paese e che
lui sa bene di non poter più rivendicare.
E mentre una fotografia abbacinante ci catapulta nelle infinite
possibilità a disposizione di un uomo tutto sommato semplice, allo
spettatore non resta altro da fare che domandarsi se sia il caso o meno
di sperare che il futuro ci riservi ciò che Duncan Jones ha immaginato
per noi e trarre da soli la nostre conclusioni.
Voto: 6,5
(Anna Maria Pelella)